mercoledì 25 settembre 2013

Roma, lo spreco va in metrò

La terza linea della capitale ormai è la nuova Salerno-Reggio Calabria. Ci si lavora da sei anni, sono stati già spesi 3,5 miliardi (quasi il doppio del previsto) e neppure una stazione è stata finita. Ora interviene la magistratura.

L'Espresso di Domenico Lusi
Presunti illeciti nei finanziamenti del Cipe per far ripartire i lavori, collaudi irregolari, rischi per la stabilità del Colosseo. La Metro C di Roma è di nuovo nel mirino della Corte dei conti. Il procuratore regionale per il Lazio, Angelo Raffaele De Dominicis, titolare dell'inchiesta sull'abnorme lievitazione dei costi dell'opera (sono già stati spesi 3,5 miliardi contro i due previsti senza che una sola stazione sia stata consegnata), ha delegato ai suoi aggiunti due nuovi filoni d'indagine.

Il primo, nato da un esposto di un giudice della Sezione controllo, riguarda presunte irregolarità nella delibera del Cipe del 2012 che ha stanziato i 253 milioni necessari a chiudere il contenzioso tra la stazione appaltante Roma Metropolitane (controllata al 100 per cento dal Campidoglio) e il consorzio vincitore della gara, composto da Astaldi, Vianini Lavori, il gruppo Caltagirone, Ansaldo Sts, Cmb di Carpi e Ccc. Ad agosto il pagamento è stato oggetto di un braccio di ferro tra Comune e costruttori, che hanno fermato i lavori. Ai primi di settembre è stata raggiunta un'intesa, ma ora la partita potrebbe riaprirsi. Nel fascicolo è finito anche l'esposto di un altro giudice contabile su irregolarità nei collaudi di Roma Metropolitane sulla tratta Pantano-San Giovanni.
La seconda indagine riguarda possibili danni all'area archeologica dei Fori derivanti dai lavori tra San Giovanni e piazza Venezia. Per il ministero delle Infrastrutture non ci sono rischi, ma i giudici vogliono vederci chiaro.

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