È quanto sottolinea il Consiglio di Stato in un parere depositato oggi sul quesito posto dal Senato. La Commissione speciale, che si è pronunciata in tempi rapidi, spiega che è tuttavia necessaria “una causa normativa adeguata e giustificata da una inderogabile esigenza di intervenire o da un interesse pubblico generale”.
Il parere era stato richiesto dal Consiglio di presidenza dell’Aula guidata da Maria Elisabetta Alberti Casellati, che dopo l’approvazione alla Camera aveva preso tempo decidendo anche di audire il presidente dell’Inps Tito Boeri.
I giudici amministrativi hanno affermato la possibilità di disciplinare tale materia con il regolamento del Senato, escludendo al contempo profili di possibile responsabilità derivante dall’approvazione della nuova normativa ed hanno esposto il quadro giuridico-costituzionale di riferimento da tenere in considerazione.
In particolare, secondo il Consiglio di Stato, “è possibile incidere sulle situazioni sostanziali poste dalla normativa precedente – cioè sull’affidamento al mantenimento della condizione giuridica già maturata – quando la nuova disciplina sia razionale e non arbitraria, non pregiudichi in modo irragionevole la situazione oggetto dell’intervento” e “sussista una causa normativa adeguata e giustificata da una inderogabile esigenza di intervenire o da un interesse pubblico generale, entrambi riguardati alla luce della consistenza giuridica che ha assunto in concreto l’affidamento”.
Il tema si intreccia con quello della retroattività di un intervento che andrebbe a incidere su rapporti già instaurati.
Citando una serie di sentenze della Consulta, tra cui quelle in materia pensionistica e sul prelievo di solidarietà sulle pensioni, ma anche sentenze della Corte europea dei diritti dell’Uomo, il Consiglio di Stato spiega che il limite alla retroattività delle leggi non è incondizionato, ma “può recedere al cospetto di altre esigenze inderogabili” e deve rispettare il bilanciamento tra l’interesse pubblico e la tutela di chi ha maturato un diritto.
Allo stesso tempo i ‘tagli’ in materia pensionistica devono tener conto delle esigenze di vita e della proporzionalità tra trattamento pensionistico e retribuzione ricevuta durante la vita lavorativa. Pensioni e vitalizi non si possono equiparare, ma restano fermi i principi generali e un intervento che ridimensioni l’entità dei vitalizi deve muoversi nel quadro costituzionale.
“Dopo il parere di stamattina del Consiglio di Stato, che ha dato semaforo verde al taglio dei vitalizi al Senato, purché ‘la nuova disciplina sia razionale e non arbitraria’, non si può perdere altro tempo“, dice il questore della Camera Laura Bottici (M5s) invitando la presidente Casellati a convocare Boeri e “lavorare con noi per mandare in vacanza i vitalizi”.
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