Muffa nel budino, blatte
nelle crocchette, ragni e altri animaletti nel piatto. Da Milano a
Castiglione delle Stiviere a Quartu i problemi non cambiano. A lanciare
l’allarme sono i genitori che da qualche anno sono sempre più vigli
all’interno delle commissioni mensa. I dirigenti scolastici tra due
fronti: devono trovare soluzioni a chi vuole portarsi il cibo da casa e
al tempo stesso difendere la “ditta" che fornisce i pasti.
Milano e quella pizza con muffa
L’ultima segnalazione arriva dalla scuola primaria Sant’Uguzzone dell’istituto “Italo Calvino” di Milano. Nei giorni scorsi Giovanna, commissario mensa e mamma, si è trovata di fronte ad un budino che non poteva certo finire in bocca ad un alunno. E nemmeno la pizza: “Una bambina nel prenderla in mano l’ha fatta cadere e abbiamo scoperto della muffa. La stessa che c’era nel budino al cacao equosolidale. Dev’essere un problema di conservazione visto che il prodotto non era scaduto. Non è mio lavoro capire che è accaduto ma in genere c’è una scarsa qualità della refezione scolastica”.
La mamma della Sant’Uguzzone ha aperto la procedura del corpo estraneo come da normativa, il prodotto è stato reso a “Milano Ristorazione” in attesa di una risposta sulla questione: “Non mi convince – spiega Giovanna – la qualità del cibo che finisce sui tavoli dei bambini: manca la volontà di migliore e di affrontare le richieste dell’utenza. Il pane ad esempio è gommoso, non ha un sapore fresco: lo segnaliamo da mesi ma non cambia nulla”.
A difendere “Milano Ristorazione” è la dirigente dell’istituto “Calvino”, Dorotea Russo: “Questo è un momento in cui c’è grande attenzione sui fenomeni che gettano discredito sulla scuola. La qualità della mensa non sarà eccelsa ma considerato che vengono distribuiti più di mille pasti può capitare qualche disfunzione. Se c’è un budino con muffa ne danno un altro al bambino. Ho scritto ai responsabili di “Milano Ristorazione” raccomandando loro di essere il più possibili attenti. Sono certa che quel giorno il bambino non è rimasto senza budino. Si vuole un po’ ingigantire la questione per screditare un’azienda che vanta una buona proporzione tra qualità e prezzo. A meno di cinque euro si mangiano primo, secondo, pane, dessert o frutta”.
Da Pescara e Quartu, blatte e finto bio
Eppure i casi in Italia di disservizio non mancano. L’8 novembre scorso i Nas hanno eseguito cinque misure di custodia per quattro responsabili di un’azienda pistoiese che forniva carne avariata anche alle mense scolastiche. Qualche giorno prima a Pescara i Carabinieri hanno effettuato controlli a tappeto in undici mense scolastiche della regione, in istituti di vario ordine e grado. In provincia di Pescara, in particolare, due i casi più gravi: in una mensa venivano serviti pasti preparati con materie prime convenzionali ma ai genitori erano stati spacciati come prodotti bio. Nel secondo caso, invece, addirittura in una scuola dell’infanzia erano presenti nei locali mensa deiezioni di volatili ed oggetti che ostruivano l’uscita di emergenza.
Il 24 ottobre a Castiglione è stato trovato un insetto nelle verdure servite in mensa, mentre qualche giorno prima, raccontano i genitori, era stata trovata una biglia e a Livorno sono spuntati “animaletti con le ali che non si muovevano nel pane” al circolo La Rosa. Il 17 ottobre la disavventura è accaduta ad un bambino della scuola elementare di via Inghilterra, a Quartu. Il piccolo, forchetta e coltello alla mano, ha tagliato una crocchetta di pesce ed ecco la terribile sorpresa: all’intero ha trovato una blatta. Il pranzo è stato subito sospeso e la dirigente scolastica ha allertato il Comune. L’Amministrazione comunale ha deciso di sanzionare la ditta che si occupa del servizio mensa in tutte le scuole della città.
Un caso confermato dalla stessa dirigenza della scuola che, interpellata, ha ammesso con poche parole l’accaduto: “Le informazioni sono corrispondenti ai fatti”, spiega la vice preside Maria Cristina Feci. Diversa la situazione alla “Anne Frank” a Noventa dove i genitori hanno segnalato la presenza di capelli nelle polpette di carne. La dirigente scolastica Daniela Bellabarba prova a smentire: “Non è stata fatta una segnalazione attraverso il verbale. Non si capisce chi sia stato a creare questo allarme . E’ una mensa, non è un ristorante a cinque stelle. Io stessa ogni tanto vado a mangiare senza preavvisare. Il locale non è sufficientemente grande per accogliere tutti i bambini perciò si fanno due turni. C’è una procedura di raccolta differenziata. Può essere che vi sia un cambio di menù all’ultimo momento a causa della mancanza al mercato di un prodotto o la segnalazione di frutta particolarmente matura che i bambini non gradiscono. Nulla di più”.
Torino e la guerra del panino
Intanto l’esercito di mamme e papà che dopo la sentenza del tribunale di Torino, vogliono portare il pasto da casa è in aumento al punto da costringere qualche dirigente ad adeguarsi. Una di queste è Isabella Benzoni, preside dell’istituto Cesare Battisti a Genova: “Nella nostra scuola siamo partiti dal fatto che i giudici hanno riconosciuto questo diritto e abbiamo realizzato un regolamento che è sul sito. Abbiamo fatto un’ analisi del contesto, individuato gli spazi, previsto dei tavoli in refettorio in modo che non discriminino i bambini. Ho dato disposizione agli insegnanti di vigilare. Oggi sono solo sette su 180 i bambini che si avvalgono di questa facoltà ma non ho sindacato sulle possibili motivazioni dei genitori”.
L’accusa del commissioni per la mensa
Restano i dubbi dei genitori sulla qualità delle mense. A rilanciare il caso di Milano e non solo è la Rete delle Commissioni Mensa nazionale: “Se andiamo in un’osteria o in un negozio e troviamo dei ragni nel cibo non mettiamo più piede in quel posto. Le mense – spiega Sabina Calogero – sono un servizio, invece, senza scelta. Vedere spesso insetti, corpi estranei nei piatti dei bambini è impressionante. Tutto ciò è causato anche dalla presenza di lavoratori in subappalto che lavorano con turni assurdi. I controlli li fanno i Comuni con forze ridotte o i commissari mensa ma giova ricordare questi organi composti dai genitori non sono obbligatori e variano da città in città. A Genova esiste un buon regolamento che garantisce l’accesso ai genitori altri fanno l’interesse della ditta concedendo l’ingresso di mamme e papà con preavviso, vietando la possibilità di fare fotografie”.
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