contropiano
Un
anno fa la maggioranza del popolo italiano, con una partecipazione al
voto largamente superiore a quella delle consultazioni politiche e
amministrative, bocciava la riforma costituzionale di Renzi. Non era
solo il leader del PD ad essere duramente sconfitto. Il sistema
finanziario, la Confindustria, la grande stampa, tutta la élite
intellettuale, la UE e Obama, che avevano sostenuto il cambiamento
costituzionale, venivano battuti. Era un pronunciamento di popolo,
simile ad altri che hanno sconvolto la politica europea; un
pronunciamento che, partendo da posizioni molto diverse, esprimeva lo
stesso intendimento: respingere la controriforma sociale e politica
voluta dalle élite della globalizzazione liberista.
Cosa
è rimasto dopo un anno di quel voto nel sistema politico? Nulla. Il
governo è in pura continuità con quello precedente e i principali
schieramenti, neppure nelle battute, fanno rifermento a quel voto. Solo
le forze a sinistra del PD ogni tanto ricordano quel referendum e la
Costituzione negata, salvo poi proporre la ricostituzione di un
centrosinistra senza Renzi. Quelle forze rimpiangono proprio lo
schieramento politico responsabile della devastazione dei diritti
costituzionali, come e forse più della destra. Il movimento lanciato
all’assemblea del Brancaccio aveva provato a richiamarsi con più forza
al voto popolare di rottura di una anno fa, ma poi è rifluito nella
politica tradizionale della sinistra. E per questo si è sciolto. Non si
può mettere il vino nuovo negli otri vecchi, come pure ha detto uno dei
suoi promotori.
Nel
frattempo l’Unione Europea ha già messo l’ipoteca sul risultato
elettorale, quale che esso sia. La UE ha già ottenuto da Gentiloni la
piena conferma del folle meccanismo automatico di innalzamento dell’età
pensionabile, il che ha portato ad un po’ di sceneggiate con
CGILCISLUIL, nessuno dei quali aveva in realtà mai rivendicato
l’abrogazione della legge Fornero.
Inoltre
la UE ha già prenotato il mese di maggio per una nuova manovra di
tagli, concedendo al governo ed alle principali forze politiche
unicamente la possibilità di una campagna elettorale che faccia finta
di niente. Da quel 5 agosto 2011 in cui Draghi e Trichet scrissero la
lettera sulle cose da fare, tutti i governi italiani hanno adottato quel
testo come programma. E se qualche impegno è saltato, ci pensa o ci
penserà il pilota automatico, come il presidente della BCE ha chiamato
le decisioni economiche che vengono imposte all’Italia e agli altri
paesi della UE sotto controllo della Troika.
A
fine anno si dovrebbe poi votare in parlamento la conferma definitiva
del Fiscal Compact, cioè di quel trattato, già recepito in Costituzione
con la modifica ( quasi unanime ) dell’articolo 81, che cancella tutti i
principi e i diritti sociali della nostra Carta, nel nome del pareggio
di bilancio e della riduzione del debito.
Insomma
la rottura di popolo di un anno fa non ha avuto alcuna vera conseguenza
negli indirizzi di fondo del sistema politico, dove tutte le principali
forze sono alla ricerca di patenti di rispettabilità e approvazione
proprio da quei poteri italiani, europei, americani, che avevano puntato
sulla vittoria di Renzi al referendum.
Il
risultato di tutto questo è un sistema politico sempre più autoritario
ed escludente, che non a caso registra un crollo vertiginoso della
partecipazione al voto, che oramai riguarda la metà o meno ancora della
popolazione. A cosa serve votare se chiunque vinca non cambia niente, al
di là di chiacchiere urla o promesse, questa è la convinzione che si
diffonde. E il ritorno di Berlusconi, ora sostenuto anche da Scalfari, è
la più sfacciata conferma di questo sistema che non cambia.
Il
M5S raccoglie e probabilmente raccoglierà ancora il consenso genuino di
chi rifiuta le tradizionali politiche del palazzo e chiede ben altro.
Ma gli elogi a Rajoy, il viaggio negli USA, la ricerca del dialogo con
Macron da parte di Di Maio, dimostrano che la leadership di quel
movimento cerca prima di tutto di legittimarsi con le élites liberiste,
che non danno mai benedizioni gratuite.
Non
c’è alcuna corrispondenza tra il voto di un anno fa e il sistema
politico: quest’ultimo si muove tutto dentro il quadro della
controriforma liberista, proponendo unicamente alternative all’interno
di essa.
Chi
rivendica lavoro e eguaglianza sociale. Chi vuole la scuola pubblica,
lo stato sociale e l’intervento pubblico nell’economia contro il dominio
del mercato. Chi vuole la difesa dell’ambiente contro l’incuria e la
devastazione delle grandi opere. Chi rifiuta e combatte l’oppressione e
la violenza di sesso, di razza, di classe. Chi rifiuta ed odia lo
sfruttamento, il dominio della finanza, il capitalismo. Chi soffre e chi
lotta sa o deve sapere che è necessaria una rottura di sistema.
Solo
la rottura con i vincoli UE, con gli impegni militari NATO, con
trent’anni di politiche liberiste sempre eguali a se stesse, solo la
rottura con il sistema politico e culturale della controriforma crea
un’alternativa, un’alternativa fondata su quei principi sociali della
Costituzione che oggi sono brutalmente negati dal potere.
La
coraggiosa proposta elettorale di Je So Pazzo, per me, è su questo che
deve misurarsi. Non si tratta di aggiungere altre parole al
chiacchiericcio del palazzo, ma di dare voce e forza a chi rialza la
testa e vuole ribellarsi. L’appuntamento elettorale può essere solo un
passaggio, e neppure dei più importanti, di questa ribellione
organizzata contro il sistema e contro tutte le sue finte alternative.
Un passaggio che serva ad accumulare ed unire forze per tutti i
conflitti che si aprono e si dovranno aprire. Noi di qua, voi di là.
Solo se si dice questo ha senso partecipare a queste elezioni, governate
dal regime che ha perso il referendum un anno fa.
Rete per l'Autorganizzazione Popolare - http://campagnano-rap.blogspot.it
Pagine
- Home
- L'associazione - lo Statuto
- Chicche di R@P
- Campagnano info, news e proposte
- Video Consigliati
- Autoproduzione
- TRASHWARE
- Discariche & Rifiuti
- Acqua & Arsenico
- Canapa Sativa
- Raspberry pi
- Beni comuni
- post originali
- @lternative
- e-book streaming
- Economia-Finanza
- R@P-SCEC
- il 68 e il 77
- Acqua
- Decrescita Felice
- ICT
- ECDL
- Download
- हृदय योग सारस
domenica 26 novembre 2017
Elezioni. La proposta in campo deve misurarsi con la rottura dei vincoli di Unione Europea e Nato
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento