martedì 17 settembre 2013

Pd, il giallo delle tessere

La campagna di iscrizioni del 2013 sta andando molto male. Perché? Da un lato, c'è il calo dei 'vecchi' militanti, delusi dalle larghe intese. Ma dall'altro, secondo i renziani, ci sono i 'sacchetti di sabbia' burocratici che l'apparato avrebbe messo per evitare l'arrivo in massa dei simpatizzanti del rottamatore.

L'Espresso di Cristina Cucciniello
 
 
«Sono oltre due mesi che mi vorrei iscrivere al Partito Democratico, non pensavo fosse un impresa cosi ardua, tra le più difficili mai affrontate in vita mia»: l'appello di Alessandro, aspirante tesserato del principale partito del centrosinistra italiano, comparso sulla pagina Facebook dedicata alle attività della federazione romana democratica, può sembrare una curiosità isolata. Invece non lo è, perché attorno al tesseramento 2013 del Pd stanno, in effetti, succedendo cose abbastanza strane.

Erano 505.072 gli iscritti nel 2012, sul totale dei 6.202 circoli italiani e dei 119 circoli al di fuori dell'Italia, secondo quanto dichiarato nel bilancio sociale del Partito Democratico. Sono 205.000, meno della metà, a settembre 2013 - secondo quanto dichiarato da Matteo Renzi, sindaco di Firenze, in corsa per segreteria nazionale, dal palco della Festa Democratica di Firenze - coloro che ad oggi hanno rinnovato o sottoscritto per la prima volta la tessera. E' di 7.500.000 di euro, invece, l'obiettivo d'incasso cui tende la dirigenza nazionale: nel preventivo 2013, sotto la voce delle entrate provenienti dal tesseramento, c'è proprio questa cifra.

Cifra che potrebbe ancora essere raggiunta, poiché, come ci fa notare Davide Zoggia, parlamentare del Partito Democratico nonché responsabile organizzazione all'interno della Segreteria nazionale, «non c'è un calo di iscrizioni: siamo a settembre, l'anno solare termina a dicembre, solo allora sarà possibile rilasciare dichiarazioni sull'eventuale calo».

Eppure, per ora i numeri dicono altro. E nei mesi in cui si gioca la partita pre-congressuale, i tesserati o gli aspiranti tali nel complicato gioco di regolamenti e statuti, diventano pedine fondamentali. Aprire o chiudere a nuovi iscritti diventa insomma elemento della battaglia.

Come è accaduto a Bucine, provincia di Arezzo, 10.000 anime, dove a dicembre 2012 l'iscrizione di circa 30 nuovi tesserati ha causato polemiche e una lunga attesa. 30 iscritti in più, nelle settimane in cui il Partito Democratico decideva per il candidato premier e per le liste dei parlamentari da candidare alle politiche 2013, erano considerati 30 voti in più alla corrente avversaria della dirigenza locale.

In sostanza, c'è un'ala del partito che propende per la conservazione e la tenuta degli iscritti storici e un'altra che punta ad allargare il bacino dei tesserati. E mentre sui social network girano battute che equiparano la difficoltà ad iscriversi al Partito Democratico alla difficoltà di prender parte a logge segrete, accade anche che agli aspiranti iscritti venga chiesto di essere «accompagnati da due testimoni» che accertino la fede democrat.

«La sensazione è che sia necessario mostrare l'esame del Dna per ottenere una tessera. A questo si aggiungono le difficoltà dovute alla chiusura di alcuni circoli sul territorio: a causa della spending review è accaduto che alcune sedi territoriali siano state chiuse e che, quindi, per tesserarsi, sia necessario rivolgersi altrove», dice Antonio Mazzeo, segretario organizzativo Regionale per la Toscana.

«Non è stato facile organizzare un banchetto temporaneo per le iscrizioni, durante la Festa Democratica di Firenze: c'è una volontà di disincentivare le nuove iscrizioni, cui si aggiunge la barriera economica dei 50 euro previsti per l'iscrizione on line», rincara Nicola Danti, Consigliere Regionale toscano per il Partito Democratico.

E se il senatore Andrea Marcucci accusa su Twitter «Crolla il tesseramento del Pd. Basta sacchetti di sabbia per arginare il cambiamento», alludendo al percorso ad ostacoli del tesseramento, il suo collega marchigiano Mario Morgoni ci spiega che le operazioni di tesseramento, eventi, apposite giornate informative  «da aprile ad oggi sono partite in ben pochi circoli».

Ma, oltre alle difficoltà burocratiche, secondo alcuni le iscrizioni calano anche per i dubbi 'politici': «C'è un clima di attesa, la volontà di attendere l'evolversi della situazione nazionale, sia rispetto al governo di larghe intese sia rispetto alla data ed alle regole congressuali», dice Morgoni. «Questo si traduce in una protesta silenziosa, strisciante e nel rallentamento o nell'azzeramento delle attività di tesseramento. Ascolto esponenti Pd che individuano il fattore determinante per calo di iscrizioni nel fatto che non c'è un chiaro discrimine fra i diritti di un tesserato ed i diritti di un semplice simpatizzante: che senso avrebbe iscriversi, se poi alle primarie può votare anche un non tesserato?». 

Che l'azione del tesserarsi abbia ormai poco appeal, a causa della mancanza di un valore aggiunto offerto dall'essere iscritto è un leit motiv che rimbalza da circolo a circolo. «Per fare un esempio, io ogni anno rinnovo l'abbonamento allo stadio per andare a vedere le partite della squadra di cui sono tifoso, ma anche perché questo comporta dei benefit, come l'acquisto in prelazione di biglietti fuori abbonamento. Ma iscrivermi al Pd, oggi, quali benefit mi offre?», dice Carlo, militante romano. Laura, 23 anni, una forte passione politica, studi all'estero ed un presente in Italia come tirocinante presso una società di organizzazione eventi, racconta che vorrebbe sentirsi più coinvolta ma che «il circolo del Partito Democratico della mia città, Pistoia, è poco più che un circolo della briscola». Partite a carte e feste di Carnevale per i nipotini degli iscritti, tutti anziani: se l'offerta culturale e politica è questa, cala la volontà d'iscriversi in chi ha l'età di Laura.

«Non è un caso che sia stato il MoVimento 5 Stelle il partito che ha raccolto il maggior numero di consensi nella fascia d'elettorato più giovane lo scorso febbraio. La disaffezione dovuta al risultato elettorale ha causato l'allontanamento anche degli iscritti e dei simpatizzanti più fedeli, ma la vera sconfitta è stata non saper avvicinare i giovani. Mancanza di motivazione e di spinta vitale, entusiasmo spento: c'è questo dietro la protesta dei circoli che hanno preferito bloccare le attività di tesseramento», sostiene Filippo Crimì, 27 anni, vicentino, fra i più giovani parlamentari del Partito Democratico.

Il fattore di attesa, l'incertezza legata al congresso ed alla vicenda Berlusconi, hanno pesato anche in un territorio tradizionalmente "rosso", come l'Emilia: «La situazione è che a fine agosto siamo intorno al 50 per cento di rinnovi rispetto allo scorso anno. Il congresso stimolerà un po' di iscrizioni e ci sarà chi troverà in quella scadenza le motivazioni per fare la tessera, indipendentemente dal candidato scelto. Anche perché il nostro statuto prevede che solo gli iscritti possano votare per l'assemblea nazionale e per le elezioni degli organi territoriali, dal segretario di circolo a quello provinciale», ha dichiarato alla stampa locale il segretario provinciale di Reggio, Roberto Ferrari.  

Insomma, alla base del calo di iscritti non c'è solo il disagio per la sconfitta elettorale: se, come scrive Pippo Civati, parlamentare e candidato alla Segreteria nazionale, non va tutto benissimo è anche perché «se chiedi agli elettori di aderire, devi dare loro un motivo. Che per me è quello di decidere insieme la linea politica, essere puntualmente informati sulle questioni più rilevanti, poterle valutare e potere ?€˜orientare' il partito verso alcuni precisi obiettivi». Ovvero, il nodo da sciogliere non è quello dell'obiettivo numerico, ma quello dell'identità del Partito: includere, aprire, offrire partecipazione o lasciare in stand by gli aspiranti nuovi iscritti, puntando alla conservazione dello zoccolo duro della base militante?

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