lunedì 6 agosto 2018

L’attentato contro Maduro e il futuro dell’America Latina. Intervista con il prof. Vasapollo.

  «Le peggiori politiche di estrema destra e le pratiche degli imperialismi espansionisti, si realizzano con gli attentati terroristici, e gli omicidi politici», ci dice il professor Luciano Vasapollo al telefono.
 
 
Una dichiarazione che spiega in maniera efficace quanto avvenuto nel pomeriggio di ieri in Venezuela. Lo abbiamo contattato proprio per provare ad approfondire e spiegare il significato dell’attentato contro la vita del presidente venezuelano Nicolas Mauro organizzato ieri a Caracas nel bel mezzo delle celebrazioni per l’anniversario di fondazione della Guardia Nazionale. 
Luciano Vasapollo è uno dei maggiori esperti in Italia della realtà latinoamericana. Nessuno più di lui conosce le ‘vene aperte’ dell’America Latina e le trasformazioni in atto nel continente. Dove le destre più estreme in combutta con le oligarchie, in Venezuela così come in Nicaragua, prendono la strada del terrorismo aperto vista la totale incapacità di contrapporsi ai governi progressisti e socialisti sul terreno democratico. 

Intervista


Professore, cosa è accaduto ieri a Caracas?
Innanzitutto permettimi di dire che il Governo Rivoluzionario della Repubblica Bolivariana del Venezuela e il suo Presidente hanno tutta la solidarietà degli intellettuali progressisti, democratici e rivoluzionari in tutto il mondo che sono più determinati che mai a seguire la via della pace, delle leggi democratiche e la Costituzione. Queste sono le strade della Rivoluzione Bolivariana e saremo sempre con il Presidente Maduro, con il suo governo e con il popolo rivoluzionario di Chavez.
Cosa è accaduto ieri? Almeno due esplosioni, con un atto di natura terroristica, si sono verificate contro la tribuna del presidente, e i membri della Guardia Nazionale durante la celebrazione del 81° anniversario delle forze armate. Gli esplosivi, pare del plastico C4, in dispositivi aerei (droni) sono stati diretti contro la persona del Presidente e il gruppo di membri del governo e alti funzionari che erano nella tribuna.
Ci sono stati dei feriti.  Le forze di sicurezza hanno agito immediatamente e hanno arrestato diverse persone, autori dell’attacco. Abbiamo la piena convinzione che dietro questo tentativo di omicidio del Presidente vi sia l’oligarchia venezuelana e l’estrema destra fascista con il sostegno delle forze terroristiche internazionali che operano in funzione dei peggiori interessi imperialisti.

Quali obiettivi si celano dietro la volontà di eliminare fisicamente il presidente Maduro?
Non essendo in grado di affrontare Maduro e il chavismo sul terreno elettorale, le oligarchie e i fascisti venezuelani sono tornati al terrorismo aperto. Il metodo degli attentati politici è rivolto contro il popolo bolivariano contro la sua cultura politica di pace e autodeterminazione. Le peggiori politiche di estrema destra e le pratiche degli imperialismi espansionisti, si realizzano con gli attentati terroristici, e gli omicidi politici. L’attacco fallito è stato organizzato dall’ultra-destra venezuelana in collusione con l’oligarchia con il supporto assoluto del terrorismo internazionale legato a più forze dirette dall’impero e ai loro infami servi. 
Siamo convinti che questo attacco abbia cercato di fermare l’attuazione di nuove misure per la ripresa economica annunciate dal presidente Nicolás Maduro contro la guerra economica dell’impero e per dare a tutti i cittadini stabilità e prosperità.

Cosa ha intenzione di fare il governo bolivariano per contrastare efficacemente l’assedio e la guerra economica?
Non è un caso che questo attentato sia avvenuto proprio ieri. Maduro stava per annunciare il nuovo programma economico che il governo bolivariano ha intenzione di implementare per procedere a una necessaria ristrutturazione e attualizzazione del sistema economico venezuelano. Attualmente il problema principale riguarda la diversificazione produttiva. Di fronte a una crisi sistemica a cui il capitalismo cerca di reagire per sopravvivere, era logico pensare che avrebbe giocato una partita pesantissima sul prezzo del petrolio. Si sarebbe dovuto tenere maggiormente in conto il pericolo di dipendere dal prezzo del petrolio e dall’agire delle borghesie transnazionali. Se dipendi dal prezzo del petrolio, ti colpiscono con una manovra speculativa sui tassi di cambio, impedendoti di emettere titoli del debito pubblico e agendo quindi sul mercato finanziario e poi su quello delle risorse naturali e delle merci. 
Se un paese dipende fortemente e quasi unicamente dalle dinamiche indotte e controllate dai prezzi di mercato, lo colpiscono agendo condizionando e indirizzando a favore delle multinazionali i meccanismi di mercato. Perché quando il prezzo del barile scende dai 130 dollari a 35-40 dollari, quello venezuelano precipita a 22: sei volte di meno.
Immettono petrolio scadente estratto con la tecnica del fracking, devastante a livello ambientale, ma a basso prezzo. Si rivolgono e ricattano le petromonarchie e impongono regole speculative: metti dentro questo mercato quantità enormi di petrolio e abbassa il prezzo. 
L’obiettivo primario è quindi quello di superare il cosiddetto ‘rentismo’, ossia andare oltre il modello economico basato esclusivamente sulla rendita derivante dalle commodities. Quelle materie prime di cui il Venezuela è ricchissimo. Il governo ha poi intenzione di recuperare il valore della moneta nazionale, il bolivar, attraverso una riconversione monetaria e agganciando il bolivar al Petro. Moneta virtuale ideata e lancia con l’obiettivo di superare i problemi di finanziamento provocati dalle illegali e criminali sanzioni imposte dal governo statunitense di Donald Trump. 
Insomma, si punta a un netto cambio di direzione in ambito economico per dare nuova vitalità e slancio al socialismo bolivariano. 

Perché tanta pervicacia e violenza contro il Venezuela?
Per quello che rappresenta il governo bolivariano. Un paese sovrano, libero, indipendente che può decidere per il suo popolo e non a vantaggio delle sole corporazioni finanziare come utilizzare le sue risorse. Un miraggio, un sogno per i paesi europei che hanno scelto l’austerità e la perdita dei diritti per seguire le gabbie di quelle organizzazioni sovranazionali che il Venezuela da Chavez a Maduro ha saputo cacciare. Perché il popolo venezuelano con la sua resistenza eroica ha mostrato ai popoli del mondo che l’impero non è invincibile. 

Il nostro circuito mediatico mainstream come al solito cerca di minimizzare l’accaduto o mistificare.
Non è certo una novità. L’argomento lo abbiamo già affrontato in occasione della recente riforma della costituzione a Cuba. Sui media mainstream assistiamo a un incredibile impasto tra ignoranza e malafede. Utilizzano alla perfezione la tecnica che comunemente viene definita della post-verità. Si capovolge lo scenario reale facendo passare l’aggredito per aggressore. Così su questi quotidiani e telegiornali ormai morenti che non segue più nessuno vediamo il presidente Maduro dipinto come un pericoloso e spietato dittatore dedito a reprimere il proprio popolo. Quando invece lo scenario è esattamente opposto. Il presidente Maduro difende il popolo venezuelano dagli assalti dell’impero e dei suoi servi. Anche mettendo a rischio la propria incolumità. 

Professore, in conclusione, quali prospettive per l’America Latina socialista e progressista? E questa rimane ancora un punto di riferimento per la sinistra italiana?
Le prospettive sono buone. Senz’altro le forze conservatrici hanno guadagnato delle posizioni, ma a mio avviso la teoria sulla fine del ciclo progressista è smentita dai fatti. In circa dieci anni sono riusciti a vincere solo due tornate elettorali. Le ultime presidenziali in Argentina, e le legislative in Venezuela. Poi c’è stato il tradimento di Moreno in Ecuador. Ma il nucleo duro della ‘Patria Grande’, ossia Cuba, Venezuela, Bolivia, Nicaragua – con Ortega che resiste alle sanzioni e la violenza terrorista scatenata dai soliti circoli imperialisti con la complicità delle oligarchie locali. Poi abbiamo Lula in Brasile che si trova incarcerato senza alcuna prova a suo carico, ma resta il grande favorito per le presidenziali di ottobre. Tutti i sondaggi lo indicano come il candidato preferito dal popolo brasiliano. 
L’America Latina socialista e progressista resta, e così dev’essere, un riferimento imprenscindibile per la sinistra in Italia. Dove la sinistra ‘tradizionale’ è passata a armi e bagagli nel campo avverso introiettando in pieno il neoliberismo, espungendo di fatto il socialismo e ogni idea di trasformazione sociale. Un esempio su tutti, il Partito Democratico, che sostiene apertamente i fascisti venezuelani. 
Mentre abbiamo una nuova sinistra, in fieri, che dovrebbe attingere a piene mani dall’esperienza latinoamericana. Quella bolivariana del Venezuela in particolare. Come affermava uno dei più grandi rivoluzionari di tutti i tempi, Fidel Castro, «rivoluzione è il senso del momento storico». 
Questo è il momento del sostegno a Maduro e alla Rivoluzione Bolivariana. Serrare le fila per dire: No all’imperialismo, no alla guerra militare ed economica, psicologica e mediatica contro l’autodeterminazione del processo rivoluzionario chavista bolivariano, e condurre una dura lotta contro il terrorismo fascista e imperialista! Non saranno in grado di impedire o fermare il popolo e il governo venezuelano nell‘eroico sforzo di autodeterminazione per costruire una patria socialista e un mondo di pace e solidarietà internazionalista. 
* da L’Antidiplomatico

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