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Immaginatevi
un uomo primitivo rapito dal suo tempo mentre sta scheggiando la sua
ossidiana e portato a dirigere un centro di neurochirurgia: non avrebbe
la minima idea di dove si trova e di che cosa stia facendo. Potrebbe
sembrare l’ennesima distopia, ma è esattamente la situazione in cui ci
troviamo: abbiamo infatti un troglodita, che per semplicità chiameremo
Bill Gates, che pensa di avere il pieno controllo del suo ambiente e non
ha la minima consapevolezza di non sapere. Ora potrebbe sembrare che la
“primitivizzazione” di un personaggio che viene ritenuto un vate dell’
informatica possa essere fuori luogo, eppure è esattamente in linea col
personaggio ormai convinto di poter essere ancora una volta l’inventore
del fuoco: egli non si rende conto di quanto scarse e approssimative
siano le nostre conoscenze biologiche, di quanto non sappiamo e pensa di
poter agire senza conseguenze, come se si trattasse di compilare un
programma, solo che tale programma è la genetica umana. La conoscenza è
essenzialmente la consapevolezza dei limiti della stessa: le fasi di
modernità corrispondono proprio alla capacità di interrogarsi sui
limiti, mentre le fasi primitive sono quelle nelle quali si pensa di
aver il completo controllo su tutto. In questo senso Gates è il simbolo
della primitività contemporanea come dimostra anche il fatto che il
cosiddetto filantropo, attraverso la sua nefanda fondazione, ha
investito 1,6 miliardi di dollari per reclutare una cupola segreta di
esperti che agisca per far togliere all’Onu la moratoria sulla tecnica
di forzatura genetica che con il solito inglese anodino si chiama “Gene
drive”.
L’idea è nata per cercare di far estinguere specie generalmente
ritenute nocive e in primis la zanzara anofele responsabile della
diffusione della malaria. Con tali tecniche si dovrebbe alterare il
rapporto maschi – femmine in maniera da determinare difficoltà
riproduttive che potrebbero portare all’estinzione. Ora è del tutto
evidente che stiamo dando in mano al troglodita il bisturi a laser
perché metta a posto il cervello: ci sono infatti del tutto sconosciute
le conseguenze imprevedibili di alterazioni così profonde del genoma
ereditabile che è cosa ben diversa dai piccoli ritocchi che hanno il
solo scopo di accelerare gli effetti della selezione condotta con i
metodi tradizionali. Benché gli esperimenti con le zanzare siano stati
sostanzialmente un insuccesso, una cosa è diminuire l’incidenza di una
determinata sottospecie, un altra è quando si voglia attraverso queste
tecnologie alterare lo stesso genoma umano. Ma è proprio quello che
vuole fare Bill Gates con i nuovi vaccini detti a Rna o Dna: in questo
caso non tratta più di iniettare l’agente patogeno indebolito o
semplicemente alcune sue parti per indurre il corpo a sviluppare una
risposta immunitaria, ma di fornire al corpo il codice genetico
necessario a produrre anticorpi contro un determinato patogeno. Ora a
parte che microrganismi e virus i patogeni hanno un’ampia variabilità
che potrebbe essere accentuata, assieme anche alla patogeneticità, con
questi sistemi da apprendisti stregoni, come alcune ricerche
sembrerebbero dimostrare, ma il fatto è che non abbiamo la minima idea
di come tutto questo possa influenzare il patrimonio genetico umano e la
stessa funzionalità generale del sistema immunitario che per ciò che ne
sappiamo potrebbe anche essere compromesso. Non sappiamo nemmeno se e
come questi segmenti di dna possano essere trasmessi alle generazioni
successive, né il grado e l’ampiezza di modificazioni a cui che possono
portare. Bisognerebbe quando meno avere alle spalle molti anni di
sperimentazioni perché qui la cosa è molto differente rispetto a un
semplice farmaco.
Invece l’intenzione sarebbe di sperimentare tutto questo con il
vaccino contro il Covid: la cosa non viene detto apertamente, ma sta di
fatto che la Fondazione ha ravvisato nella società di biotecnologia
“Moderna” la più avanzata frontiera nella creazione di questi vaccini,
inizialmente studiata per l’Hiv. E guarda caso il maggior azionista, se
non il vero e proprio proprietario di questa Azienda è AstraZeneca,
quella a cui abbiamo dato 200 milioni per il vaccino. Vedete voi se vi
fidate e se per caso, viste le intenzioni del filantropo vaccinomane di
infrangere i divieti Onu, non si realizzino proprio in questo caso. Non
sono affatto un misoneista, ma la vicenda ci porta direttamente a
considerare l’importanza vitale che ha ormai la prospettiva di un
controllo democratico della ricerca, oggi totalmente affidata al
profitto e al mercato: questa “scienza” a cui dovremmo completamente
affidarci, secondo gli adepti pensiero unico e del globalismo, dovrebbe
invece essere parte della discussione e del discorso pubblico, non un
corpo mistico al di fuori di ogni controllo. .
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