E successivamente, a giugno 2015, è stata nominata tra i cinque consiglieri di Equitalia. La consigliera in questione è Susanna Masi, alla quale i pm “contestano l’ipotesi di ‘rivelazione di segreto d’ufficio’ e il reato di ‘false attestazioni sulle qualità personale’ per non avere dichiarato il proprio conflitto d’interessi”. Le informazioni che avrebbe passato al colosso della consulenza sarebbero state pagate almeno 220mila euro. A scriverlo è il Corriere della Sera, che specifica come secondo la procura “dal 2013 al gennaio 2015 la consigliera Masi avrebbe trasmesso a Ernst & Young i contenuti riservati delle discussioni sulle normative fiscali all’interno del governo e al Consiglio dei ministri“.
A essere accusati di corruzione sono la società, “e il suo senior partner e rappresentante italiano Marco Ragusa“.
Masi “avrebbe fornito a Ernst & Young notizie riservate grazie al suo ruolo istituzionale di membro della segreteria tecnica” o “consigliere del ministro”, permettendo così al gruppo di “poter offrire ai grossi clienti” e alle banche in particolare “servizi di ottimizzazione fiscale già parametrati sulle norme in divenire”.
Da parte sua Masi si sarebbe “resa disponibile a proporre modifiche” a vantaggio della società e dei suoi clienti “alla normativa fiscale interna in corso di predisposizione, nella materia di transazioni finanziarie nella quale era direttamente coinvolta quale membro della segreteria tecnica del ministero”. Secondo le mail citate dalla Procura, che risalgono al 30 maggio 2013, e le intercettazioni del 28 marzo 2014, Masi “avrebbe comunicato a Ernst & Young notizie riservate, ottenute per ragioni d’ufficio e che dovevano restare segrete, relative alla proposta di introduzione di una tassa europea sulle transazioni finanziarie” e “”discusse tra i rappresentanti degli 11 Stati partecipanti ai lavori della cooperazione internazionale“.
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