Il
1 luglio Israele si prepara ad annettere in maniera violenta, e del
tutto illegale rispetto ai trattati internazionali, ampie parti della
Cisgiordania, territorio occupato militarmente. Una data che segna un
passo avanti nello storico processo di oppressione dello stato
israeliano contro il popolo palestinese.
Un
popolo soffocato da anni di occupazione, violenza sui manifestanti,
ghettizzazione, persecuzione politica dei militanti politici, che ha
subito bombardamenti sulla striscia di Gaza.
In
questa situazione già difficile, si aggiunge un fattore che in questi
mesi ha cambiato le sorti del mondo: il coronavirus. Come tutti i
fenomeni storici, le sue ripercussioni nella realtà si sono mostrate in
sensi opposti: per i palestinesi (e non solo) rappresenta un grave
pericolo, che si va a sommare ad un’assenza della sanità per i cittadini
palestinesi per via dello stato di apartheid in Israele e alla
preparazione di un’azione militare di occupazione. Come i nostrani Bonomi e Colao, anche lo stato la classe dirigente israeliana si prepara a sfruttare questa crisi per i propri interessi, accelerando il suo progetto di colonizzazione del territorio palestinese.
La sofferenza della Nakba che ogni anno vede il popolo palestinese scendere in piazza e lottare per la sua difesa risuona allo stesso modo di I can’t breathe, le parole simbolo dell’oppressione di un altro popolo, quello afroamericano nel cuore della bestia imperialista USA.
Questi popoli sotto ricatto, oppressi – esacerbati da condizioni di povertà, sfruttamento e violenza – hanno visto pesare ancora di più sulla loro pelle la pandemia che ci ha colpiti, ma allo stesso tempo sono anche in grado di mostrarci la reale soluzione alla condizione di oppressione che tutti i popoli sentono sulla loro storia da parte del sistema capitalistico.
Una lotta internazionalista è una lotta che mira alla liberazione di tutti i popoli oppressi, contro tutti gli oppressori.
Anche nella “civile” Europa – quella che vede, nella Francia di Macron, medici malmenati dalla polizia perché chiedono la sanità pubblica – non si sono alzate voci contro nessuna delle azioni militari di Israele, anzi, spesso si è tacitamente appoggiato quel meccanismo di oppressione verso il popolo palestinese che la stessa Unione Europea utilizza contro le fasce popolari e contro i lavoratori.
Un’Unione Europea che fa della ricerca il suo cardine e per cui è disposta a tutto pur di vincere in questo campo nella competizione internazionale. Per questo molte delle nostre università collaborano con Israele, addirittura con lo stesso ministero della difesa che spara sui manifestanti e bombarda la striscia di Gaza.
Il popolo afroamericano soffocato da un razzismo sistemico funzionale agli interessi del capitalismo statunitense, il popolo palestinese soffocato dall’apartheid, mentre i giovani, i lavoratori e le fasce popolari “a casa nostra” sono soffocate da decenni di austerità, di tagli al welfare e attacchi ai diritti sui posti di lavoro.
Un’alternativa non solo si presente quanto mai urgente, ma diventa anche necessaria per rompere le catene dell’oppressione mondiale. Per questo il 27 giugno scenderemo in piazza per chiedere libertà e giustizia per il popolo palestinese. La lotta del popolo palestinese è lotta di tutti i popoli oppressi!
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