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Il paradigma emergenziale si regge su questo presupposto: le misure
di emergenza sarebbero illegittime in una condizione di normalità, ma
fintanto che vi è l’emergenza hanno la loro ragione d’esistere. E’ ovvio
che in questo modo, per dirne una, la Costituzione
è in alcuni sui punti cardinali sospesa non al livello formale, ma in
ragione dell’emergenza. In sintesi: il modello narrativo è quello di
mantenere viva l’emergenza per poter mantenere sempre vive le misure
emergenenziali. Cosa ha fatto il dottor Zangrillo? Ha smascherato il
dispositivo, specificando testualmente che il virus clinicamente non
esiste più, che da tre mesi vengono sciorinati tutta una serie di numeri
che hanno evidenza zero, che si usa il dato come foglia di fico
obiettiva per far passare elementi soggettivi e politici, e che qualcuno
dovrà assumersi la responsabilità di aver terrorizzato il paese. Il
problema, per virologi e vaticinanti, è che Zangrillo non è un
terrapiattista della medicina o un rozzo incolto della piazza che non ha
competenze, ma uno di loro a tutti gli effetti, e per di più direttore
della terapia intensiva a Milano, che quindi rovescia il paradigma narrativo ribaltando la loro narrazione. E’ questo il problema della comunità scientifica.
Paradossalmente vi faccio notare come ieri in un telegiornale
venissero contrapposte alle parole di Zangrillo quelle del ministro
Speranza, che non è medico. Quando si tratta di contestare una tesi
antagonista rispetto a quella dominante, allora valgono
anche le parole di un non esperto.
Se tu sei un medico giustamente hai
tutto il diritto di criticarlo e confutarlo, ma non puoi dissociarti con
una presa di posizione che ha il sapore di una presa di posizione
politica, dicendo “l’emergenza c’è ancora”. Va bene, ma spiegaci come.
La verità è questa, che la scienza
va rispettata perché vi sono persone oneste e corrette come Zangrillo,
come Tarro e come De Donno, che si differenziano dai teologi della scienza, cioè da quelli che usano la scienza come semplice regime narrativo del capitalismo terapeutico. Il potere una volta si fondava sul regime del teologo, oggi si fonda sul regime
narrativo del medico. Io creerei di tutta risposta questo piccolo
Pantheon a cui credo si aggiungeranno altri con Zangrillo, Tarro e De
Donno, che in questi mesi sono andati controcorrente in modo
disinteressato.
(Diego Fusaro, “Zangrillo, Tarro e De Donno li hanno smascherati, perciò li diffamano”; dichiarazioni rilasciate a “Radio Radio” il 7 giugno 2020, riprese sul sito dell’emittente. «L’occhio
del ciclone della narrazione virologica cambia continuamente
protagonisti, e stavolta sembra essere il turno del dottor Alberto
Zangrillo», scrive “Radio Radio”. «Le sue parole a “Mezz’ora in più”
sulla rete pubblica hanno generato un vero e proprio parapiglia tra
medici di due opposte fazioni: chi vive il reparto e perciò testimonia
la una sorta di indebolimento del Covid, non più aggressivo come nei
mesi scorsi, e chi invece ribatte: “L’emergenza c’è ancora”». Cambiano i
protagonisti ma non il tema: «Le restrizioni in ragione delle quali per
mesi la popolazione è stata in quarantena, confidando nella buona
riuscita di tale provvedimento, sembrano rivelarsi secondo una cospicua
parte di scienziati e del comitato tecnico scientifico la causa del calo
dei contagi, ma sebbene non siano ancora finite se ne minacciano già di
nuove parlando di un ipotetico ritorno del virus in autunno»).
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