L’attuale
fase negli Stati Uniti di conflitto sembra avere aperto una breccia
negli assetti consolidati, ponendo al centro del dibattito
dell’opinione pubblica alcune tematiche che sembravano patrimonio di un
ristretto ambito di attivisti e ricercatori.
E non si tratta solo del campo della denuncia in quanto tale di alcuni aspetti peculiari della società nord-americana
– che è comunque servita da matrice per le trasformazione avvenute in
tutto l’Occidente neo-liberista – ma del dibattito su proposte allo
stesso tempo concrete e radicali, una agenda politica insomma.
Una
di queste è la storica proposta “abolizionista” rispetto a quelle
istituzioni che hanno avuto una funzione storica repressiva nei
confronti delle “minoranze etniche” e di porzioni significative della working class, dalla polizia alle carceri.
Ecco un ampio stralcio di uno degli interventi più lucidi apparso nientepopodimeno che sul New York Times, nella sezione “Opinion”, scritto da Mariame Kaba, attivista e prolifica autrice afro-discendente, direttrice del NIA Projet: “Sì, vogliamo proprio abolire la polizia. Perché non verrà riformata”.
“Non
esiste una sola era nella storia degli Stati Uniti in cui la polizia
non sia stata una forza violenta contro i neri. La polizia nel sud
emerse dalle slave patrols nel 1700 e nel 1800 che
catturarono e restituirono schiavi in fuga. Nel nord, i primi
dipartimenti di polizia municipali a metà del 1800 aiutarono a reprimere
scioperi e rivolte contro i ricchi. Ovunque hanno soppresso le
popolazioni emarginate per proteggere lo status quo.
Quindi
quando vedi un ufficiale di polizia che preme il ginocchio contro il
collo di un uomo nero fino alla sua morte, questo è il logico risultato
delle attività di polizia in America. Quando un agente di polizia
brutalizza una persona di colore, sta facendo quello che vede come ‘il
suo lavoro’.
Ora
due settimane di proteste a livello nazionale hanno indotto alcuni a
chiedere il taglio delle risorse della polizia, mentre altri sostengono
che farlo ci renderebbe meno sicuri (…).
Un
mondo “sicuro” non è un mondo in cui la polizia tenga sotto controllo i
neri e le altre persone emarginate attraverso minacce di arresto, incarcerazione, violenza e morte.
Ho
sostenuto l’abolizione della polizia per anni. Indipendentemente dalla
tua opinione sul potere della polizia, sia che tu voglia sbarazzarti
della polizia o semplicemente per renderla meno violenta, ecco una
richiesta immediata che tutti noi possiamo fare: ridurre il numero della
polizia a metà e tagliare il budget a metà. Meno poliziotti equivalgono
a minori opportunità per loro di brutalizzare e uccidere le persone.
L’idea sta prendendo piede a Minneapolis, Dallas, Los Angeles e in altre
città”.
Un
altro fondamentale intervento è apparso qualche giorno prima – l’8
giugno – sempre sul prestigioso quotidiano nord-americano ed è stato
scritto dalla ricercatrice ed attivista Michelle Alexander.
L’Alexander è autrice di uno dei più importanti volumi
sull’incarcerazione di massa dei neri nella presunta società
post-razziale – “The New Jim Crow: mass incarceration incarceration in Age of Colorblindness” – ed una delle voci del documentario “XIII emendamento”.
Tre sono i punti programmatici che solleva: “dobbiamo affrontare la nostra storia razziale ed il nostro presente razziale”, “dobbiamo re-immaginare la giustizia”, “dobbiamo combattere per la giustizia economica”; cioè per il socialismo,
che lei contestualizza all’oggi nel programma di Bernie Sanders e di
cui traccia le origini in importanti autori nord-americani.
“Dopo
decenni di riforme, innumerevoli commissioni e task force e milioni di
dollari che si sono riversati in approcci “intelligenti contro il
crimine”, la polizia si comporta oggi con la stessa brutalità che
avevano nel 1966 quando un gruppo di giovani neri, così stufo del abuso
inflitto alla comunità nera, ha creato un’organizzazione chiamata Black
Panther Party for Self-Defence.
Data
questa storia, non dovrebbe sorprendere che un numero crescente di
persone stia lavorando per tagliare i fondi alla polizia e reinventare
la giustizia. La nostra nazione ha il più alto tasso di incarcerazione
al mondo. Oltre il 95 percento degli arresti ogni anno riguarda reati
non violenti come il furto, l’evasione tariffaria e il furto.
Alcuni
vengono arrestati per aver venduto sigarette sfuse (il che ha provocato
il soffocamento a morte di Eric Garner da parte della polizia) o un
falso minore (che ha provocato il soffocamento a morte di George Floyd
da parte della polizia). Le persone hanno ragione a chiedersi: è questa
giustizia?
Non
possiamo progettare approcci alternativi alla povertà, all’abuso di
droghe, alle malattie mentali, ai traumi e alla violenza che farebbero
meno danni di polizia, carceri, e precedenti penali per tutta la vita?
Fortunatamente, le straordinarie proteste che stanno investendo la
nazione e il globo stanno iniziando ad avere un impatto.”
Questo costante lavoro di ricerca coniugato con l’attivismo sul campo in queste determinate condizioni sta dando i suoi frutti.
L’invito a “cogliere l’occasione”, per citare il famoso slogan delle Pantere Nere, è ciò emerge tra l’altro dall’intervista che qui abbiamo tradotto della storica militante e studiosa afro-americana Angela Davis, fatta da Amy Goodman per l’emittente nord-americana indipendente “Democracy Now”.
L’establishment
politico, sia repubblicano che democratico, non stanno affatto
cogliendo la natura del cambiamento che sta attraversando la società
nord-americano, o per meglio dire lo temono. Temono quella
“redistribuzione della ricchezza”, quella società capace di riprodursi
sulla base di altre priorità, da compiersi anche attraverso il destinare
i fondi fin qui indirizzati ai dipartimenti di polizia verso, e invece,
progetti sociali…
“Defunding police” non è solo una richiesta contro, ma è innanzitutto una proposta per, in grado di pensare una società radicalmente diversa, di cui Angela ci mostra le intersezioni.
Nella parte finale dell’intervista Angela Davis, cita una pietra miliare del pensiero afro-americano – The Black Reconstruction,
di W.E.B. DuBois – un’opera tra le più apprezzate da Martin Luther King
e tra le letture di formazione politica dei membri delle Panthers.
Scritto
dopo la crisi del 1929, che radicalizzò l’autore, è una descrizione del
periodo della “Ricostruzione” dopo la fine della guerra civile
americana ed è una profonda inchiesta di classe, ma è anche fonte di
ispirazione per lo studio della storia del periodo, al di là della
narrazione dominante, la testimonianza delle conquiste reali acquisite e
della possibilità del cambiamento radicale insito nei processi storici.
Un
libro la cui eredità intellettuale giunge fino a noi, e che ha fatto
parlare alcuni studiosi recentemente della necessità di una “terza
ricostruzione” dopo quella successiva alla guerra civile ed quella del
movimento dei diritti civili.
Come diceva Luther King: “Le
verità che fa emergere non sono ancora patrimonio di tutti gli
americani ma sono penetrate a fondo nella nostra memoria e ci forniscono
le armi per le nostre attuali battaglie”.
Buona lettura
*****
La
rivolta contro la brutalità della polizia e il razzismo continua a
diffondersi negli Stati Uniti e nei paesi di tutto il mondo, “bussando”
alle sale del potere e nelle strade. Le proteste di massa a seguito
dell’omicidio della polizia di George Floyd a Minneapolis il 25 maggio
hanno cambiato drasticamente l’opinione pubblica sulla polizia e sul
razzismo sistemico, nel mentre “togliere i fondi alla polizia” diventa
un obiettivo unificante del movimento.
Discutiamo di questo momento storico con la leggendaria studiosa e attivista Angela Davis. “Non
si sa mai quando le condizioni possano dar luogo a una congiuntura come
quella attuale che sposta rapidamente la coscienza popolare e
improvvisamente ci consente di muoverci nella direzione del cambiamento
radicale“, afferma Angela. “L’intensità di queste dimostrazioni
attuali non può essere sostenuta nel tempo, ma dovremo essere pronti a
cambiare marcia e affrontare questi problemi in diversi campi
d’intervento.”
AMY GOODMAN: Sono
Amy Goodman. Mentre la rivolta nazionale contro la brutalità della
polizia e il razzismo continua a turbare la nazione e il mondo,
abbattendo le statue confederate e costringendo a fare i conti nei
municipi e per le strade, il presidente Trump ha difeso le forze
dell’ordine giovedì (11 giugno, NdT), respingendo le crescenti chiamate a
de-finanziare la polizia. Ha parlato a un evento in stile campagna
elettorale in una chiesa a Dallas, in Texas, annunciando un nuovo ordine
esecutivo che consigliava i dipartimenti di polizia di adottare
standard nazionali per l’uso della forza.
Trump
non ha invitato i primi tre ufficiali delle forze dell’ordine a Dallas,
tutti afroamericani. La mossa arriva dopo che Trump ha chiamato i
manifestanti “THUGS” e ha minacciato di schierare le forze armate
statunitensi per porre fine, cito “ribellioni e illegalità”. Questo è
Trump che parla giovedì.
PRESIDENTE
DONALD TRUMP: Vogliono sbarazzarsi delle forze di polizia. Vogliono
davvero sbarazzarsene. Ed è quello che fanno, ed è lì che arriverebbero.
E sì, sai, perché nelle posizioni più alte non ci sarà molta capacità
di comando. Non è rimasta molta leadership. Invece, dobbiamo andare
nella direzione opposta. Dobbiamo investire più energia e risorse nella
formazione della polizia, nel reclutamento e nell’impegno della
comunità. Dobbiamo rispettare la nostra polizia. Dobbiamo prenderci cura
della nostra polizia. Ci stanno proteggendo. E se sono autorizzati a
fare il loro lavoro, faranno un ottimo lavoro. C’è sempre una mela
marcia, non importa dove tu vada. Hai delle mele cattive. E non ce ne
sono molte. E posso dirti che non ce ne sono molti nel dipartimento di
polizia. Conosciamo tutti molti membri della polizia.
AMY
GOODMAN: Anche il candidato alla presidenza democratica Joe Biden
chiede un aumento dei finanziamenti della polizia. In un editoriale di USA Today, ha chiesto ai dipartimenti di polizia di ricevere altri $ 300 milioni per, cito testualmente, “rinvigorire le attività di polizia della comunità nel nostro paese“. Mercoledì sera (10 giugno, NdT) Biden ha discusso dei finanziamenti della polizia in The Daily Show.
JOE
BIDEN: Non credo che la polizia dovrebbe essere privata dei
finanziamenti, ma penso che dovrebbero essere poste le condizioni in cui
i dipartimenti devono prendere importanti riforme in merito. Dovremmo
stabilire uno standard nazionale per l’uso della forza.
AMY GOODMAN: Ma
molti sostengono che la riforma non porrà fine al sistema di polizia
intrinsecamente razzista. Dall’inizio del movimento di protesta globale,
Minneapolis si è impegnata a smantellare il suo dipartimento di
polizia, i sindaci di Los Angeles e New York City hanno promesso di
tagliare i bilanci del dipartimento di polizia; e gli appelli a
“togliere risorse economiche alla polizia” vengono ascoltate in spazi
che sarebbero stati impensabili solo poche settimane fa.
Bene,
per ulteriori informazioni su questo momento storico, stiamo
trascorrendo l’ora con la leggendaria attivista e studiosa Angela Davis,
professoressa emerita all’Università della California, Santa Cruz.
Per
mezzo secolo, Angela Davis è stata una delle attiviste e intellettuali
più influenti negli Stati Uniti, un’icona del movimento di liberazione
dei neri. Il lavoro di Angela Davis su questioni di genere, razza,
classe e carceri ha influenzato il pensiero critico e i movimenti
sociali di diverse generazioni. È una delle principali sostenitrici
dell’abolizione del carcere, una posizione formatasi anche dalla sua
esperienza di prigioniera e fuggitiva nella lista dei 10 ricercati
dell’FBI più di 40 anni fa.
Una
volta catturata, ha dovuto affrontare l’imputazione per un reato che
l’avrebbe potuta vista condannare alla pena di morte in California. Dopo
essere stata assolta da tutte le accuse, ha trascorso la sua vita a
combattere per cambiare il sistema di giustizia penale. Angela Davis,
bentornata su Democracy Now! È bello averti con noi oggi per ora.
ANGELA DAVIS: Grazie mille, Amy. È meraviglioso essere qui.
AMY GOODMAN: Beh,
pensi che questo momento sia uno spartiacque, una svolta? Tu, che sei
stata una militante impegnata per quasi mezzo secolo, vedi questo
momento come diverso, forse differente da qualsiasi periodo di tempo che
hai vissuto?
ANGELA
DAVIS: Assolutamente. Questo è un momento straordinario. Non ho mai
sperimentato nulla di simile alle condizioni che stiamo vivendo
attualmente, la congiuntura creata dalla pandemia di Covid-19
e il riconoscimento del razzismo sistemico che è stato reso visibile in
queste condizioni a causa delle morti sproporzionate nelle comunità di
Blacks e Latinos. E questo è un momento in cui non so se mi sarei mai
aspettata di sperimentare.
Quando sono iniziate le proteste, naturalmente, attorno all’omicidio di George Floyd,
Breonna Taylor, Ahmaud Arbery, Tony McDade e molti altri che hanno
perso la vita a causa della violenza dello stato razzista e della
violenza della polizia, quando sono scoppiate queste proteste, mi sono
ricordata qualcosa che ho detto molte volte per incoraggiare gli
attivisti, che spesso sentono che il lavoro che svolgono non sta
portando a risultati tangibili.
Chiedo
spesso loro di considerare la lunghissima traiettoria delle lotte nere.
E ciò che è stato più importante è la creazione di eredità, i nuovi
campi di lotta che possono essere tramandati alle generazioni più
giovani.
Ma
ho spesso detto che non si sa mai quando le condizioni possono dar
luogo a una congiuntura come quella attuale, che sposta rapidamente la
coscienza popolare e ci consente improvvisamente di muoverci nella
direzione del cambiamento radicale.
Se
uno non coglie l’occasione quando si presenta un momento del genere,
non possiamo sfruttare le opportunità di cambiamento. E, naturalmente,
questo momento passerà. L’intensità delle attuali dimostrazioni non può
essere sostenuta nel tempo, ma dovremo essere pronti a cambiare marcia e
affrontare questi problemi in diversi campi, tra cui, ovviamente,
quello elettorale.
AMY GOODMAN: Angela
Davis, sei stata a lungo leader del movimento “Critical Resistance”, il
movimento per l’abolizione carceraria. E mi chiedo se riesci a spiegare
la richiesta, come la vedi, cosa pensi che debba essere fatto, riguardo
al fatto di sottrarre i fondi alla polizia e poi rispetto
all’abolizione della prigione.
ANGELA
DAVIS: Beh, l’appello a togliere i fondi alla polizia è, a mio avviso,
una richiesta abolizionista, ma riflette solo un aspetto del processo
rappresentato da questa richiesta. Sconfiggere la polizia non significa
semplicemente ritirare fondi per le forze dell’ordine e non fare
nient’altro. E sembra che sia questa comprensione piuttosto superficiale
del tema che ha fatto muovere Biden nella direzione in cui si sta
muovendo.
Si
tratta di spostare i fondi pubblici verso nuovi servizi e nuove
istituzioni – i consulenti di salute mentale, che possono rispondere
alle persone in crisi senza armi. Si tratta di spostare i finanziamenti
verso l’istruzione, l’edilizia abitativa, le attività ricreative.
Tutte
queste cose aiutano a creare sicurezza. Si tratta di apprendere che la
sicurezza, salvaguardata dalla violenza poliziesca, non è realmente
sicurezza. E direi che l’abolizione non è principalmente una strategia
negativa. Non si tratta principalmente di smantellare, sbarazzarsi di,
ma si tratta di avere una visione differente.
Si
tratta di ricostruire di nuovo. E direi che l’abolizione è una
strategia femminista. E si vede in queste richieste abolizioniste che
stanno emergendo l’influenza fondamentale delle teorie e delle pratiche
femministe.
AMY GOODMAN: Spiegalo ulteriormente questo punto
ANGELA
DAVIS: Beh, voglio che noi vediamo il femminismo non solo come
affrontare le questioni di genere, ma piuttosto come un approccio
metodologico per comprendere l’intersezione di lotte e nodi tematici.
Il femminismo abolizionista contrasta con il femminismo basato sull’approccio carcerario (Carceral feminism
nell’originale, NdT), che purtroppo ha ipotizzato che questioni come la
violenza contro le donne possano essere affrontate efficacemente usando
la forza di polizia, usando la reclusione come soluzione.
E naturalmente sappiamo che Joseph Biden, nel 1994, che afferma che il Violence Against Women Act è stato un momento così importante della sua carriera: il Violence Against Women Act è stato presentato all’interno del Crime Act del 1994, il Clinton Crime Act.
E ciò che chiediamo è un processo di depenalizzazione, non –
riconoscere che le minacce alla sicurezza, le minacce alla sicurezza,
non provengono principalmente da ciò che viene definito un crimine, ma
piuttosto dall’incapacità delle istituzioni nel nostro paese di
affrontare i problemi della salute, questioni di violenza, istruzione,
ecc.
Quindi,
l’abolizione consiste davvero nel ripensare il tipo di futuro che
vogliamo, il futuro sociale, il futuro economico, il futuro politico. Si
tratta di rivoluzione, direi.
AMY GOODMAN: Scrivi in “Freedom Is a Constant Struggle”, “L’ideologia
neoliberista ci spinge a concentrarci sugli individui, noi stessi,
vittime individuali e singoli autori. Ma come è possibile risolvere
l’enorme problema della violenza dello Stato razzista chiamando i
singoli poliziotti a sostenere il peso di quella storia e supporre che
perseguendoli, esigendo la nostra vendetta su di loro, avremmo in
qualche modo fatto progressi nello sradicamento del razzismo?” Quindi, puoi spiegare cosa stai chiedendo esattamente.
ANGELA
DAVIS: Beh, la logica neoliberista presuppone che l’unità fondamentale
della società sia l’individuo, e direi l’individuo astratto. Secondo
questa logica, i neri possono combattere il razzismo cavandosela da soli
(espressione idiomatica americana che significa letteralmente, “reggersi ai tiranti dei propri stivali”, NdT).
Questa
logica riconosce – o non riesce, piuttosto, a riconoscere – che ci sono
barriere istituzionali che non possono essere abbattute dalla
determinazione individuale. Se una persona di colore non è materialmente
in grado di frequentare l’università, la soluzione non è un’azione tesa
a risolvere gli scompensi della società (affirmative action
nell’originale, NdT), sostengono, ma piuttosto la persona deve
semplicemente lavorare di più, ottenere buoni voti e fare ciò che è
necessario per acquisire i fondi per pagare le tasse scolastiche.
La
logica neoliberista ci impedisce di pensare alla soluzione più
semplice, che è l’educazione gratuita. Sto pensando al fatto che siamo
consapevoli della necessità di queste strategie istituzionali almeno dal
1935 – ovviamente anche prima – ma scelgo il 1935 perché è stato l’anno in cui W.E.B. Du Bois pubblicò il suo germinale “Black Reconstruction in America”.
E
la domanda non era cosa avrebbero dovuto fare i singoli neri, ma
piuttosto come riorganizzare e ristrutturare la società post-schiavitù
per garantire l’incorporazione di coloro che erano stati precedentemente
ridotti in schiavitù.
La
società non poteva rimanere la stessa – o non avrebbe dovuto rimanere
la stessa. Il neoliberismo resiste al cambiamento a livello individuale.
Chiede all’individuo di adattarsi alle condizioni del capitalismo, alle
condizioni del razzismo.
Non
esiste una sola era nella storia degli Stati Uniti in cui la polizia
non sia stata una forza violenta contro i neri. La polizia nel sud
emerse dalle “slave patrols” nel 1700 e nel 1800 che catturarono e
restituirono schiavi in fuga. Nel nord, i primi dipartimenti di
polizia municipali a metà del 1800 aiutarono a reprimere scioperi e
rivolte contro i ricchi. Ovunque hanno soppresso le popolazioni
emarginate per proteggere lo status quo.
Quindi
quando vedi un ufficiale di polizia che preme il ginocchio contro il
collo di un uomo nero fino alla sua morte, questo è il logico risultato
delle attività di polizia in America. Quando un agente di polizia
brutalizza una persona di colore, sta facendo quello che vede come “il
suo lavoro”.
Ora
due settimane di proteste a livello nazionale hanno indotto alcuni a
chiedere il taglio delle risorse della polizia, mentre altri sostengono
che farlo ci renderebbe meno sicuri (…).
Un
mondo “sicuro” non è un mondo in cui la polizia tenga sotto controllo i
neri e le altre persone emarginate attraverso minacce di arresto,
incarcerazione, violenza e morte.
Ho
sostenuto l’abolizione della polizia per anni. Indipendentemente dalla
tua opinione sul potere della polizia, sia che tu voglia sbarazzarti
della polizia o semplicemente per renderla meno violenta, ecco una
richiesta immediata che tutti noi possiamo fare: ridurre il numero della
polizia a metà e tagliare il budget a metà. Meno poliziotti equivale a
minori opportunità per loro di brutalizzare e uccidere le persone.
L’idea sta prendendo piede a Minneapolis, Dallas, Los Angeles e in altre
città”.
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La trasmissione originale e la relativa trascrizione si trovano in https://www.democracynow.org/2020/6/12/angela_davis_historic_moment
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