martedì 27 agosto 2013

Una parola a giorno: Pedissequo


Pedissequo


pe-dìs-se-quo
Che si adegua passivamente senza alcuna originalità
dal latino: [pedisequus] servo che accompagna a piedi il padrone, composto da [pes] piede e [sequi] seguire.
Il pedissequo si infila sulla scia dell'autorità e lì resta - come un pigro gabbiano sulla comoda scia della nave. Non sente il bisogno di dare un contributo personale: la prassi, l'abitudine, l'ordine, il superiore, il maestro, l'illustre studioso offrono la copertura sufficiente per seguire e ricompilare lo standard, senza dover impiegare il cervello per ridiscutere o innovare alcunché.
È vero, in fondo quella del pedissequo sarebbe una figura sofferente come il lacché, come il tirapiedi, ma si è allontanata da quei contesti di servaggio o schiavitù: il pedissequo è più probabilmente chi (o ciò che) liberamente abiura la natura creativa dell'uomo dedicandosi a ricalcare, infondendo la propria identità nella procedura da manuale.
Ne "La banalità del male" della Arendt si legge di come il grigio nazista Eichmann trovasse piacere e sicurezza nel suo ruolo di gerarca seguendo pedissequamente ordini, disposizioni e regolamenti - per quanto agghiaccianti; l'accademia di vecchi poeti continuerà a riciclare pedissequamente i soliti metri e i soliti argomenti, sdegnosa nei confronti del tempo attuale; la critica ad un classico della letteratura persevererà nel ripetere pedissequamente ciò che è già stato detto, e la critica politica più demagogica mirerà alla ripetizione pedissequa delle solite giaculatorie.

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