Mentre tutti i media danno con grande enfasi e soddisfazione notizia delle iniziative che si stanno svolgendo in tutta Italia per la “giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, con solenne partecipazione delle Istituzioni dello Stato, da Paolo Gentiloni che twitta “L’Italia civile si unisce per dire basta alla vergogna della violenza sulle donne”, a Laura Boldrini che dichiara in Parlamento che tale violenza “sfregia la nostra comunità”, viene rinchiusa nel carcere femminile di Trieste A.M., di 47 anni, prelevata dalla propria dimora, messa a disposizione dal Comune di Fiume Veneto (Pordenone) e proprio per le pessime condizioni di salute poiché da anni soffre di una grave patologia degenerativa che le impedisce la deambulazione, dove a occuparsi di lei erano anche gli assistenti sociali (notizia Ansa delle 12,36 di ieri ripresa solo da Huffington Post).
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A.M., che aveva già un equilibrio fisico precario per l’insorgere della patologia, per anni era stata sistematicamente picchiata dal marito. Una notte del 2010, al culmine dell'esasperazione, la donna prese un coltello e uccise l’uomo nel sonno. Viene condannata a 10 anni, confermati in tutti i gradi di giudizio.
Se anni e anni in cui una donna con crescente disabilità viene picchiata sistematicamente dal marito (non una volta, non dieci volte, ma SISTEMATICAMENTE) e come unica difesa ha quella di ucciderlo nel sonno, e la legittima difesa non viene riconosciuta e di conseguenza la donna non viene assolta, a che servono tutte le bella parole delle Istituzioni?
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