martedì 2 giugno 2020

Il virus non si è indebolito, alla tesi di Zangrillo mancano i dati

Roma, al Santo Spirito una nuova holding area per i casi di sospetto Covid
Covid-19. Secondo il primario del San Raffaele, il virus è clinicamente morto. Ma è un messaggio fuorviante. Il biologo Bucci: se oggi il contagio rallenta non significa che il virus sia meno pericoloso
 il manifesto 

«Basta semplicemente guardare al numero di nuovi casi di positività al sars-cov-2 che vengono confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del nuovo coronavirus» risponde Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Cts. «Il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza», aggiunge Luca Richeldi, presidente della società italiana di pneumologia e anche lui arruolato nella task force anti-Covid. Tra gli esperti indipendenti, frena anche la virologa Ilaria Capua: «Non è cambiato il virus, noi abbiamo imparato a proteggerci».
Zangrillo però conferma e parla di ciò che vede nel suo ospedale: «I tamponi eseguiti negli ultimi dieci giorni hanno una carica virale assolutamente infinitesimale rispetto a quelli eseguiti su pazienti di uno o due mesi fa». Lo confermerebbe uno studio «in corso di pubblicazione» di Massimo Clementi, virologo e suo collega al San Raffaele. Difende Zangrillo anche Matteo Bassetti, l’infettivologo al San Martino di Genova che aveva già parlato di un virus “indebolito” citando a sua volta un altro ricercatore: «Arnaldo Caruso (il presidente della società italiana di virologia, ndr) ha dichiarato testualmente di aver trovato un virus meno aggressivo». Salvo che, mentre al San Raffaele la carica virale appare “infinitesimale”, Caruso ha parlato di un virus con una carica virale più elevata, annunciando una pubblicazione che arriverà “a breve”.
Finora, però, non c’è alcuna traccia dei dati di cui parlano Zangrillo e Bassetti. Anche perché difficilmente si potrà dimostrare l’indebolimento del virus solo sulla base dei tamponi. Lo spiega al manifesto il biologo Enrico Bucci della Temple University di Philadelphia: non serve invocare l’attenuazione del patogeno per spiegare i dati a cui fa riferimento Zangrillo.
Bucci è l’autore di Cattivi scienziati. La frode nella ricerca scientifica (Add) ed è esperto nel riconoscere gli scienziati che barano.
«Bastano i fenomeni che conosciamo già», spiega Bucci. «Il primo si chiama ‘effetto harvesting’: gli individui più suscettibili sono quelli che si ammalano prima e in modo più grave; successivamente, l’epidemia colpisce individui sempre meno suscettibili causando sintomi più lievi. In secondo luogo, uno studio autorevole su Lancet dimostra che nei casi gravi la carica virale può essere anche sessanta volte superiore rispetto ai casi lievi. Quindi, se ci sono più casi lievi è normale rilevare cariche virali più basse. Tutte cose che spiegano da sé quello che vediamo, senza parlare di virus indeboliti». Inoltre, oggi si fanno più tamponi di due mesi fa, quando i test non bastavano nemmeno per i malati gravi. Perciò oggi vengono diagnosticati pazienti meno gravi, aumentando la percentuale di infetti con sintomi lievi nel campione degli attuali casi positivi.
L’ondata epidemica sembra però in esaurimento. «Il lockdown può avere contribuito a questo – prosegue Bucci – ma potrebbero esserci altre ragioni, come la maggiore attenzione delle persone o la stagionalità del virus. Ci sono diverse ricerche che, prese tutte insieme, suggeriscono che le condizioni climatiche esterne influenzino la trasmissione del virus. Infine, non si può escludere a priori che il virus sia mutato. Ma finora non ne ho trovato evidenze, nonostante le decine di virus isolati e sequenziati».

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