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Criticare Israele e chiedere il boicottaggio dei suoi prodotti non è antisemitismo, ma libertà di espressione. Dunque le
campagne a favore del boicottaggio dell’economia israeliana non
costituiscono una manifestazione di antisemitismo bensì rientrano nel legittimo
esercizio della libertà di espressione secondo quanto stabilito
dall’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
A decretarlo è stata l’11 giugno scorso, all’unanimità, la Quinta Sezione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) di Strasburgo, la quale ha così censurato una condanna inflitta in Francia ad alcuni attivisti del movimento Bds che si batte a favore del Boicottaggio, delle Sanzioni e del Disinvestimento nei confronti dello Stato responsabile dell’occupazione illegale della Palestina.
La sentenza del Tribunale di Strasburgo smonta così
la condanna emessa per “incitamento alla discriminazione economica” –
confermata nel 2015 dalla Corte di Cassazione di Parigi – nei confronti
di dodici attivisti della campagna Bds che
a più riprese, tra il 2009 e il 2010, avevano distribuito dei volantini
in un supermercato di Illzach, cittadina dell’Alsazia, chiedendo ai
clienti di non acquistare merci israeliane e alla catena di smettere di
venderle per non alimentare il sistema di apartheid imposto da Israele ai palestinesi.
La motivazione la Corte europea dei diritti umani (Cedu) è stata presa all’unanimità. Per la corte di
Strasburgo la campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani “è
un’espressione politica e militante che tocca una questione di interesse
pubblico”.
La Corte ha quindi condannato le autorità francesi
a pagare ciascuno dei ricorrenti 380 euro per danni materiali, 7 mila
euro per danni morali e collettivamente 20 mila euro per costi e spese
del processo.
Gli
apparati israeliani e i loro terminali in Europa, da anni stanno
cercando di far criminalizzare dalle istituzioni e dai tribunali europei
i militanti della campagna Bds. Hanno trovato talvolta la complicità in
Germania e Francia (qualche tentativo c’è stato anche in Italia).
Adesso
c’è una sentenza della Corte Europea di Strasburgo a sancire che questi
tentativi non hanno base legale e, a nostro avviso, nemmeno morale.
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