L’attrice debutta alla regia con
“Sea Surrow-Il Dolore del Mare”, una riflessione sulla crisi dei
rifugiati: “Non esistono governi onesti, tra i politici l’unica che si
salva è Merkel”.
La signorilità, l'educazione, l'intelligenza e la cultura hanno un nome, Vanessa Redgrave, la star del giorno alla
Festa del Cinema di Roma,
maestra nell'eleganza di gesti semplici e di parole efficaci che vanno
dritte al punto. "Siamo tutti in gran pericolo", dice all'HuffPost,
scusandosi per la sua voce bassa, indebolita da un tremendo raffreddore,
perché, aggiunge, "quello che stanno facendo ai profughi, potrebbero
farlo anche a noi". "Sono tempi pericolosi per la democrazia perché i
nostri governi non vogliono dare aiuto a quelle popolazioni e seguire
quello che recita una legge del 1951 secondo cui si deve dare protezione
ai profughi", aggiunge in italiano. La Redgrave – che ha iniziato la
sua carriera di attrice recitando, a soli venti anni, per la Royal
Shakespeare Company, star internazionale grazie a film cult come
Morgan matto da legare di Reisz,
Un uomo per tutte le stagioni di Zinnemann e
Blow Up di Antonioni – è qui per presentare Sea Surrow-Il Dolore del Mare,
il suo primo documentario da regista dedicato ai migranti che cercano asilo in Europa.
Il film - che prossimamente uscirà nelle sale italiane nella
primavera del 2018 per le Officine UBU – nasce dopo aver visto la
tragica immagine del bambino morto
sulla spiaggia di Bodrum, "una foto che ha colpito tutti", ci spiega,
"la tragica conseguenza per non aver dato, a lui e alla sua famiglia, un
biglietto per salire su una nave e percorrere quattro chilometri fino
all'isola di Kos assicurandogli una vita dignitosa. Trovo tutto questo
vergognoso, l'esempio più orrendo di inumanità".
"La colpa – sottolinea –
è della cattiva politica e dei cattivi governi. Non esistono governi
con un'onestà civile, alcuni politici sono civili ma rappresentano una
minoranza".
C'è qualcuno che si salva? La Redgrave non ha dubbi: "Angela
Merkel, una donna onesta dalla forte responsabilità, la vera forza
dietro l'accordo stipulato per ricevere un milione di profughi. Oggi ha
detto che tutto questo non si può più fare, ma che il tutto verrà
trattato secondo i diritti e la legge. È stata onesta, non posso che
ribadirlo".
Il film, realizzato in collaborazione con il figlio Carlo Nero che ne
è anche produttore, consiste in una riflessione molto personale
sull'odierna situazione che vivono i rifugiati e spinge a riflettere
sull'importanza dei diritti umani. In esso la Redgrave ripercorre alcuni
episodi della sua vita personale, come quando, all'età di due anni,
fuggì da Londra agli inizi della Seconda Guerra Mondiale o quando,
studentessa, si dedicò al volontariato in aiuto dei profughi ungheresi
fino al viaggio in Libano per incontrare un bambino palestinese di tre
anni che si trovava in un campo di rifugiati.
Se uno come
Peter Sutherland,
Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per
le Migrazioni ha affermato che "i governi europei non devono
interrompere le convenzioni stipulate in merito alla possibilità di
asilo per i rifugiati", il laburista Lord Alf Dubs riflette nel film
sulla sua fuga dai nazisti e del suo arrivo a Londra come rifugiato
dalla Cecoslovacchia grazie all'operazione Kindertransport, ma ci sono
anche contributi video di Ralph Fiennes, Emma Thompson e Simon Coates
oltre a Juliet Stevenson che per nove mesi ha lavorato per i bambini di
Calais assieme alle associazioni Help Rifugees.
"Mi sono ispirata a Virgilio e a Shakespeare per poter esprimere il
bisogno umano di protezione e per farlo in quel modo unico di cui sono
capaci solo i grandi scrittori", spiega la Redgrave. Lo stesso titolo,
infatti, è shakespeariano. Ne
La Tempesta,
il personaggio di Prospero dice ad un certo punto "Our sea sorrow"
quando racconta alla sorella di come sono scampati all'annegamento a
bordo di una barca di fortuna oramai alla deriva. "Le sue parole
esprimono al meglio la tragedia vissuta dai rifugiati drammaticamente
annegati e inghiottiti dal mare nel disperato tentativo di trovare una
via di fuga dalla violenza della guerra e dalla feroce povertà a cui
erano destinati se fossero rimasti nel loro Paese d'origine". "Chiunque
può trovarsi in certe situazioni ed essere trattato come profugo",
aggiunge. "Penso a Nelson Mandela – imprigionato per più di venti anni –
o a Martin Luther King – brutalmente assassinato. Mi auguro che i
giovani siano ispirati da questa mia opera e si impegnino a supportare e
proteggere i rifugiati non solo in Gran Bretagna, ma in tutto il
mondo".
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