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Dunque,
alla luce del giudizio del Consiglio di Stato, il “Modello Riace”
poteva e stava funzionando. Come i giudici amministrativi del Tar, anche
quelli del CdS danno ragione a Mimmo lucano e alle sue politiche
definendo ‘encomiabile’ quell’esempio e smantellano così il piano
dell’ex ministro degli interni Salvini che è servito, purtroppo, a
delegittimare quel progetto collaudato a Riace dall’ex sindaco e che
stava facendo scuola nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione dei
migranti.
Per
amore di verità, era cominciato tutto con accertamenti ordinati dal
precedente ministro Minniti che hanno di fatto interrotto le sovvenzioni
dei progetti dal 2017 in poi, ma con Salvini ha subìto il colpo del KO e
perciò era stato estromesso dalla rete Sprar, il Sistema di protezione
per richiedenti asilo e rifugiati del governo.
E’
evidente quindi che il ministero degli interni a guida leghista di
allora non aveva nessuna motivazione valida per escluderlo, in aggiunta
senza un avvertimento che intimasse di correggere eventuali anomalie e,
addirittura dopo una relazione ispettiva della prefettura che, invece,
ne elogiava la bontà.
In
effetti non erano emersi reati che potevano portare all’espulsione
dallo Sprar e all’arresto di Lucano, trasformato poi in esilio.
In
sostanza, in merito alle accuse di irregolarità amministrative e
gestionali, non erano stati individuati realmente ed effettivamente i
punti critici, solo accuse generiche. Insomma si è voluto realizzare un
quadro con tinte fosche che suscita molte perplessità.
Ora
è chiaro a tutti, quantomeno a coloro che vogliono vedere e non
guardare in aria, che l’unica spiegazione di tutta questa vicenda per
cui Lucano è ancora sotto processo, può essere esclusivamente di natura
politica ovvero quella di abbattere una esperienza unica, che per mezzo
del suo artefice rischiava di innescare una rivoluzione socio-culturale
che poteva essere esportata anche fuori, difatti in tanti altri posti si
stava provando a riprodurla.
Si
capisce bene, allora, che per un ministero a guida reazionaria e
oscurantista, che ha sempre avversato la cultura dell’accoglienza e
dell’integrazione dei migranti, era una sconfitta rumorosa che poteva
suonare qualche campanello d’allarme e fare arretrare il consenso.
Perciò Mimmo Lucano andava bloccato e la sua idea demolita.
Adesso
si spera che con la decisione dei massimi giudici, Riace, per il
momento a trazione leghista, venga riammesso a tutti gli effetti nel
programma di protezione per i migranti da parte dello stato, si attende
la sentenza definitiva del processo in corso.
Con
la speranza che presto venga fatta luce su un uomo che ha solo commesso
reato di umanità pagando un prezzo molto alto per aver accolto e difeso
gli ultimi, e su un capitolo di storia socio-politica di livello
mondiale che parla di fratellanza tra popoli e che nonostante tutto non è
mai stato definitivamente chiuso, grazie a tanti cittadini liberi,
intellettuali, politici, artisti riuniti in altrettante associazioni,
animati dalla cultura della solidarietà e della partecipazione alla
lotta per la difesa della libertà, dell’uguaglianza e dei diritti
universali.
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