venerdì 30 agosto 2013

Siria, parlamento Gb: "No a intervento" Obama: "Siamo pronti ad agire da soli"

Cameron sconfitto sul sostegno britannico ad un'azione militare contro il regime siriano. Presidente Usa. "Non ancora presa una decisione, ma potremmo muoverci in autonomia". Assad risponde: "Un attacco rafforzerà nostri animi". Hollande: "Fare il possibile per soluzione politica". Letta: "Senza Onu l'Italia non partecipa". Papa Francesco: "Via del dialogo è unica opzione".

NON passa al voto del parlamento britannico la mozione del governo a sostegno di un eventuale intervento in Siria (285 voti contrari, 272 a favore). Cameron: "Rispetterò la decisione". L'inaspettata decisione dei deputati inglesi pone un serio ostacolo sui passi dei fautori dell'intervento in una giornata in cui la comunità internazionale prende tempo in attesa del rientro degli ispettori, previsto per sabato.

Cameron nel suo intervento iniziale aveva detto che le prove della responsabilità del regime di Assad nell'uso di armi chimiche "sono sotto i nostri occhi". "È difficile trovare un movente" per l'attacco con armi chimiche da parte di Damasco, ma "è probabile che Bashar Assad abbia voluto lanciare una sfida" e "sospetto che abbia voluto condurre una prova sul campo". "Ora - ha aggiunto - l'unica cosa da fare è prendere una decisione sul fatto che bisogna agire o non agire". Ma un'azione militare sarebbe "impensabile" in caso di "vasta opposizione" al Consiglio di sicurezza, aveva detto il premier, sottolineando tuttavia che l'approvazione dell'Onu non costituiva l'unica base legale per un intervento.  Intanto sei aerei da caccia della Raf erano stati dispiegati a Cipro "come misura precauzionale".

Ma la marcia indietro di Londra sull'attacco alla Siria dopo il voto ai Comuni che ha messo in minoranza il primo ministro David Cameron ha allargato il gap transatlantico tra Usa e l'"alleato speciale" britannico. La Gran Bretagna aveva affiancato gli Stati Uniti in ogni importante operazione militare intrapresa da Washington dall'invasione di Panama nel 1989 in poi.

L'appoggio di Londra aveva incluso le lunghe, costose e controverse guerre degli anni dopo l'11 settembre: non c'è paese su cui gli Stati Uniti avessero contato più del Regno Unito come alleato militare e questo spiega l'atteggiamento "livido" degli americani nei confronti dei britannici, secondo quanto riferito da diplomatici occidentali all'Onu. Lo ha ammesso anche il segretario alla Difesa di Londra, Hammond, dicendosi consapevole stanotte - dopo aver confermato che il Regno Unito per ora si sfila da ipotesi di azioni militari in Siria - che gli Usa non la prenderanno bene. Il segretario britannico
alla Difesa ha aggiunto, però, di ritenere che un intervento (da parte degli Usa) ci sarà comunque.

Secondo fonti diplomatiche occidentali, citate dal Daily Telegraph, gli americani sarebbero "lividi" nei confronti dei britannici dopo l'improvviso stop nello slancio interventista da parte del Regno Unito, che nel pomeriggio ha chiesto un ampio consenso all'Onu, su cui invece Obama non si sente vincolato e proprio martedì dovrebbe partire per la Svezia per poi recarsi a San Pietroburgo per il vertice del G20 giovedì e venerdì. E la conferma che gli Stati Uniti decideranno solo in base "agli interessi americani", anche in assenza dell'alleato inglese, viene dal portavoce del Consiglio di sicurezza Usa, Caitlin Hayden che spiega: "Continueremo a consultare la Gran Bretagna, ma il presidente Obama prenderà una decisione tenendo conto solo di ciò che è più giusto per gli interessi degli Stati Uniti". Barack Obama, infatti - sottolinea la Casa Bianca -  ritiene che sia di cruciale interesse americano fare in modo che chi s'è assunto la responsabilità di violare le regole usando armi chimiche debba risponderne. Il segretario alla Difesa Hagel ha comunque ribadito che gli Usa continueranno a cercare di realizzare un'ampia coalizione internazionale.

Mentre nell'area alcune potenze occidentali iniziano a concentrare i propri mezzi militari, sia il presidente Usa, Barack Obama, sia il collega francese François Hollande hanno però fatto un piccolo passo indietro sull'imminenza dell'intervento. "Non abbiamo preso nessuna decisione, ma se e quando la prenderemo sarà un intervento limitato" ha detto Obama. "Bisogna fare il possibile per trovare una soluzione politica" ha detto Hollande. Cameron sostiene che un'azione militare sarebbe "impensabile" in caso di "vasta opposizione" al Consiglio di sicurezza, ma l'intervento sarebbe legale anche senza approvazione dell'Onu. Merkel e Putin concordano sul fatto che "l'Onu deve continuare a lavorare per il regolamento diplomatico e per una soluzione politica". Assad invece risponde e ribadisce che la Siria si "difenderà da qualsiasi attacco".

L'agenzia di stampa americana AP ha intanto raccolto le indiscrezioni di fonti di intelligence Usa secondo cui il collegamento del presidente Assad e la sua cerchia con l'uso di armi chimiche lo scorso 21 agosto non sarebbe certo sulla base delle informazioni raccolte dagli 007 americani.

In serata la riunione dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu si è conclusa con un nulla di fatto dopo circa 45 minuti. Nessuno degli inviati di Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Cina ha rilasciato dichiarazioni in uscita. "Gli Usa stanno valutando una reazione appropriata": ha scritto su Twitter l'ambasciatrice americana all'Onu Samantha Power, dopo aver lasciato la riunione dei P5 scura in volto.

E si è anche conclusa poco dopo le due di notte (ora italiana) la conference call fra alcuni esponenti della Casa Bianca e i leader del Congresso . Lo riporta la Nbc citando alcune fonti. L'appuntamento era in programma per le 18, la mezzanotte italiana, e per la Casa Bianca a intervenire sono stati il segretario di Stato John Kerry, il segretario alla difesa Chuck Hagel, il consigliere alla sicurezza nazionale Susan Rice e il direttore della National Intelligence James Clapper.

Secondo l'amministrazione Obama, intercettazioni di comunicazioni fra funzionari siriani  confermerebbero l'uso di armi chimiche da parte di Assad. Al termine della conference call dei leader del Congresso con rappresentati dell'amministrazione, il parlamentare Eliot Engel della commissione Affari esteri della Camera ha detto che il presidente americano Barack Obama non ha ancora deciso un'eventuale risposta militare all'uso di armi chimiche in Siria.

L'amministrazione - riferisce Engel - non ha alcun dubbio che le armi chimiche siano state usate in Siria e che sia stato il governo di Assad a farlo. Le prove su Assad sono "comunicazioni intercettate da esponenti siriani di alto livello".

"Le forti prove del fatto che il regime di Assad abbia continuato a usare armi chimiche" merita una risposta militare, mette in evidenza il senatore Bob Corker, repubblicano della commissione Relazioni estere. Il briefing "mi ha confermato che una risposta decisa americana è giustificata per tutelare i siriani e inviare un messaggio a tutti sul fatto che usare armi chimiche è una violazione di una legge internazionale".

Più cauto il senatore Jim Infohe. L'amministrazione ha presentato un'ampia gamma di opzioni per affrontare la situazione in Siria ma non ha offerto - afferma Infohe - un piano singolo, una strategia o una spiegazione di come si pagherà l'operazione.

Ma la più dura è stata Nancy Pelosi. L'ex speaker e oggi leader della minoranza democratica alla Camera, al termine del briefing tra i vertici del Congresso e i massimi esponenti dell'amministrazione Obama, ha assunto il ruolo del 'falco', inedito per una progressista come lei.

"E' chiaro che gli americani sono stanchi della guerra. Tuttavia - afferma Pelosi in una nota diffusa dopo la riunione - il fatto che Assad abbia 'gassato' il proprio popolo è un problema per la nostra sicurezza nazionale, la stabilità regionale e la sicurezza globale". Secondo alcune fonti, durante il briefing Pelosi avrebbe esplicitamente chiesto a Kerry e Hagel di "fare qualcosa" e di "agire" contro il regime di Damasco.

Il punto di vista del Congresso è importante nel processo decisionale del presidente americano Barack Obama e l'amministrazione si è impegnata a continuare le consultazioni mentre il presidente valuterà la decisione su qual'è la risposta appropriata alla violazione delle norme internazionali sull'uso di armi chimiche da parte del regime di Assad. Lo afferma la Casa Bianca al termine della conference call, durata 90 minuti, fra alcuni rappresentanti dell'amministrazione e 15 rappresentanti del Congresso.

Obama: sarà intervento limitato. "Non abbiamo preso ancora alcuna decisione, ma quando e se la prenderemo, l'intervento in Siria sarà limitato, non vogliamo un lungo conflitto. Il regime di Assad riceverà un durissimo colpo". Obama ha parlato ieri notte all'emittente Pbs ed è stato durissimo. Il presidente Usa ha voluto però rassicurare gli americani: "Il nostro territorio non può essere raggiunto da eventuali attacchi siriani con gas mortali, dobbiamo però evitare in ogni modo che armi chimiche possano essere usate contro di noi". E ha anche aggiunto che l'eventuale azione militare contro il regime siriano ha come obiettivo quello di impedire ulteriori attacchi contro la popolazione inerme da parte dei militari di Assad. "Non sarà un nuovo Iraq e non ci sarà un lungo conflitto", ha spiegato Obama, "qualora decidessimo di entrare in azione. In Siria possiamo utilizzare un approccio che non ci faccia ripiombare in una lunga guerra, o una ripetizione dell'intervento in Iraq. Gli Stati Uniti non hanno alcun interesse a partecipare alla guerra civile siriana".

Obama ha ribadito che gli Stati Uniti sono comunque pronti ad agire da soli, anche se ci fosse una paralisi generata dalla diplomazia internazionale su un'eventuale coalizione di "volonterosi" per bloccare "le azioni criminali" del regime di Assad.

Assad: "Ci difenderemo e vinceremo". "Un attacco rafforzerà i nostri animi", ha affermato oggi il presidente siriano Bashar al Assad, citato dalla tv di Stato, aggiungendo che "la Siria si difenderà da ogni aggressione straniera". Il presidente, secondo quanto riportato dal quotidiano libanese 'Al Akhbar', vicino a Hezbollah, si era già in precedenza rivolto ai suoi comandanti incitandoli alla vittoria. "E' uno scontro storico e ne usciremo vincitori", ha dichiarato il presidente. Fin dall'inizio della crisi, siamo sempre stati sicuri che sarebbe arrivato il momento in cui il vero nemico avrebbe mostrato il suo volto intervenendo nel nostro Paese", ha affermato. "So che il vostro morale è alto e che siete pronti a proteggere la patria da ogni aggressione.

Merkel-Putin: Onu continui a lavorare. Berlino e Mosca sottolineano l'importanza di discutere nel Consiglio di sicurezza dell'Onu il rapporto degli ispettori sul sospetto uso delle armi chimiche, secondo quanto riferito dal Cremlino. Nel corso di un colloquio telefonico il presidente russo, Vladimir Putin, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, hanno convenuto che il Consiglio di sicurezza dell'Onu deve studiare il rapporto degli ispettori sul presunto impiego di armi chimiche da parte del regime di Damasco, entrambi concordano che "l'Onu deve continuare a lavorare per il regolamento politico-diplomatico della crisi".

L'Italia aspetta decisione Onu. "Se le Nazioni Unite non ci sono, l'Italia non parteciperà", ma la condanna dell'Italia ai crimini del regime di Assad è ferma e la risposta della comunità internazionale deve essere "netta", ha ribadito il premier Enrico Letta.

Papa Francesco chiede via del dialogo. Papa Francesco ha incontrato il re di Giordania e nel colloquio è stata "riservata speciale attenzione alla tragica situazione in cui versa la Siria", ed "è stato riaffermato che la via del dialogo e della negoziazione fra tutti i componenti della società siriana, con il sostegno della comunità internazionale, è l'unica opzione per porre fine al conflitto".

Il leader dell'opposizione siriana
. L'Occidente deve colpire il regime di Bashar al Assad e portarlo davanti alla Corte penale internazionale, afferma il presidente della Coalizione dell'opposizione siriana Ahmad Jarbe in un'intervista pubblicata dal quotidiano francese Le Parisien.

Le mosse della Turchia. La Turchia sta ammassando maschere antigas, antidoti contro gli effetti dei gas tossici e altri materiali per la protezione dei civili nelle zone di frontiera. Lo ha reso noto la protezione civile di Ankara (Afad), nella nota rilanciata dall'emittente CnnTurk, la Protezione civile turca fa anche sapere di aver approntato sette rifugi per accogliere i civili. La Turchia condivide una frontiera di 910 chilometri con la Siria. Le aree di confine sono interamente in mano ai ribelli siriani o alle milizie curde che finora hanno mantenuto una linea neutrale nel conflitto.

Russia e Iran contestano intervento armato. Del rischio di una "destabilizzazione dell'intera area", ha parlato il presidente iraniano Hassan Rohani riferendo del colloquio telefonico avuto con Vladimir Putin. "Russia e Iran sono fermi nella convinzione che la crisi siriana debba essere risolta solo attraverso strumenti diplomatici - ha scritto - nel colloquio abbiamo concordato che qualsiasi ricorso alla forza militare senza un mandato Onu rappresenti una flagrante violazione del diritto internazionale".

Israele avverte. il premier dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu: "Non siamo coinvolti nella guerra civile in Siria, ma voglio ripetere che se qualcuno tenterà di danneggiare i cittadini di Israele l'esercito risponderà molto duramente".

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