giovedì 30 novembre 2017

Libro.L'algoritmo fase suprema del capitalismo.

"La società non esiste: esistono individui, uomini, donne e famiglie". Affermava così, con entusiasmo, la premier del Regno Unito Margaret Thatcher nel 1987, dopo che le sue politiche avevano imposto il neoliberismo, riducendo diritti ai lavoratori, licenziando, usando la violenza, diminuendo il ruolo dello Stato.
 


Eppure, all'epoca la società, quella unita da grandi legami solidali, esisteva eccome: basti pensare al grande sciopero dei minatori britannici che furono sì sconfitti ma dopo aver combattuto forse la più importante lotta di classe del Novecento, almeno in Occidente.
A trent'anni di distanza, però, nonostante la grande crisi economica prodotta del neoliberismo, quella frase della Thatcher appare sinistramente profetica. Oggi, infatti, gran parte di quelle agenzie che contribuivano a costruire legami sociali forti sono indebolite e l'uomo stesso non crede più nell'azione collettiva ma solo in quella individuale. Anzi, oggi con il trionfo della tecnologia, dell'informatica, degli algoritmi, si è arrivati a una sorta di universo pre-hobbesiano, allo stato di natura, nel quale l'uomo compete contro gli altri uomini, senza bisogno di regole, senza freni sociali.
È questa una delle tesi principali dell'ultimo libro di Rita di Leo, professore emerito di Relazioni internazionali alla Sapienza di Roma. Il volume, appena pubblicato da Ediesse per la collana Citoyens, si intitola Cento anni dopo: 1917-2017. Da Lenin a Zuckerberg.
La studiosa approfitta del centenario della Rivoluzione d'Ottobre per leggere in filigrana la vicenda del Novecento conclusosi, di fatto, nel 1989 quando ad essere sconfitta non è stato l'esperimento comunista. A perdere una partita importate, nel 1989, è stata la politica, sconfitta per mano dell'economia.
Il volume si apre con due capitoli dedicati il primo al totalitarismo e il secondo alla democrazia. Secondo l'autrice, il concetto di totalitarismo, usato sia per il nazismo che per il comunismo, ha avuto una funzione ideologica ancor prima che euristica in virtù della quale, lungi dall'analizzare le profonde differenze tra i due sistemi, è servita a una vasta fetta di intellettuali per includere l'uno nell'altro: comunismo uguale nazismo uguale male assoluto. Il risultato di questa operazione è stato quello di bandire dal pensiero occidentale l'idea stessa della rivoluzione, cioè di una possibile alternativa, per ricondurla in una dimensione solo violenta, volta a instaurare il terrore.
In conseguenza di ciò, si è registrato il trionfo della democrazia, o meglio della democrazia procedurale teorizzata dall'economista austriaco Joseph Schumpeter, cioè quella forma di democrazia più vicina all'economia, assimilata in tutto e per tutto al mercato. A ciò, però, almeno in Europa, si è arrivati gradualmente e solo dopo il 1989. Prima, la politica era riuscita a trattare alla pari l'economia proprio con la minaccia del '17 bolscevico.
Conclusasi quell'esperienza, tutta la politica si è indebolita. Gli attori della mediazione politica sono diventati irrilevanti; la rappresentanza si è svuotata e il potere si è sempre più concentrato in una fitta rete di legami tra banche, Stati, gruppi industriali e media.
Un filo rosso che accompagna il volume è l'attenzione rivolta ai filosofi-re, coloro i quali sono in grado di influenzare gli altri uomini e convincerli a credere che esiste una modalità alternativa e migliore del vivere associato. Essi, infatti, storicamente hanno dimostrato l'esistenza del cambiamento e, ove possibile, lo hanno perseguito e difeso.
Il loro ruolo è stato determinante nella partita che ha visto contrapposte due idee del mondo, infatti il terreno delle idee è stato uno dei campi di battaglia nei quali è avvenuto lo scontro tra il capitalismo e l'esperimento sovietico. Lo sforzo maggiore, compiuto soprattutto dai Paesi europei, i più vicini geograficamente all'Urss, è stato quello di impedire, attraverso media, immagini, miti, ideologie, intellettuali organici, che il '17 fosse pensabile come alternativa di miglioramento. Dall'altra parte, invece, dopo l'uscita di scena di Lenin, agli intellettuali, che pure si erano appassionati alla rivoluzione e l'avevano sostenuta, toccò la stessa sorte dei borghesi.
Qui la studiosa introduce l'efficace e affascinante metafora del golem, una figura mitologica ebraica, dotata di una grande forza, ma priva di pensiero e anima, che inizialmente serviva il suo demiurgo. Si è arrivati così all'operaio-golem, cioè a imporre ovunque la direzione operaia, dalla fabbrica allo Stato. Un tentativo che durò settant'anni, ma le cui crepe si aprirono fin da subito lasciando presagire l'esito.
Il tutto avvenne dentro un processo di forte industrializzazione, soprattutto pesante, che stava dentro la concezione del mondo dell'avversario capitalista e non ha permesso di rispondere alla domanda cruciale: in cosa si distingue il socialismo dal capitalismo?
Negli anni più recenti, affievolitasi sempre più l'idea dell'alternativa, un nuovo golem si è imposto nel mondo globalizzato. È l'algoritmo, la formula magica che trasforma tutto il vivere insieme in un calcolo tra costi e benefici. Va da sé, benefici utilitaristici, non certo collettivi. Il suo successo si deve allo straordinario sviluppo delle tecnologie informatiche. La connessione elettronica sostituisce quella sociale e i network, più che social, sono asocial, lasciando l'individuo nella sua solitudine, imprigionato in una ragnatela dove conta solo come consumatore. È questa la più grande forma di materialismo che ha finito per disumanizzare l'uomo imponendo il primato della teologia della tecnica.
In questa situazione, per l'autrice, l'unica soluzione, quasi miracolosa,
sarebbe il ritorno dall'inferno del pensiero computazionale dei filosofi-re, colpiti da ostracismo, disprezzati dai politici professionali, sconosciuti agli esseri umani con cui dividono l'inferno. Si tratterebbe per i filosofi-re di uscire dalla caverna del tempo nuovo e lottare non più contro gli zar dell'economia bensì contro la teologia della tecnica, il nemico del tempo nuovo.

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