mercoledì 17 giugno 2020

Per Youtube il Parlamento italiano viola le Norme della Community

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Cari italiani, il 14 maggio – come tante altre volte abbiamo fatto per tanti altri eletti – abbiamo caricato sul nostro canale Youtube le riprese del discorso dell’Onorevole Sara Cunial alla Camera dei Deputati del Parlamento italiano. Ci teniamo a sottolineare “Onorevole”, “Camera dei Deputati” e “Parlamento italiano”, perché sono i luoghi sacri della democrazia del nostro popolo. I cittadini che si trovano al loro interno sono i vostri rappresentanti e godono di immunità totale rispetto alle opinioni e alle idee espresse in aula, proprio perché nel tempio della democrazia il popolo officia il rito più sacro di tutti: si esprime, dibatte, si confronta. Le istituzioni sono emanazione diretta della nostra Carta Costituzionale e dunque non vi è nulla di più sacro, se non i cittadini stessi, ai quali l’articolo 1 attribuisce la sovranità di quella che (non a caso) è una “Repubblica parlamentare”.
Siamo abituati ormai al nuovo corso della gestione di Youtube, che rimuove video perfettamente legali, educati, civili, in linea con le leggi vigenti sulla stampa, contenenti interviste a scienziati o ricercatori universitari, a capo di gruppi di lavoro nei nostri atenei, solo perché non si limitano a ripetere a pappagallo le linee guida dell’OMS, che peraltro spesse volte si è contraddetta. Quell’OMS di cui il finanziatore più influente è Bill Gates (chiamato in causa dal discorso di Sara Cunial). Negli ultimi due mesi ce ne siamo visti oscurare ben sette!
Mai e poi mai, tuttavia, avremmo pensato che un giorno Youtube sarebbe arrivata a rimuovere il discorso in aula di un deputato della Repubblica italiana, con la motivazione che “Viola le Norme della Community“! Un discorso già tradotto in molte lingue e condiviso da molti altri cittadini del mondo.

Sara Cunial youtube
Potete pensarla come volete su quello che Sara Cunial ha detto in aula: che è stata coraggiosa o che ha esagerato. Quello che però non dovete accettare, come cittadini italiani, è che una multinazionale straniera che opera sul suolo italiano si permetta di dire che il discorso di un Deputato della Repubblica italiana “viola le norme” della loro “community” (innanzitutto che la chiamassero comunità, visto che stanno parlando in italiano).
Se il popolo sovrano che si esprime nell’aula parlamentare viola le norme di una azienda straniera, quella azienda straniera implicitamente sta violando le norme della nostra democrazia.
Non capire questo, vale tanto quanto abbandonare ogni forma di rivendicazione dei diritti, perché equivale a riconoscere che il nostro Parlamento può essere sfregiato, disonorato, umiliato e che tutto questo sia assolutamente normale.
Provate voi ad andare in America e aprire una società dove dite che la Costituzione americana o il Congresso violano le norme che vi siete dati. Vi cacciano a calci in culo dieci minuti dopo, non prima di avervi stordito con il taser e portati via in manette. E fanno anche bene!
Faccio una domanda ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, non senza rivolgermi parimenti al Presidente della Repubblica: è accettabile che le istituzioni di cui cui voi siete garanti, nell’esercizio delle loro funzioni siano giudicate incompatibili con le “Norme” che si dà una società privata straniera che opera sul nostro suolo? E se non lo è, non trovate allora doveroso levare più che una semplice voce di protesta, chiamando i responsabili aziendali a riferire in aula, come è stato costretto a fare Mark Zuckerberg di fronte al Congresso americano, per spiegare se ritengono che i lavori dell’assemblea, cioè le nostre regole democratiche, siano o meno compatibili con gli interessi aziendali perseguiti dalla loro società?
Se non lo fate, il prossimo discorso che un social network oscurerà potrebbe essere il vostro, magari quello del Presidente del Consiglio, se non a lor signori non aggrada (del resto, Twitter si permette di correggere i messaggi del Presidente degli Stati Uniti d’America), oppure addirittura quello del Presidente della Repubblica stesso.
Abbiamo spesso sentito dire la frase “ci sarà pure un giudice a Berlino!“, riferendosi a una giustizia non imparziale o corrotta, ma oggi io vorrei riformularla così: “ci sarà pure un politico in Parlamento!“. Perché se c’è, oggi è quel giorno in cui dovrebbe parlare.

p.s. dobbiamo andare sul digitale terrestre e dobbiamo farlo subito. A settembre, se ci date una mano, tutti insieme potremo affrancarci da questi comportamenti ormai divenuti inaccettabili, e rispondere unicamente alle leggi italiane, le sole “norme della comunità” che vogliamo rispettare.

Andiamo sul Digitale Terrestre!

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