Membri della famiglia e
congiunti si sono aggiudicati 16 dei 51 posti disponibili. Il Comune:
"Vigileremo". E accusa i criteri di assegnazione, basati per l'80% sulle
autocertificazioni.
F.Q. Vincenzo Bisbiglia
Fra i nomi degli assegnatari, ci sono quelli che i romani ormai conoscono a memoria: Alfiero Tredicine, Dino Tredicine, Elio Tredicine, Tania Donatella Tredicine, Mario Tredicine, Anna Maria Cirulli (moglie di Mario Tredicine), Irene Rina Cirulli (sorella di Anna Maria), Sandro Cirulli, Pierina Maria Franceschelli (moglie di Dino Tredicine). Alfiero è anche zio di Giordano Tredicine, ex consigliere Pdl condannato a 3 anni nel processo sul Mondo di Mezzo. Un cartello familiare – su cui da anni indagano a vario titolo magistratura e Guardia di Finanza – ben organizzato che è riuscito ad accaparrarsi la bellezza di 16 postazioni sulle 51 a disposizione, mentre gran parte dei posteggi restanti sono comunque stati vinti da commercianti “esperti” del settore. La famiglia Tredicine – originaria di Schiavi d’Abruzzo, in provincia di Chieti – gestisce da anni la stragrande maggioranza degli spazi riservati ai camion bar (in molti casi posizionati proprio davanti ai monumenti più importanti), alle bancarelle e ai venditori di caldarroste. Grazie a un forte sodalizio con la comunità bengalese – documentato dalle informative delle Fiamme Gialle – i concessionari utilizzano ai banchi quasi esclusivamente i migranti di quella nazionalità.
Ma com’e’ stato possibile? Non si doveva “resettare tutto” e consegnare alla Capitale d’Italia un mercatino di Natale degno di quelli europei? I motivi vanno ricercati probabilmente nella struttura del bando, che ha sì assegnato l’80% del punteggio alla qualità dichiarata nelle autocertificazioni, ma ha anche riservato il 20% alla cosiddetta “anzianità”, un criterio forse meno influente ma maggiormente riscontrabile, rispetto alla valutazione soggettiva di una commissione che si trova a valutare delle dichiarazioni d’intenti. “Si tratta di un parametro contenuto nelle indicazioni della conferenza Stato-Regioni”, prova a spiegare Coia, contattato da ilfattoquotidiano.it, che si è detto “piuttosto sorpreso dell’accaduto”. “Dobbiamo comunque verificare se tutto ciò corrisponde a verità – ci spiega, nonostante l’evidenza delle graduatorie emesse – e comunque sia ci sarà un fortissimo controllo dei nostri ispettori fra quanto dichiarato in sede di partecipazione al bando e il servizio realmente erogato, pena la revoca dell’assegnazione”.
Almeno sotto il profilo dei protagonisti, si torna dunque al 2014, ovvero all’ultima edizione del mercatino di Piazza Navona, dopo la quale iniziò la guerra messa in campo prima da Ignazio Marino e poi dal commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca. Fu proprio il sindaco del Pd a dichiarare guerra ai Tredicine, cercando (invano) di disegnare una Festa della Befana più moderna servendosi di un regolamento finito poi inapplicato a causa dei numerosi ricorsi e alle sospensive dei tribunali amministrativi. Una battaglia all’epoca sostenuta anche dal M5S all’opposizione (nelle cui file militava l’attuale sindaca Virginia Raggi). Per questo Natale 2017, basterà il dimezzamento dei banchi e “il controllo inflessibile della polizia locale”? In attesa di saperlo l’assessore capitolino al Commercio, Adriano Meloni, esulta già: “Finalmente, dopo diversi anni di assenza, i romani e turisti riavranno la festa della Befana da Piazza Navona. Questo è stato possibile grazie alla predisposizione di un bando che ha fatto proprie tutte le indicazioni per il rispetto del decoro di uno dei luoghi più belli al mondo e per la migliore gestione della sicurezza”.
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