''Su ogni cosa l'Unione europea la sa piu' lunga di noi. L’illuminata Ue domina non attraverso il comando ma attarverso le procedure''.
controlacrisi.org fabrizio salvatori
Hans
Magnus Enzensberger, stavolta ha voluto cimentarsi in un pamphlet, 'Il
mostro buono di Bruxelles, ovvero l'Europa sotto tutela', uscito nei
giorni scorsi per i tipi di Einaudi. E ha fatto ancora una volta centro.
L'intellettuale tedesco, europeista convinto, lancia un allarme contro
la burocrazia di Bruxelles, che prentende di regolamentare ogni aspetto
della nostra esistenza. ''Chi se non la Commissione -scrive
Enzensberger- puo' giudicare come devono essere una protesi dentaria o
un wc europei? Non ci sarebbe da temere un terribile caos se questioni
del genere venissero decise a Stoccolma o a Londra e non a Bruxelles?''.
L'Ue ''e' il tentativo sinora piu' audace, ma sicuramente non l'unico,
di lasciarsi alle spalle un'antichissima invenzione europea come la
democrazia''. eppure, ''con la sua inclinazionale alla tutela e al
controllo non e' sola. In Gran Bretagna -fa notare lo studioso- il
controllo telematico dei cittadini ha raggiunto una perfezione che nel
secolo scorso il Kgb e la Stasi potevano solo sognare''.
''L'unione -aggiunge l'intellettuale tedesco- non si pone il compito di opprimere i suoi cittadini, bensi' di omogeneizzare, possibilmente in modo tacito, le condizioni di vita sul continente. Qui non si costruisce una nuova prigione del popolo ma un riformatorio che provveda al rigoroso controllo dei suoi protetti. L'ideale e' che la vita dei suoi pupilli venga regolamentata a livello centrale e standardizzata da un regolamento interno ricco di paragrafi, che va dalla definizione dell'affitto a una sana dieta quotidiana''. ''In ogni caso -conclude Enzensberger- la rieducazione di cinquecento milioni di persone e' una fatica di Ercole, con la quale si sono gia' sfiancati regimi del tutto diversi. Non e' sicuro che i nostri tutori ne siano all'altezza''.
''L'unione -aggiunge l'intellettuale tedesco- non si pone il compito di opprimere i suoi cittadini, bensi' di omogeneizzare, possibilmente in modo tacito, le condizioni di vita sul continente. Qui non si costruisce una nuova prigione del popolo ma un riformatorio che provveda al rigoroso controllo dei suoi protetti. L'ideale e' che la vita dei suoi pupilli venga regolamentata a livello centrale e standardizzata da un regolamento interno ricco di paragrafi, che va dalla definizione dell'affitto a una sana dieta quotidiana''. ''In ogni caso -conclude Enzensberger- la rieducazione di cinquecento milioni di persone e' una fatica di Ercole, con la quale si sono gia' sfiancati regimi del tutto diversi. Non e' sicuro che i nostri tutori ne siano all'altezza''.
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