mercoledì 28 agosto 2013

Grillo attacca il Quirinale: “Errare è umano, perserverare è Napolitano”


Secondo il leader del Movimento 5 Stelle "ormai il solo presidente della Repubblica a fare e disfare i governi in Italia". E aggiunge: "La smetta di provare a convincere gli italiani che il governo Letta sia l’unico possibile perché i mercati non capirebbero. Ci mandi a votare"

“La smetta signor Presidente di provare a convincere gli italiani che il governo Letta sia l’unico possibile perché i mercati non capirebbero. Ci mandi a votare caro Presidente. Si fidi degli italiani per una volta e non dei Violante di turno”. Beppe Grillo sul suo blog, in un post dal titolo “Errare è umano, perseverare è Napolitano“, attacca il presidente della Repubblica, “colpevole” di avere imposto un governo di larghe intese tra ‘tutti i vecchi (PD+PDL) meno i nuovi (5 stelle)’ dopo le elezioni di febbraio che “ci danno un Paese ingovernabile”. In più ora “il suo (di Napolitano, ndr) secondo governo caro presidente si avvia al termine senza averci consegnato neanche una delle riforme promesse. Certo lo spread tiene ancora ma è sempre grazie a Draghi non certo a Letta se siamo ancora in gioco”. 
Per il leader del Movimento 5 Stelle, del resto, “era inevitabile che il meccanismo democratico si inceppasse in Italia sotto i lasciti del ventennio berlusconiano. La squallida vicenda sulla ineleggibilità di Berlusconi è solo l’esempio più recente dello stato confusionario della nostra democrazia. Ma sono soprattutto le scelte di governo del presidente Napolitano che hanno manifestato un deficit di democrazia inaccettabile, spesso prendendo a pretesto i mercati finanziari per giustificare forzature anti democratiche. Sia che si voti, sia che non si vada a votare è infatti ormai il solo Presidente Napolitano a fare e disfare i governi in Italia mirando a placare i mercati finanziari a garanzia di tutti”.

Grillo ricorda poi che a “novembre del 2011 i mercati avevano fatto finalmente il loro lavoro. Supportando la Bce nelle pressioni sullo spread i mercati arrivarono dove la politica italiana mai sarebbe stata capace di arrivare: le dimissioni del governo Berlusconi, ormai in balia di scandali personali e incapacità di azione di governo. Dove non potè il Pd, potè il mercato. A quel punto caro presidente Napolitano si doveva andare a votare”.  E invece, prosegue, “qualcuno convinse il nostro presidente che le elezioni sarebbero state un male che il mercato non avrebbe gradito ed il risultato sarebbe stato una pressione al rialzo sullo spread. Così, lei, caro Presidente, ci ha appioppato il governo Monti, ossia il Governo Merkel in Italia. Solo due anni dopo il Pd capirà come la sua Caporetto politica sia iniziata proprio nel novembre 2011 quando anziché pretendere legittime elezioni sicuramente vincenti ha preferito fare melina col governo Monti delle larghe intese trovandosi (come sempre) impreparato alle elezioni e giustificando tale suicidio politico in nome dei “mercati non capirebbero” e della urgenza delle riforme”.
Il governo Monti però, secondo il leader M5S ha fallito (“di riforme strutturali neanche l’ombra – scrive – solo tasse e austerità”) ed è stato ancora Berlusconi a decidere di staccare la spina all’esecutivo tecnico. Poi si va alle elezioni, ma l’esito delle urne restituisce un Paese ingovernabile. E a quel punto “lei che fa caro presidente? – continua Grillo – Di nuovo in nome dei mercati che non capirebbero ci impone un governo di larghe intese tra ‘tutti i vecchi (PD+PDL) meno i nuovi (5 stelle)’. Il suo secondo governo caro presidente si avvia al termine senza averci consegnato neanche una delle riforme promesse. Certo lo spread tiene ancora ma è sempre grazie a Draghi non certo a Letta se siamo ancora in gioco. E allora la vogliamo smettere di sventolare lo spauracchio dello spread e dei mercati solo quando fa comodo ai politicanti romani?”. Anche perché, conclude, “i mercati capiscono benissimo e la prova è il titolo Mediaset che ha raddoppiato in borsa da febbraio sulla scia di speculazioni di ogni tipo chiaramente considerate dal mercato favorevoli per Berlusconi, non certo per agli italiani”.

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