giovedì 5 settembre 2013

Schifani, capogruppo Pdl al Senato: "Si avvicina crisi di governo" Pd: "Crisi di governo sarebbe delitto"

Il capogruppo Pdl al Senato; "Non c'è più rispetto alleanza, verso countdown crisi". Ma "pronti anche a battaglie da opposizione". Il responsabile organizzazione del Pd Davide Zoggia: "Nel caso Napolitano deciderà per il bene del Paese, serve nuova legge elettorale". E ribadisce: "Sulla decadenza di Berlusconi responsabilità di eventuale crisi è solo del Pdl".

repubblica.it
ROMA - I venti della crisi di governo soffiano forti. Il capogruppo Pdl al Senato, Renato Schifani, dice: "Vedo l'avvicinarsi di un momento di crisi. Quando si convive in un'alleanza devono vigere le regole del reciproco rispetto" e dal Pd "non riscontriamo questo atteggiamento". Dunque ecco "l'avvicinarsi verso un countdown che determinerà irreversibilmente scelte politiche", aggiunge e puntualizza che "tutto il gruppo del Pdl al Senato è compatto, ieri ci siamo trovati tutti nella volontà a mantenere l'unità, pronti anche a battaglie da opposizione".  Schifani giudica "pessimo" l'inizio dei lavori della Giunta per le elezioni al Senato che dovrà decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi e si dichiara "preoccupato" perché dalle prese di posizione del Pd "tutto lascia mal sperare".

Ma di fronte all'ipotesi di una fine anticipata dell'esecutivo i Democratici si dicono convinti che "il presidente Napolitano deciderà per il meglio, per il bene del Paese". Il responsabile organizzazione del Pd Davide Zoggia chiarisce però una cosa: "Pensare di votare con questa legge elettorale sarebbe un delitto per il nostro Paese. Il Parlamento dovrebbe cercare di approvare una nuova legge elettorale e approvare la legge di stabilità", aggiunge. Quindi in qualche modo andare avanti e avere altro tempo.

La "responsabilità di un'eventuale crisi legata alla decadenza di Berlusconi sarebbe del Pdl", ha poi affermato Zoggia. "La linea del nostro partito espressa da Epifani è che per noi la legge Severino è costituzionale". Il "bene del paese" non suggerisce un'altra via d'uscita, come alcuni propongono, ma "non bisogna chiudere gli occhi di fronte a nessuno - ha osservato - non possiamo fare delle eccezioni perché altrimenti verrebbe meno un principio fondamentale. Invece sembra che rispettare questo principio sia una stranezza. La responsabilità di una eventuale crisi è chiaro che sarebbe del Pdl".

Poi Zoggia ricorda come si è arrivati a questa situazione e al "ricatto" del Pdl. "Siamo in una situazione di alleanza non voluta legata a un risultato elettorale che al Senato, anche per effetto della legge elettorale, non ci ha consentito di governare. Ci sono dei compromessi, si tenta di contenerli. E' un governo di coalizione atipica".

Ieri, intanto, dopo le promesse di rottura ventilate dal Pdl c'è stata una frenata, almeno sull'imminenza della decisione. Berlusconi ha rinviato lo strappo, di qualche giorno, in attesa di capire meglio quali scenari si potrebbero aprire dopo. Il premier Enrico Letta continua a dirsi ottimista e a ripetere che "andare avanti si può" con il Pdl, e ricorda agli alleati di governo che prima di tutto c'è "il bene del Paese". Ma se questo non fosse un punto sufficiente a far cambiare idea ai pidiellini non è escluso che in caso di crisi, si cerchi una maggioranza alternativa. Un'ipotesi che lo stesso Silvio Berlusconi sta valutando e che, falchi e colombe del suo partito, usano per incitarlo alla rottura o al contrario fargli cambiare idea.  "Il partito unito non è una sorta di caserma agli ordini di qualche caporale, ma può essere attraversato da riflessioni politiche che possono anche essere diverse", ha detto Fabrizio Cicchitto. Le frizioni nel partito non mancano, infatti, e la scelta di rompere con l'esecutivo Letta potrebbe comunque avere pesanti conseguenze.

Nel Pd intanto si valutano anche le ripercussioni di un'eventuale crisi sul congresso del partito. "La macchina del congresso è ormai partita, ma sono preoccupato. E se c'è una crisi prima viene l'Italia e poi l'assise del Pd", ha detto in un'intervista a Repubblica Beppe Fioroni. Se il Pdl dovesse far cadere l'esecutivo Letta, "la priorità è dare un governo al Paese". Dunque è ipotizzabile quantomeno uno slittamento del congresso. "Va da sé, se però non c'è crisi di governo bisogna fare quello che va fatto" e magari anche accelerare i tempi perché "non ci sarebbe motivo di rimandare. Mi auguro sia un congresso in cui si confrontino le idee e si dia ai Democratici la possibilità di scegliere", ha sottolineato il dirigente del Pd, "personalmente premierò chi costruirà il massimo di unità".

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