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Alzi la mano chi ancora crede ai numeri quotidiani della Protezione
Civile e alle promesse di Conte, alla religione delle mascherine e a
quella dei guanti – prima raccomandati e poi sconsigliati dai misteriosi
burloni dell’Oms, il gotha tecno-sanitario che a Wuhan se c’era
dormiva, quando gli stregoni della genetica pasticciavano attorno
all’Rna di un virus del raffreddore, probabilmente con l’intento di
ricavarne un chimerico vaccino contro l’Aids. Questa almeno è la
versione suggerita da paesi come gli Usa e la Francia,
nonché da luminari della medicina come il professor Luc Montagnier,
Premio Nobel, primo scopritore del virus Hiv. Alzi la mano chi seguita a
immaginare che sia del tutto casuale la catastrofe piovutaci addosso,
che ha spinto i governi a trasformarci prontamente in sudditi spaventati
e ricattati, destinati a non tornare liberi mai più, lungo un orizzonte
post-democratico dove i ministri spariscono, e al loro posto parlano
oscuri tecnocrati e rinomati capitani di ventura come Vittorio Colao,
principe europeo del 5G, e infatti lestissimo nel proporre il wireless
di quinta generazione come elisir miracoloso per resuscitare l’Italia
messa in coma farmacologico da Conte. Antenne pericolose? «Facciamo
così: prima piazziamo un dispositivo 5G in Parlamento e un altro sul
comodino di Colao, poi ne riparliamo».
Autore della provocazione è il video-reporter Massimo Mazzucco,
regista di documentari dirompenti come “Inganno globale”, sull’11
Settembre, trasmesso in prima serata da Canale 5. Mazzucco ha fama di
piantagrane, da quando i giornalisti hanno smesso
di fare il loro mestiere in un’Italia in cui gli editori si chiamano
Berlusconi, Elkann e Cairo. Ha firmato video-denunce accurate: sul
terrorismo fatto in casa, sulle “cure proibite” contro il cancro (che
guariscono i pazienti) e sulla guerra dei petrolieri contro la
marijiuana (per sbarazzarsi della canapa, concorrente ecologica della
plastica). Comodo, liquidare Mazzucco con l’etichetta di complottista:
peccato che siano i maggiori fotografi del mondo, da Oliviero Toscani e
Peter Lindbergh, a confermare – nel documentario “American Moon” – che
le immagini del mitico “sbarco sulla Luna” siano state girate in studio,
con luci disposte in modo da simulare il riflesso naturale del sole. In
prima linea, Mazzucco, anche contro l’obbligo vaccinale imposto da
Beatrice Lorenzin (senza alcuna emergenza sanitaria in corso) e
confermato dalla grillina Giulia Grillo, dopo che i 5 Stelle avevano
fatto il pieno di voti, nel 2018, anche con la promessa di abolire
l’improvvisa e ingiustificata overdose di vaccinazioni obbligatorie.
In automatico, il mainstream ha calunniato Mazzucco con l’etichetta
No-Vax. «Mai stato contro i vaccini, in linea di principio», chiarisce
il reporter. «Sono per la libertà vaccinale, e per vaccini sicuri e
puliti: sapendo che gli Usa
hanno già speso 4 miliardi di dollari per indennizzare i danneggiati da
vaccino, dopo aver garantito – stranamente – la completa impunità delle
case farmaceutiche, che evidentemente non sono in grado di assicurare
che non vada incontro a rischi, chi accetta di farsi vaccinare».
Discorsi scivolosi? Certo: la condanna per eresia (cospirazionismo) è
scontata. Da parte di chi? «Dei media
mainstream, che hanno permesso alla Lorenzin di raccontare impunemente
che a Londra, in un anno, sarebbero morti di morbillo oltre 200 bambini.
Ho controllato: non era vero. Eppure, l’anno seguente, Corrado Formigli
su La7 ha consentito alla “ministra” di ripetere la stessa, identica
notizia falsa». Chi è il complottista, allora? Mazzucco che fa le pulci
alle frottole del governo o il sistema dei media, che ha messo la sordina a tutte le notizie allarmanti, in materia? Esempio: i militari italiani morti
e ammalati dopo vaccini inappropriati (fonte, la commissione difesa del
Parlamento). O i vaccini “sporchi” scoperti dall’Ordine dei biologi. O i
test eseguiti in Puglia, che hanno rivelato “reazioni avverse” nel 40%
dei bambini vaccinati.
Dalle siringhe al 5G, il passo è breve. Perché il metodo è lo stesso:
subdolo, non trasparente. «Se la cosa è buona e giusta, che bisogno c’è
di nasconderla?». Il parallelo è impietoso: radere al suolo le alberate
di mezza Italia e occultare i trasmettitori 5G persino nei tombini,
ragiona Mazzucco, fa il paio con le bufale della Lorenzin sulla strage
degli innocenti (mai avvenuta) a Londra, per colpa del morbillo. Ancora
ci si interroga sulla strana incidenza del Covid nella Lombardia
orientale, distretto inquinatissimo. Coincidenze: elevata percentuale di
anziani vaccinati contro l’influenza, in un’aera gremita di antenne 5G.
Non abbiamo nessuna prova che queste cose siano collegate
all’ecatombe-coronavirus, chiarisce Mazzucco, il primo a scoprire –
comunque – la correlazione fra il taglio degli alberi e la diffusione
del 5G: «Lo comprovano due documenti ufficiali del governo inglese: le
fronde ostacolano la propagazione del wireless». Mentre Mazzucco avviava
la sua ricerca sulla strage degli alberi nei centri storici, tanto per
cambiare, i sindaci mentivano (raccontando la storiella degli alberi
“malati”, di colpo e tutti insieme) e i giornali tacevano, così come le
televisioni. Poi succede che la polvere, nascosta sotto il tappeto, a un
certo punto diventa troppa. E oggi sono oltre 500, i sindaci italiani
che si oppongono all’installazione di quelle antenne. Tutti cretini? Ma
niente paura: ora Colao vuole togliere ai Comuni il potere di interdizione.
Trattandosi di “riforme” all’amatriciana, Mazzucco segnala pure
l’immancabile conflitto d’interessi: l’ex manager di Vodafone reclutato
da Conte è anche il capo di Verizon, primo investitore europeo nel
business “cinese” del 5G. Il piano: finire di riempire l’Italia di
antenne, innalzando anche l’intensità delle emissioni. A garantire che
si tratti di irradiazioni innocue è l’Ipnirc, un “panel” di scienziati e
tecnici «che in realtà provengono dall’industria delle antenne, secondo
il sistema delle “porte girevoli” che, anche nella farmaceutica, mette
insieme controllori e controllati: addio indipendenza, autorevolezza dei
controlli e tutele della salute». Centinaia di scienziati autonomi
lanciano l’allarme: non sappiamo ancora quali effetti produca, il 5G,
sul corpo umano. Il consiglio: tre anni di test, prima di adottare il
nuovo wireless (certamente utilissimo, sul piano tecnologico). E invece:
si tende a trasformare i cittadini in potenziali cavie, a loro
insaputa. «I promotori del 5G giurano che sia innocuo. Lo dimostrino –
dice Mazzucco – e ne saremo felicissimi». Il problema: nessuno è in
grado di dimostrare niente, per ora. Tant’è vero che paesi come la
Svizzera e la Slovenia hanno imposto l’alt: vogliono prima che la
scienza ne comprovi la sicurezza effettiva.
«Se i nostri paladini del 5G sono così sicuri che non rappresenti un
pericolo per la salute – ecco la provocazione di Mazzucco – i
parlamentari facciano un bel gesto: installino antenne alla Camera e al
Senato».
Stranamente, l’unica grande città europea che ha rifiutato il 5G è Bruxelles, sede dell’Unione Europea. Il sindaco non vuol sentir parlare, di wireless di quinta generazione, nella città che ospita gli uffici Ue,
la Commissione, il Parlamento Europeo. I contro-complottisti in buona
fede, quelli che accusano di infantilismo i cosiddetti cospirazionisti,
ricordano che anche quando venne introdotta l’energia elettrica non
mancavano gli agitatori di incubi. Verissimo, ma qui siamo di fronte a
qualcos’altro: e se sono “paranoie”, quelle di Mazzucco e soci, certo a
fugarle non aiutano le informazioni finora a disposizione, né il metodo
semi-clandestino con cui il 5G è stato introdotto in Italia (e bandito
da Bruxelles). «Se è davvero innocuo – chiosa Mazzucco, tra il serio e
il faceto – il suo grande sponsor Colao compia un atto plateale: si
installi un’antenna 5G sul suo comodino e ci dorma accanto per anno
intero. A quel punto, ne potremmo riparlare». Sì, ma dove? Su quali media? «Gli avvocati del senatore renziano Andrea Marcucci – racconta Mazzucco, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights” – mi hanno appena invitato a rimuovere un video in cui mettevo in
relazione la messa alla bando della sieroterapia anti-Covid con la
possibilità di produrre siero sintetico in laboratorio, materia in cui è
specializzata l’azienda farmaceutica della famiglia Marcucci».
Ecco il punto: più che il cosa, il come. Perché si deve aspettare che
l’Italia sia in ginocchio, stroncata dal lockdown di Conte, per far
uscire il 5G dalle catacombe della clandestinità? E’ troppo, pretendere
chiarezza e trasparenza? Domanda retorica, in un paese in cui il
ministero della sanità – di fronte all’emergenza Covid – ha fatto
l’unica cosa che non doveva fare: dissuadere i medici dal compiere
autopsie. Risultato: ci sono volute settimane, per scoprire che non si
moriva di polmonite ma di trombo-flebite, e quindi l’ossigenazione
forzata era letale, per i malati alle prese con problemi di coagulazione
sanguigna. Altra vergogna nazionale, il caso De Donno: il medico di
Mantova scopre che la sieroterapia funziona, il sangue dei guariti salva
la vita ai malati trasmettendo gli anticorpi, ma invece di adottare il
suo protocollo (richiesto da mezzo mondo, a partire dagli Usa)
lo si emargina, arrivando poi a proibirlo, mentre il ministro si
affretta a prenotare tonnellate di vaccino per un virus che ormai non fa
più paura, perché i medici ora sanno finalmente come affrontarlo.
Questa, dunque, sarebbe l’Italia in cui i cittadini dovrebbero dormire
sonni tranquilli, nel momento in cui un grande privatizzatore della
telefonia racconta ai cittadini che del 5G non c’è da aver paura?
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