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Ma che razza di paese siamo? Nella sua circolare per impostare le
campagne vaccinali d’autunno, il ministero della sanità sposa la “forte
raccomandazione” della Regione Lazio, che invita a vaccinare contro
l’influenza anche i bambini dai 6 mesi ai 6 anni, anche se – come scrive
lo stesso ministero – a sconsigliarlo sono voci autorevoli della
comunità scientifica. «Esilarante: anziché ai cittadini del Lazio, che
Zingaretti vorrebbe sottoporre al trattamento sanitario obbligatorio, io
il Tso lo prescriverei per i funzionari che scrivono cose come quelle.
Ma come: la comunità scientica sconsiglia, e noi – impunemente –
raccomandiamo?». Gioele Magaldi annuncia l’ennesima azione, sulla crisi Covid, intrapresa dal Movimento Roosevelt:
un ricorso al Tar del Lazio, affidato all’avvocato “rooseveltiamo”
Vanni Oddino, per annullare l’ordinanza che, nella regione, impone da
ottobre l’obbligo del vaccino antinfluenzale per medici, infermieri e
over-65. Un atto «assurdo, rischioso e ingiusto, perché
incostituzionale». Magaldi condanna il “trattamento sanitario
obbligatorio” imposto da Zingaretti, che ha spinto gli stessi medici
laziali a rivolgersi alla magistratura. Attenti: il Lazio – già imitato
dalla Calabria – potrebbe fare da battistrada per l’Italia
intera. Tanti i denari in ballo: 115 milioni di euro, per prenotare i
vaccini antinfluenzali destinati alle due Regioni. E i soldi dei
vaccini, avverte Magaldi, spesso finanziano gli apparati politici.
Di fronte all’ordinanza della giunta Zingaretti, osserva il
presidente “rooseveltiamo”, «si capisce perché molti sono esacerbati e
scivolano nell’insensato antivaccinismo: le autorità politiche e
sanitarie hanno abdicato al principio scientifico e anche a quellodel
buon senso». Secondo Magaldi, ormai «è passata l’idea che più vaccini
imponiamo, e meglio tuteliamo la popolazione. In realtà – obietta – a
essere tutelato è chi ha approfittato di questa situazione: a chi
arrivano poi tutti questi milioni? E chi ha avuto interesse a muovere un
tale flusso di denaro?
L’unica cosa certa – aggiunge Magaldi – è che
queste vaccinazioni plurime, con gli inconvenienti che si iniziano a
comprendere e i benefici che non sempre si comprendono, hanno foraggiato
potentemente il sistema
politico. E questo può spiegare anche la crociata ideologica dei
No-Vax». Beninteso, precisa Magaldi: «Non sono mai stato No-Vax e non ho
mai apprezzato quella canea di strepiti, alimentati da suggestioni
antiscientifiche, ma nemmeno ho apprezzato l’obbligo di tanti vaccini
imposti ai bambini con motivazioni friabili». Motivazioni che poi, nel
caso dell’ordinanza laziale, diventano ridicole e insostenibili, sia dal
punto di vista legale che sotto l’aspetto medico-scientifico.
«C’è una diffusa indignazione per le modalità dello strumento
adottato dal Lazio», conferma Monica Soldano, coordinatrice del servizio
di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt, sportello che difende
gratuitamente i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste durante il
lockdown: «L’ordinanza regionale non può imporre un Tso, visto che
l’articolo 32 della Costituzione lo consente solo se c’è un pericolo imminente: e l’influenza stagionale non rappresenta certo un pericolo
così grave, né tantomeno imminente, al punto da imporre un trattamento
sanitario obbligatorio». Non solo: «Sempre in base alla Costituzione, un
ente come la Regione non ha il potere di emanare una simile ordinanza: chiediamo infatti al Tar che venga annullata per eccesso di attribuzione di potere (abuso di potere,
quasi) e per assenza di competenza costituzionale». Il Lazio, poi, si
rifà al Dpcm sull’emergenza Covid firmato da Giuseppe Conte lo scorso 27
aprile, «quando ormai la pandemia si stava attenuando», mentre
l’obbligo vaccinale nel Lazio scatterebbe solo a ottobre, «cioè 5 mesi
dopo l’emergenza». Infine, serviva almeno
un cospicuo avallo scientifico: invece, il Lazio dichiara solo di aver
“sentito per vie brevi” il Comitato tecnico-scientifico del governo.
Solo una telefonata? «Questa ordinanza – sottolinea Monica Soldano – è
nata in maniera preoccupante, sul piano del rispetto delle procedure».
Tante le perplessità, a livello sanitario: il vaccino antinfluenzale
può essere un rimedio peggiore del male, avverte il dottor Antonino
Laudani, direttore del Dipartimento Salute del Movimento Roosevelt.
«Esistono vaccini sicuri e più che giustificati, come quello contro la
poliomielite: ma paragonare l’antinfluenzale all’antipolio non ha senso,
visto che molti studi evidenziano come i benefici, in questo caso, non
siano affatto rilevanti». Azzardato, quindi, puntare sull’obbligo del
vaccino antinfluenzale, specie in relazione al Covid. «La Sars è
scomparsa da sola, e senza “seconde ondate”: nessuno può sapere se il
Covid tornerà in autunno, oppure no». Avverte il dottor Laudani:
«L’antinfluenzale, oltretutto, è tra i vaccini meno efficaci: lo dicono i
dati clinici». Meglio essere prudenti: «Oltre i 65 anni, la mortalità
aumenta del 12%». Vaccinare contro l’influenza nel caso in cui dovesse
riapparire il Covid, insiste Laudani, potrebbe essere deleterio: «Dove
gli anziani sono stati vaccinati in maniera massiccia, quella degli
over-65 è stata la fascia di popolazione che ha avuto il maggior numero
di morti per Covid: anche questo dovrebbe costringerci a essere cauti,
evitando le “vie brevi” adottate dalla Regione Lazio».
Semplificare è sempre un errore, aggiunge il medico: «Ogni anno
muoiono 12.000 persone per polmonite di origine batterica, e chi è
defedato potrebbe aver bisogno di una vaccinazione specifica per lo
streptococco, non per il virus influenzale». Altra complicazione: «Il
vaccino antinfluenzale viene sviluppato sulla base di un gruppo di virus
che sono già vecchi, relativi a una precedente infezione: quindi non è
detto che il vaccino sia efficace sul ceppo di virus in circolazione
durante l’inverno». Inoltre, la stessa Aifa ricorda che, nei vaccini, è
sempre da valutare il rapporto rischio-beneficio, «e nel caso
dell’influenza il rischio è basso». Inoltre, il vaccino antinfluenzale
sfugge al diritto del paziente (e anche a quello del medico, di curare
“secondo scienza e coscienza”). «Medico e paziente vengono cioè
esautorati da questo loro diritto naturale», sostiene Laudani. «Mi
sembra una violazione dei diritti della categoria: se il vaccino viene imposto, i medici non possono prendere la decisioneche
reputano migliore». Dover far firmare al paziente un consenso informato
per un trattamento che magari non gli servirà, ribadisce il dottor
Laudani, è un aspetto medico-legale tutto da valutare: «Stando
all’ordinanza del Lazio, il medico dovrebbe assumersi la responsabilità
di vaccinare una persona che invece ha altre problematiche, che magari
sconsigliano di somministrare il vaccino».
Dal canto suo, Gioele Magaldi punta l’indice contro quelli che hanno
messo in piedi «questa sorta di dittatura vaccinista, aumentando a
dismisura la retorica sul vaccino come chiave risolutiva di ogni
malattia», senza contare «il bombardamento di vaccini a cui sono stati
sottoposti i bambini». E aggiunge: «Attraverso queste derive, poi si
arriva a dire che devono essere vaccinati anche gli adulti, gli
insegnanti, i medici, gli anziani. Si finirà per proporre una
vaccinazione plurima per tutti? Siamo all’assurdo». Quello del Movimento
Roosevelt – sottolinea il presidente – resta un approccio laico, «non
basato sulla fede o sull’abbraccio mortale con qualche suggestione alla
quale aggrapparsi, e per la quale militare in modo fazioso e tribale:
noi vogliamo ragionare, e vogliamo che la dignità umana possa mostrarsi
anche nell’esercizio dello spirito critico». Per questo, conclude,
«intendiamo combattere contro l’ordinanza iniqua e anticostituzionale
promossa dalla Regione Lazio per imporci un vaccino antinfluenzale che
molto probabilmente non serve a nessuno: se vogliamo vivere in Italia e non in un sistema come quello cinese, certe imposizioni lasciamole alla Cina».
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