mercoledì 28 agosto 2013

Fabbrica all’estero, Unindustria: “Giusto andare quando si vuole, giorno o notte”

L'azienda Dometic di Forlì, in vista della delocalizzazione in Cina, tra venerdì e sabato ha cominciato a svuotare i magazzini. A fermarli sono intervenuti i lavoratori e i sindacati. I dirigenti si difendono: "Sono stati scorretti gli operai".

Dometic

Si surriscalda la vertenza Dometic a Forlì. La multinazionale svedese, che nella notte tra venerdì e sabato scorsi ha iniziato a svuotare i propri magazzini in vista della delocalizzazione in Cina, oggi attacca lavoratori e sindacati. I quali reagiscono associandola alla Firem, l’azienda di Formigine che a sua volta ha iniziato la ‘fuga’ in Polonia.

E, mentre il licenziamento di 40 dipendenti su 58 presenti nei tre siti di Forlì si fa sempre più concreto, le parole del presidente di Unindustria Forlì-Cesena, Giovanni Torri, hanno avuto l’effetto della benzina sul fuoco: “Nel libero mercato”, ha dichiarato, “un’azienda può andare dove le pare e quando le pare, di giorno o di notte”.
La stranezza di tutta questa vicenda è che, in realtà, Dometic Italy è una società sana, che fattura. Lo sanno bene gli enti locali di Forlì i quali, confermando in queste ore il nuovo incontro tra le parti del 5 settembre richiesto dai sindacati, parlano di “vertenza per certi aspetti incomprensibile, dato che la Dometic non è una azienda in crisi e nonostante ciò ha comunicato che intende trasferire in Cina le produzioni attualmente rimaste in Italia lasciando nel nostro Paese solo la progettazione dei prodotti”, scrivono in una nota congiunta Comune e Provincia.
Da parte sua, Dometic se la prende con tutti o quasi. Con riferimento al trasloco notturno, il gruppo precisa che si è trattato di un trasferimento di prodotti finiti, e non di macchinari o linee produttive, “per poterli consegnare a clienti che li avevano ordinati e che ne attendevano la consegna. Purtroppo- accusa l’azienda- i dipendenti già in precedenza non avevano prestato la loro collaborazione alla spedizione di prodotti ed anche in quest’ultima occasione hanno fisicamente impedito il loro prelievo”. Come dire, gli operai dovevano aiutarci nella delocalizzazione. La multinazionale esprime poi disappunto sul fatto “che alcuni dipendenti siano venuti meno alle proprie obbligazioni lavorative e che le organizzazioni sindacali sembrino aver sostenuto e forse anche incoraggiato tali azioni scorrette, ivi compresi il blocco dei trasporti verso l’azienda e dall’azienda e le spedizioni di prodotti”.
Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil rispondono annunciando di voler mantenere un presidio permanente davanti ai cancelli, “per evitare che si ripetano blitz come quello della notte tra venerdì 23 e sabato 24 agosto”, e proclamare uno sciopero delle prime quattro ore di lavoro, venerdì, per tutti i lavoratori della Dometic occupati nei siti forlivesi. Sarà l’occasione per tenere “due presidi davanti ad entrambe le sedi di Unindustria di Forlì in corso Garibaldi e in via Punta di Ferro”, chiariscono le tre sigle che hanno a dir poco mal digerito le parole di Torri.
Ma al leader industriale arriva in tempo reale pure una bordata dalla segreteria della Cgil Emilia-Romagna, a conferma di come il caso abbia già raggiunto i confini regionali e stia andando oltre: “Lei ignora i contenuti del ‘Patto per attraversare la crisi e del ‘Patto per la crescita’, sottoscritti da tutte le associazioni (compresa la sua) e da tutte le istituzioni di questa regione, con i quali si bandivano e si osteggiavano comportamenti come quelli della Dometic: e chi ignora lo si può definire in un solo modo”, scrive in una lettera aperta al presidente di Unindustria Antonio Mattioli, responsabile Politiche contrattuali della Camera del lavoro emiliano-romagnola. “Per quanto mi riguarda quel comportamento è una vigliaccata” e Unindustria Forli “non solo si adegua come spesso succede in regione, ma sostiene la vigliaccata”, rincara la dose il segretario regionale della Fiom-Cgil, Bruno Papignani.

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