giovedì 1 agosto 2013

Berlusconi, oggi il verdetto

E' atteso per la giornata di oggi il verdetto della Cassazione nel processo che vede come imputato Silvio Berlusconi. L'aria è di estrema prudenza, anche se dalle parti di Palazzo Grazioli è stato allestito una sorta di gabinetto di guerra. Il Pg della Corte di Cassazione nella sua arringa ha definito l'ex premier come l'ideatore del sistema della truffa e ha chiesto la conferma della condanna a quattro anni di reclusione (tre condonati grazie all'indulto) e a cinque (ma da ridurre a tre) di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale ai danni dello Stato. In questo caso, visto i limiti di età, Berlusconi sarebbe destinato ai servizi sociali o ai domiciliari. I giudici, che stamattina erano impegnati in udienze già fissate relative ad altre cause, entreranno in camera di consiglio a mezzogiorno.
Ricapitoliamo di cosa si tratta. La cresta sulla compravendita dei diritti di film made in Usa avveniva, secondo l'ipotesi accusatoria, in modo illegale: Mediaset non li comprava direttamente ma da società offshore (Century One e Universal One e altre come la Wiltshire Trading e la Harmony Gold) che a loro volta li cedevano ad altre società gemelle, facendo lievitare il prezzo ad ogni passaggio. La differenza tra il valore reale e quello finale consentiva di mettere da parte fondi neri. Berlusconi avrebbe intascato fondi neri (280 milioni di euro in dollari, lire, franchi francesi e svizzeri e fiorini olandesi) in nero, senza pagarvi le tasse e frodando i propri azionisti (falso in bilancio). Ma la difficoltà maggiore per i Pm è stato capire come avvenivano tali operazioni, considerato che il premier ha lasciato tutte le cariche sociali nel 1993. Berlusconi avrebbe continuato a occuparsi delle società tramite prestanome. L'ipotesi accusatoria è suffragata dalle testimonianze di Carlo Bernasconi (capo della Silvio Berlusconi Communications), Oliver Novick (responsabile della Direzione Corporate Development) e Marina Camana (segretaria di Bernasconi che, secondo le rivelazioni dell'Espresso, ha raccontato proprio che le indicazioni per gli acquisti venivano da Arcore).
Il 18 giugno 2012 i Pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro chiedono al giudice una condanna di 3 anni e 8 mesi per frode fiscale di 7,3 milioni di euro. Il 26 ottobre 2012 i giudici del Tribunale di Milano hanno condannato Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione, una pena più dura di quella chiesta dalla pubblica accusa. Tre anni al produttore cinematografico Frank Agrama mentre il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, è stato assolto per «non aver commesso il fatto». Ai manager Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto sono state inflitte, rispettivamente, le condanne a tre anni e otto mesi e un anno e due mesi di reclusione. Le pene sono condonate nella misura di tre anni grazie all'indulto del 2006. Per l'ex presidente del Consiglio i giudici hanno stabilito come pena accessoria l'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e l'interdizione per tre anni a contrattare con la pubblica amministrazione. Agli imputati, in totale undici, veniva contestata la frode fiscale. I giudici hanno disposto un versamento a titolo di provvisionale di 10 milioni di euro da parte degli imputati condannati all'Agenzia delle Entrate. Per Paolo Del Bue (Banca Arner) è stato dichiarato il non luogo procedere per intervenuta prescrizione. Gli altri imputati sono stati assolti o si sono visti riconoscere la prescrizione del reato. Le pene sono state confermate nel processo d'appello l'8 maggio scorso.
«Berlusconi è sereno». «Sì, l'ho sentito. E' sereno e spera in un esito positivo della vicenda». E' quanto afferma Franco Coppi, legale di Silvio Berlusconi, a poche ora dalla sentenza al processo Mediaset. quanto a lui lui si sente ottimista: «Tenendo conto di quello che ho detto ieri direi di sì. Naturalmente in Camera di consiglio non ci vado io». E riguardo alle manifestazioni di solidarietà organizzate da esponenti del Pdl commenta: «Per quello che è il mio ruolo io i processi li affronto al Palazzo di Giustizia. Non mi riguarda quello che fanno gli altri». Aggiunge che è impossibile prevedere a che ora oggi arriverà la sentenza perché «la Camera di consiglio può durare un'ora come sei».
Stampa in aula solo alle 17. Per motivi di ordine pubblico e di sicurezza i cronisti e i media, è stato deciso dagli uffici della Cassazione, rimarranno all'esterno della Suprema Corte. L'ingresso sarà consentito attorno alle ore 17, in prossimità cioè dell'orario presunto in cui verrà letto il dispositivo del verdetto Mediaset.

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