giovedì 30 novembre 2017

collettivo militant-L’immigrazione immaginaria/3-



A dispetto della travolgente crescita economica, gli italiani persistono a emigrare. Anzi, secondo il Corriere della Sera (29 novembre), «il numero di italiani che se ne vanno per cercare di farsi una vita all’estero continua a crescere verso livelli mai raggiunti prima». Se ne vanno soprattutto a Londra: «solo Italia, Grecia e Bulgaria registrano flussi in aumento rispetto all’anno prima e solo l’Italia (con 60mila iscrizioni) lo fa fra i grandi paesi di origine delle migrazioni verso la Gran Bretagna».
Ancora: «spagnoli, portoghesi, irlandesi, polacchi, ungheresi o slovacchi fanno tutti segnare crolli a doppia cifra degli afflussi verso il Regno Unito». In numeri assoluti, tra il giugno 2016 e il giugno 2017 sono emigrati in Inghilterra 60mila italiani, +2% rispetto all’anno precedente. A Londra, al momento, vivono e lavorano 147mila italiani, mentre in tutto il Regno Unito gli italiani sono 700mila. Non va meglio in Germania, seconda destinazione preferita per i migranti italiani: «l’emigrazione italiana verso le Germania nel 2016 segna un rallentamento, ma molto lieve: l’ufficio statistico tedesco registra 50mila arrivi; sono meno dei 74mila del 2014, eppure più degli arrivi di italiani del 2012 quando in Italia c’era stata una distruzione netta di oltre 200mila posti di lavoro». Anche qui, «i flussi continuano a crescere mentre frenano per spagnoli o portoghesi». In numeri assoluti, vivono e lavorano in Germania 611mila italiani. Terza la Svizzera, con 19mila italiani trasferiti tra il 2016 e il 2017 e, anche qui, circa 600mila italiani residenti. Un decimo (più di 5 milioni di persone) della popolazione nazionale vive e lavora all’estero. In particolare, l’emigrazione italiana è ai vertici delle statistiche in numerosi paesi Ue. In assoluto, gli italiani sono la principale fonte d’emigrazione europea dopo Romania e Polonia;

in alcuni paesi sono tra le principali popolazioni immigrate: in Germania sono al terzo posto dopo Turchia e Polonia; in Spagna al quarto (ma dopo l’emigrazione inglese che però risponde ad altre caratteristiche socio-economiche, è cioè un’emigrazione ricca), dunque di fatto al terzo, dopo Romania e Marocco; in Svizzera gli italiani sono la prima popolazione immigrata; in Belgio la seconda. E così via. Per fare dei confronti in grado di restituire le dimensioni del fenomeno emigratorio italiano, ci sono più italiani in Germania, Svizzera o Regno Unito che marocchini, albanesi o polacchi in Italia. Sono più di 100mila gli italiani che ogni anno espatriano. Insistiamo nel presentarci come paese d’accoglienza quando la realtà presenta la cifra inversa: siamo una popolazione accolta altrove. Una condizione già nota ma, in tempi di campagna elettorale incipiente, repetita iuvant. Soprattutto giova ripetere il nesso (mancato) tra emigrazione e “crescita economica”: la crescita trainata dall’export e dal turismo non inverte la tendenza all’emigrazione, perché è una crescita jobless, come dicono quelli bravi, cioè senza lavoro.

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