domenica 1 settembre 2013

Legalizzare la cannabis vale come due Imu. Perché no?

A circa un mese dalla chiusura della campagna raccolta firme, i Radicali promuovono sui social network un cartone animato a sostegno della raccolta firme per il referendum contro il carcere per i fatti di lieve entità connessi al consumo delle sostanze stupefacenti. Nel video "La legalizzazione illustrata agli adulti" di Flavio Avy Candeli e Giovanni di Modica, un cane antidroga illustra i vantaggi economici e le implicazioni medico sociali a sostegno della legalizzazione delle droghe.

Nel cartoon vengono forniti tanti dati ed informazioni a sostegno del fallimento delle politiche proibizioniste. E si portano anche cifre suggestive sulla legalizzazione della cannabis: ''se lo Stato la legalizzasse avrebbe introiti pari a 8 miliardi di euro l'anno, come a due Imu sulla prima casa, quanto basta per costruire 30 nuovi ospedali o comprare - si aggiunge ironicamente - sessanta F35''.

 Il quesito referendario propone, in sostanza, ''di abolire il carcere - si legge nel sito ''cambiamonoi.it'' - per fatti di lieve entità della normativa sugli stupefacenti. Per eliminare quelle norme che riempiono le carceri di consumatori. Vogliamo - essendo impossibile una vera legalizzazione, a causa di convenzioni internazionali stipulate dall'Italia - che sia evitata la pena detentiva per fatti di lieve entità, mentre resterebbe la sanzione penale pecuniaria''. Se vincesse il referendum, verrebbe eliminata per tutte le violazioni che riguardano fatti di lieve entità (ad es. coltivazione domestica, possesso e trasporto di quantità medie, condotte border line tra consumo e piccolo spaccio), la pena detentiva mentre rimarrebbe la sanzione penale pecuniaria della multa da 3mila a 26 mila euro.
I radicali spiegano che per via referendaria, a causa delle convenzioni internazionali stipulate dall'Italia, una legalizzazione completa non è raggiungibile. ''Ma è la nostra prospettiva'', assicurano. Questi gli effetti della nuova normativa immaginata dai referendari: mai il carcere per fatti di lieve entità; probabile riduzione pressione investigativa su condotte scarsamente offensive e conseguente riduzione carico giudiziario e penitenziario.

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