domenica 7 giugno 2020

Marea anti-razzista su Washington. In piazza per Black Lives Matter in tutto il mondo.

Imponente marcia a sostegno del movimento Black Lives Matter. Casa Bianca blindata. Solidarietà in decine di città nel mondo, in ginocchio per George Floyd. Contro il razzismo istituzionale e la violenza della polizia.

Marcia a


huffingtonpost.it
Una delle manifestazioni più grandi della storia della città di Washington. Sono decine di migliaia i manifestanti che si sono radunati sin nelle prime ore della mattina in diversi punti della Capitale con cartelli e cori che chiedono giustizia per George Floyd e per tutti gli afroamericani morti per le violenze della polizia. Tanti sono arrivati presto davanti al Lincoln Memorial e a Lafayette Square, davanti una Casa Bianca blindata. Imponente e pacifica la marcia, con una ingente presenza di agenti.
Al grido di “Black Live Matter” e “I can’t breathe”, manifesta tutta America contro il razzismo e le brutalità della polizia.
Ovunque, grandi metropoli e piccole città, va in scena il rito di inginocchiarsi per 8 minuti e 46 secondi, esattamente il tempo durante il quale un poliziotto di Minneapolis ha tenuto il suo ginocchio premuto sul collo di George Floyd uccidendolo.

La marcia più attesa quella di Washington, dove la protesta più che in ogni altra città viene sentita anche come una sfida al presidente Donald Trump. Il numero dei manifestanti cresce di ora in ora e le proteste andranno avanti per tutto il pomeriggio e la serata. In migliaia anche per le strade di New York, dove un corteo ha attraversato il ponte di Brooklyn per dirigersi a Manhattan verso City Hall, la sede del comune dove si trovano gli uffici del sindaco Bill de Blasio.
Una folla enorme anche a Chicago, Philadelphia, Atlanta, Miami, Los Angeles, Seattle, Denver, Minneapolis. In migliaia in strada a Buffalo e Tacoma, le due città teatro degli ultimi due video shock delle violenze da parte della polizia.
“Non inginocchiatevi!” ha twittato Donald Trump contro quello che è diventato il simbolo delle proteste razziali (non solo in America ma in tutto il mondo). Il presidente non nasconde ancora una volta non nasconde la sua avversione per quell’inchino per lui “offensivo e irrispettoso”. E’ nato infatti sui campi di football, quando nel 2016 il quarterback Colin Kaepernick si inginocchiò per la prima volta per protesta durante l’inno nazionale e davanti alla bandiera americana, seguito poi da tanti altri campioni. Un fatto intollerabile per il tycoon, che ora vede ripetere quella mossa ovunque, persino da parte di quei poliziotti che solidarizzano con i manifestanti. Anche il premier canadese Justin Trudeau è stato immortalato mentre, camicia bianca e mascherina nera, si è inginocchiato partecipando a sorpresa ad Ottawa ad una manifestazione del movimento ‘Black Live Matter’.Ad alimentare il clima di tensione nelle stanze della Casa Bianca c’è anche il fattore Melania, una first lady palesemente sempre più a disagio che avrebbe irritato non poco il marito e il team presidenziale con i suoi ultimi tweet.
Appelli alla pace e alla riconciliazione interpretati come una presa di distanza dalla linea dura del ‘law and order’ dettata dal presidente in queste giornate di proteste. A nessuno è sfuggita poi l’assenza di Melania al fianco del marito sia nella foto del tycoon con la Bibbia (c’era invece la figlia Ivanka) sia allo storico lancio in Florida della navicella spaziale Crew Dragon (la first lady ha dato forfeit). E non è passata inosservata la sua espressione quando Trump ha dovuto chiederle di sorridere durante la recente visita al santuario St. John Paul II di Washington. Così sui social torna virale l’hastag #FreeMelania.Tutto il mondo si inginocchia. Da un angolo all’altro del pianeta decine di migliaia di persone sono scese in piazza, sfidando il distanziamento sociale contro il coronavirus. Con tanti cartelli e slogan, in tutte le lingue, ma con un solo messaggio: ‘Voglio respirare’.
La scritta “Black lives matter”, il nome di Floyd scandito e l’impegno a sconfiggere le discriminazioni e le violenze in Australia hanno sfidato le regole anti-Covid, con le manifestazioni, da Sydney a Melbourne, che inizialmente erano state vietate dalle autorità.
″È ora di bruciare il razzismo istituzionale”, è risuonato da un megafono a Londra tra la folla davanti al palazzo del parlamento inglese mentre raduni e cortei per chiedere “giustizia per tutti” si sono svolti in molte città della Francia. A Parigi, i manifestanti sono stati bloccati a poche decine di metri dall’Ambasciata degli USA, a place de la Concorde, da uno schieramento massiccio di polizia. E mentre sit in e manifestazioni si svolgevano anche in Italia da Napoli a Torino e i giocatori dell’Atalanta si inginocchiavano durante l’allentamento, a Berlino le piazze urlavano “Nessuna giustizia, nessuna pace”.
Torino
Torino
 “Vogliamo giustizia! Vogliamo respirare!” hanno gridato in centinaia anche a Tunisi mentre in Iraq ‘Io voglio respirare’ tradotto in arabo dilaga sui social.
Nella capitale della Corea del Sud i manifestanti si sono riuniti per il secondo giorno consecutivo. Indossando maschere e camicie nere, hanno sfilato, scortati dalla polizia, con decine di cartelli: ‘George Floyd Rest in Peace’, ‘Koreans for Black Lives Matter’. In Belgio, a Gand, un busto di Leopoldo II, indicato come responsabile della morte e della mutilazione di milioni di congolesi, è stato vandalizzato con della vernice rossa e coperto con un cappuccio con la scritta iconica: “Non riesco a respirare”. Manifestazione pacifica anche a Tokyo. E mentre anche Bansky ha dedicato una sua opera a Floyd, pure in Sudafrica, Polonia, Portogallo, Olanda, Spagna ci sono state iniziative per protestare contro la sua barbara morte. Con un unico messaggio: ‘Anche le vite nere contano’.

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