Teatro pieno, in via Bari. Di giovani attivisti e antichissimi militanti.
L’idea lanciata dagli attivisti napoletani di Je So’ Pazzo sembra aver liberato tutte le soggettività politiche organizzate, da quelle che stanno crescendo a quelle in grandi difficoltà, dal rischio (e la paura) di avanzare la stessa proposta e vedersela rifiutare per il rischio (e la paura) che qualcun altro mettesse cappello sulla proposta di una lista “potere al popolo” da presentare alle ormai prossime elezioni politiche.
L’idea lanciata dagli attivisti napoletani di Je So’ Pazzo sembra aver liberato tutte le soggettività politiche organizzate, da quelle che stanno crescendo a quelle in grandi difficoltà, dal rischio (e la paura) di avanzare la stessa proposta e vedersela rifiutare per il rischio (e la paura) che qualcun altro mettesse cappello sulla proposta di una lista “potere al popolo” da presentare alle ormai prossime elezioni politiche.
E fin dall’introduzione, Viola chiarisce che “a forza di salvare il salvabile abbiamo perso quasi tutto”. Il tentativo dev’essere quello di “fare tutto al contrario”, perché non c’è più niente da perdere. Andiamo dappertutto, con modesti ed entusiamo e concfrontiamoci per sapere cosa “i territori” vogliono. Nessuno “ha verità in tasca”, e si vede… Se qualcuno l’avesse avuta, non saremmo in queste condizioni.
Mutualismo e controllo popolare, due pratiche/percorsi che sono state effettivamente messe alla prova, a Napoli. Era iniziata con il controllo dei seggi, in cui i soliti “maneggioni” hanno iniziato ad aver paura. Poi si è estesa ad altre situazioni (sanità, ecc), chiarendo sempre che la chiave è chiedere alla gente di cosa ha bisogno e attivarla per ottenerlo. Il potere della decisine, insomma, che deve tornare “al popolo”.
Un metodo che va applicato anche per “trovare i quattro-cinque punti” che la gente – non la nostra testa – approva.
L’intervento della Piattaforma Eurostop all’assemblea di Roma
La “pazziata” convocata dai compagni di Napoli ha risolto un problema per molti: adesso c’è una idea e una proposta sul campo per affrontare la scadenza elettorale.
L’ipotesi del Brancaccio è fallita perché era il residuo di un piccolo e ormai insopportabile mondo antico della sinistra italiana.
La prospettiva che può indicare l’assemblea di oggi è priva di quella opprimente sensazione di sconfitta o di quel senso da ultima spiaggia, al contrario potrebbe rilanciare in avanti.
Oggi è necessario rimettere in campo una visione decisiva: quello di un cambiamento radicale di un sistema di disuguaglianze sociali e autoritarismo diventato ormai insostenibile e insopportabile proprio perché è fondato sulle disuguaglianze e l’autoritarismo. Il modello repressivo di Minniti incarna perfettamente questo sistemaQuindi è un’assemblea che vorrebbe mettere fine alla stagione del meno peggio o dell’illusione di poter tirare la giacca a governi amici e alla politica istituzionale.
Di fronte a questo stato mentale delle esperienze della sinistra, la gente, il nostro popolo o non va a votare o “vota per vendetta” – come dimostrano le ultime elezioni nelle periferie o i risultati delle Rsu nelle fabbriche metalmeccaniche – anche contro una sinistra ormai percepita come parte del sistema e del problema e non una sua alternativa.
Se rimettiamo finalmente in campo l’idea del cambiamento, dobbiamo rimettere in circolazione anche l’idea che questo non è possibile senza una rottura con la situazione esistente. E sul quadro esistente pesa un convitato di pietra – rimosso troppo spesso dall’analisi e della discussione – e che detta fin nei minimi dettagli (a livello di governo centrale e di amministrazioni locali) i limiti dentro cui è consentito muoversi.
Questo convitato di pietra è la gabbia costruita intorno all’Unione Europea, alla Nato e all’Eurozona. E’ una gabbia fatta di vincoli e automatismi in cui non c’è spazio per la democrazia, la sovranità popolare, le risorse o i margini per cambiare concretamente l’ordine delle priorità sociali (l’esperienza della Grecia lo ha dimostrato). E questi trattati vincolanti sono incompatibili con la Costituzione che abbiamo difeso con efficacia nel referendum del 4 dicembre dello scorso anno.
La Piattaforma Eurostop guarda positivamente alla proposta messa in campo dai compagni di Napoli e su questo discuterà e deciderà nella sua assemblea nazionale del prossimo 2 dicembre.
In coerenza con la sua ragione sociale, Eurostop ritiene centrale e decisiva la questione della rottura con l’Unione Europea, l’euro e la Nato come presupposto inevitabile di ogni vera ipotesi di cambiamento politico, democratico e sociale nel nostro e negli altri paesi.
A nostro avviso questo è uno spazio politico e sociale praticabile con efficacia per le forze progressiste – come si è visto in Francia – ed è l’unico, insieme all’antifascismo militante, che può contendere lo spazio alla destra tra la nostra gente, nelle periferie come nei luoghi di lavoro.
Discutiamone presto e lealmente e lavoriamo ad una sintesi possibile.
Piattaforma Eurostop
Roma, 18 novembre
L a diretta streaming
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