martedì 23 giugno 2020

Primitivi contemporanei

https://ilsimplicissimus2.com

trogloditiImmaginatevi un uomo primitivo rapito dal suo tempo mentre sta scheggiando la sua ossidiana e portato a dirigere un centro di neurochirurgia: non avrebbe la minima idea di dove si trova e di che cosa stia facendo. Potrebbe sembrare l’ennesima distopia, ma è esattamente la situazione in cui ci troviamo: abbiamo infatti un troglodita, che per semplicità chiameremo Bill Gates, che pensa di avere il pieno controllo del suo ambiente e non ha la minima consapevolezza di non sapere. Ora potrebbe sembrare che la “primitivizzazione” di un personaggio che viene ritenuto un vate dell’ informatica possa essere fuori luogo, eppure è esattamente in linea col personaggio ormai convinto di poter essere ancora una volta l’inventore del fuoco: egli non si rende conto di quanto scarse e approssimative siano le nostre conoscenze biologiche, di quanto non sappiamo e pensa di poter agire senza conseguenze, come se si trattasse di compilare un programma, solo che tale programma è la genetica umana. La conoscenza è essenzialmente la consapevolezza dei limiti della stessa: le fasi di modernità corrispondono proprio alla capacità di interrogarsi sui limiti, mentre le fasi primitive sono quelle nelle quali si pensa di aver il completo controllo su tutto. In questo senso Gates è il simbolo della primitività contemporanea come dimostra anche il fatto che il cosiddetto filantropo, attraverso la sua nefanda fondazione, ha investito 1,6 miliardi di dollari per reclutare una cupola segreta di esperti che agisca per far togliere all’Onu la moratoria sulla tecnica di forzatura genetica che con il solito inglese anodino si chiama “Gene drive”.

L’idea è nata per cercare di far estinguere specie generalmente ritenute nocive e in primis la zanzara anofele responsabile della diffusione della malaria. Con tali tecniche si dovrebbe alterare il rapporto maschi – femmine in maniera da determinare difficoltà riproduttive che potrebbero portare all’estinzione. Ora è del tutto evidente che stiamo dando in mano al troglodita il bisturi a laser perché metta a posto il cervello: ci sono infatti del tutto sconosciute le conseguenze imprevedibili di alterazioni così profonde del genoma ereditabile che è cosa ben diversa dai piccoli ritocchi che hanno il solo scopo di accelerare gli effetti della selezione condotta con i metodi tradizionali. Benché gli esperimenti con le zanzare siano stati sostanzialmente un insuccesso, una cosa è diminuire l’incidenza di una determinata sottospecie, un altra è quando si voglia attraverso queste tecnologie alterare lo stesso genoma umano. Ma è proprio quello che vuole fare Bill Gates con i nuovi vaccini  detti a Rna o Dna: in questo caso non tratta più di iniettare l’agente patogeno indebolito o semplicemente alcune sue parti per indurre il corpo a sviluppare una risposta immunitaria, ma di fornire al corpo il codice genetico necessario a produrre anticorpi contro un determinato patogeno. Ora a parte che microrganismi e virus i patogeni hanno un’ampia variabilità che potrebbe essere accentuata, assieme anche alla patogeneticità, con questi sistemi da apprendisti stregoni, come alcune ricerche sembrerebbero dimostrare, ma il fatto è che non abbiamo la minima idea di come tutto questo possa influenzare il patrimonio genetico umano e la stessa funzionalità generale del sistema immunitario che per ciò che ne sappiamo potrebbe anche essere compromesso. Non sappiamo nemmeno se e come questi segmenti di dna possano essere trasmessi alle generazioni successive, né il grado e l’ampiezza di  modificazioni a cui che possono portare. Bisognerebbe quando meno avere alle spalle molti anni di sperimentazioni perché qui la cosa è molto differente rispetto a un semplice farmaco.
Invece l’intenzione sarebbe di sperimentare tutto questo con il vaccino contro il Covid: la cosa non viene detto apertamente, ma sta di fatto che la Fondazione  ha ravvisato nella società di biotecnologia “Moderna” la più avanzata frontiera nella creazione di questi vaccini, inizialmente studiata per l’Hiv. E guarda caso il maggior azionista, se non il vero e proprio proprietario di questa Azienda è AstraZeneca, quella a cui abbiamo dato 200 milioni per il vaccino. Vedete voi se vi fidate e se per caso, viste le intenzioni del filantropo vaccinomane di infrangere i divieti Onu, non si realizzino proprio in questo caso. Non sono affatto un misoneista, ma la vicenda ci porta direttamente a considerare l’importanza vitale che ha ormai la prospettiva di un controllo democratico della ricerca, oggi totalmente affidata al profitto e al mercato: questa “scienza” a cui dovremmo completamente affidarci, secondo gli adepti  pensiero unico e del globalismo, dovrebbe invece essere parte della discussione e del discorso pubblico, non un corpo mistico al di fuori di ogni controllo. .

Nessun commento:

Posta un commento