mercoledì 17 giugno 2020

La lunga storia del mutualismo negli Stati uniti.

Alla base della nascita del movimento operaio ci sono le società di mutuo soccorso. Oggi che le reti di solidarietà sopperiscono la debolezza del welfare, è tempo di riscoprirne la carica politica.



La crisi del Covid-19 ha acuito problemi di cui i socialisti sono consapevoli da decenni. Il lockdown comincia ad allentarsi, ma i problemi non scompaiono. 
Il welfare debole degli Stati uniti, il suo sistema sanitario in avaria e le gravi disuguaglianze che limitano l’accesso all’alimentazione e alla casa sono diventate più pronunciate man mano che diventiamo più poveri, più malati e più isolati. 
La campagna elettorale nazionale sulla quale molti di noi hanno concentrato i propri sforzi non è più all’ordine del giorno, e la crisi che incombe rischia di farci perdere la speranza.
Avere un socialista alla Casa Bianca avrebbe agevolato la costruzione della società in cui vogliamo vivere, ma non avrebbe sostituito le lotte nei nostri luoghi di lavoro e nelle nostre comunità.
In definitiva, una società socialista non può essere creata dall’alto. Deve essere costruita dal basso.
Nel mezzo di questo drammatico cambiamento, migliaia di volontari sono riusciti a organizzare centinaia di reti di mutuo soccorso per generi alimentari, assistenza sanitaria e altri bisogni.

Non è la prima volta che le reti di mutuo soccorso si moltiplicano negli Stati uniti. Tra la metà del diciannovesimo e la metà del ventesimo secolo, migliaia di «confraternite» hanno fornito assistenza sanitaria, ferie pagate e assicurazioni sulla vita ai lavoratori di quasi tutte le città principali. Queste organizzazioni hanno costituito reti essenziali di assistenza e contribuito a rafforzare e consolidare i movimenti sindacali e socialisti. Mentre oggi costruiamo forme di solidarietà, possiamo guardare a questa storia del passato per spianare la strada al futuro.

Mutuo soccorso negli Stati uniti

Se si escludono le chiese, le reti di mutuo soccorso costituirono la forma più diffusa di associazione volontaria negli Stati uniti tra la metà del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. Un rapporto presidenziale del 1933 stima che un uomo adulto su tre fosse membro di una confraternita. In assenza di un sistema coerente di previdenza sociale, queste organizzazioni informali gestite dai poveri e dalla classe operaia hanno funzionato meglio di qualsiasi altra istituzione, privata o pubblica. Come osserva un rapporto del 1894 del New Hampshire Bureau of Labour, «la tendenza ad associarsi in confraternite allo scopo di ottenere assistenza e cura in caso di malattia è pressoché universale. Alle classi lavoratrici offrono vantaggi che non potrebbero trovare altrove». In effetti, a cavallo del secolo, le società di mutuo soccorso erano arrivate a svolgere un’ampia gamma di funzioni sociali vitali. Molti hanno istituito un sistema di tutela dalla culla alla tomba, inclusi orfanotrofi, ospedali con medici a tempo pieno e un’indennità di congedo per malattia per ogni membro.
All’inizio del ventesimo secolo, le cure mediche in queste «logge fraterne» si moltiplicarono di cinquanta volte, in particolare tra immigrati e poveri in città come New York e Chicago. Un rapporto della Commissione di assicurazione sanitaria dell’Illinois del 1919 rivela che «i salariati e le loro famiglie costituivano la maggioranza del totale dei membri delle confraternite dell’Illinois». Allo stesso modo, una stima dell’American Association for Labor Legislation rileva: «Praticamente le uniche agenzie di assicurazione sanitaria volontaria a New York City che forniscono ai loro membri cure mediche sono le confraternite».
I servizi venivano finanziati da quote mensili che corrispondevano a 2 dollari all’anno o all’equivalente della paga di un giorno di lavoro. I medici della società venivano eletti dai membri, e avevano stipendi che variavano in base al numero di associati. Tra le caratteristiche impressionanti di queste organizzazioni vi era la struttura politica democratica che assumevano: le commissioni ordinarie discutevano e votavano regolarmente su come sarebbero stati assegnati i fondi. Alla base delle associazioni c’era il principio di «fraternità», usato allo stesso modo per descrivere organizzazioni costituite in prevalenza da uomini come da donne.
Altrettanto impressionante è la varietà delle comunità che hanno adottato il modello. Le società di mutuo soccorso organizzate da e per le donne si moltiplicarono soprattutto durante l’epidemia di influenza, molti centri di cura femminili si diffusero negli anni Trenta. Anche le organizzazioni di mutuo soccorso interamente nere si diffusero rapidamente, in maggioranza a New Orleans. All’inizio del secolo, la città aveva livelli relativamente bassi di spesa pubblica e una forza lavoro in gran parte non qualificata. Aveva sperimentato il doppio del tasso di mortalità per febbre gialla rispetto al resto del paese, arrivando a 142 morti per ogni 100 mila abitanti. Per rispondere a questa situazione si dipanò una tradizione di mutuo soccorso attivo; New Orleans ospitava circa 135 società di mutuo soccorso nere, quaranta delle quali erano orientate esclusivamente verso le donne non bianche. Hanno svolto funzioni sempre più politiche nel corso del ventesimo secolo, in particolare per i diritti civili. C’erano anche diverse reti di mutuo soccorso ispanico e indigeno: a Tampa, nel 1905 furono fondati due centri per prendersi cura dei lavoratori dell’industria del tabacco cubani e spagnoli, erano simili alle società cooperative della Cuba del diciannovesimo secolo. Nel 1913 in Colorado, New Mexico e Arizona c’erano reti di mutuo soccorso tra i minatori ispanici. E in tutto il sud-ovest, le sociedades mutualistas hanno dato supporto alle comunità indigene.

Mutuo appoggio e movimento operaio

Alla luce dell’oggi, queste società sono particolarmente interessanti per il loro contributo al movimento operaio. La relazione del movimento operaio con le confraternite traspare da una breve rassegna dei nomi che adottarono, come il sindacato dei ferrieri del 1862 Sons of Volcan, o il sindacato calzaturiero del 1867 Knights of St Crispin. Questa relazione non esisteva solo negli Stati uniti. Sidney e Beatrice Webb in una delle prime storie dei sindacati britannici osservano che «è abbastanza certo che nella stragrande maggioranza dei casi i sindacati hanno preso le loro prime caratteristiche non dalle tradizioni delle organizzazioni del quindicesimo secolo, ma dalle società di mutuo soccorso che esistevano intorno a loro».
Una tradizione di mutuo soccorso era intimamente legata alle lotte dei sindacati dei minatori del West all’inizio del secolo. Il primo grande sciopero per la sicurezza sul lavoro fu condotto dalla Lega dei Minatori di Grass Valley, in California, per l’introduzione della dinamite nelle miniere nel 1869. Nel 1906, i lavoratori della miniera Daly-West a Park City, nello Utah, insorsero quando i proprietari iniziarono usando lampade a olio invece di candele. Le preoccupazioni legate alla salute sono andate di pari passo con le prestazioni di invalidità fornite dai servizi medici.
Le relazioni tra i minatori erano caratterizzate da un alto grado di solidarietà. Quando il fondatore degli Iww Bill Haywood si ruppe una mano, i minatori raccolsero quattrini a sufficienza per comprargli una casa e per sostenere la sua famiglia fino a quando non si riprese. Il senso di solidarietà si accompagnava all’avversione per la filantropia. I minatori Hardrock e Silver costituirono società benefiche per garantire che i lavoratori non si affidassero alla carità. Nel 1864, la Lega del minatore della contea di Storey, nel Nevada, tentò per la prima volta di assumere un medico a tempo pieno, pagato dal sindacato. Nel 1867, la Confraternita degli ingegneri della locomotiva divenne il primo sindacato statunitense a istituire un programma di previdenza nazionale dotato di assicurazione per invalidità. In tutto il West le sezioni locali si impegnarono a offrire ai membri malati tra un terzo e la metà dei salari persi e le prestazioni per i minatori disabili vennero considerate una responsabilità essenziale del sindacalismo.
Tra il 1867 e il 1920, il sindacato dei minatori della Virginia City distribuì agli iscritti malati e feriti oltre 450 mila dollari. Verso la fine del secolo, diversi sindacati minatori avevano assunto medici a tempo pieno, con alcuni servizi prepagati negli ospedali locali. Incorporando elementi delle società di mutuo soccorso nei loro servizi, i sindacati sono stati in grado di attrarre nuovi membri e crescere. Lo storico del lavoro Alan Derickson conclude che «l’assicurazione sanitaria ha contribuito a indurre gli uomini a diventare membri del sindacato e riconoscere i loro diritti».
Inizialmente, le società spesso costituivano «associazioni di lavoro». Verso la fine del diciannovesimo secolo, molte di queste prime associazioni sindacali si disintegrarono nei Cavalieri del Lavoro. Come organizzazione del lavoro più dinamica del suo tempo, il sindacato è cresciuto fino a oltre 700 mila membri nel 1886, con i locali strutturati più o meno come le «logge» di mutuo soccorso. Il sindacato è stato esplicitamente concepito come un insieme di esperimenti di mutuo soccorso esistenti; in un articolo di New York Herald del 1882, lo statistico sindacale Theodore Cuno proclamò che i Cavalieri del Lavoro avrebbero «unito le finalità benefiche della società di mutuo soccorso e quelle protettive dei sindacati».
Le società ebbero un’influenza forte anche sul movimento socialista in senso lato. La pratica della loggia era una caratteristica centrale dell’International Workers Order, organizzazione affiliata al Partito comunista che forniva ai lavoratori un’assicurazione sulla vita e sulla salute a basso costo. L’Iwo nacque come scissione dal Circolo degli operai, una società ebraica di mutuo soccorso con sede a New York fondata nel 1892. L’organizzazione era guidata da Max Bedacht, la cui nozione di «fraternalismo proletario» aveva lo scopo di andare oltre il «fraternalismo borghese» espresso da alcune associazioni. Bedacht sosteneva che le società di mutuo soccorso erano essenziali per proteggere i lavoratori dalle brutalità del mercato e sottolineava che le società dovevano avere un carattere esplicitamente politico. A differenza di molte società di mutuo soccorso del suo tempo, l’Iwo fece una campagna attiva per la sicurezza sociale, aiutò gli sforzi organizzativi del Cio e partecipò al movimento antifascista. L’organizzazione divenne presto l’organizzazione fraterna in più rapida crescita nel paese, espandendosi da cinquemila a 184 mila membri tra il 1930 e il 1947.
Era unica tra le società benefiche per la sua diversità interna, con membri di oltre quindici nazionalità diverse e di tutte le etnie. Era unica anche nel perseguire il proprio scioglimento; attraverso la continua lotta contro salari bassi e le condizioni di lavoro non sicure e in favore di un’assicurazione sociale allargata, i membri Iwo hanno immaginato una società in cui l’organizzazione non avrebbe avuto più motivo di esistere. L’Ordine incoraggiava gli aderenti a «farsi parte attiva delle organizzazioni combattenti della classe operaia sui campi di battaglia economici e politici della lotta di classe».

Reti di solidarietà

Siamo su un terreno politico completamente nuovo rispetto a pochi mesi fa, e non avremmo potuto prevederlo. I prossimi mesi porteranno senza dubbio maggiore insicurezza economica, fisica e politica. Per i socialisti, si prospetta l’opportunità di integrare le reti di solidarietà che animiamo con i nostri obiettivi politici a lungo termine.
Più di 150 anni dopo la proliferazione delle società di mutuo soccorso, ci troviamo di nuovo di fronte a un sistema di servizi pubblici sovraccarico, fragile e inadeguato. Ma mentre costruiamo unità attorno ai nostri bisogni collettivi, costruiamo anche potere. Qualunque sia il futuro, possiamo attingere alle reti che formiamo e alle conoscenze che acquisiamo per ampliare la portata della lotta politica dei turbolenti tempi a venire nella nostra vita di tutti i giorni.

*Maya Adereth sta svolgendo il PhD alla London School of Economics ed è associate editor di Phenomenal World. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Giuliano Santoro.

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