Impasse totale sulla Diciotti, nessun Paese europeo disponibile a farsi carico di parte dei 177 migranti a bordo
È domenica quando dalla Farnesina parte
un messaggio in direzione dell'ambasciata italiana a Bruxelles. Tradotto
dalla complicata grammatica delle feluche, il senso del dispaccio
recapitato a Elena Basile è questo: chiediamo alla Commissione europea
di attivarsi per trovare una soluzione per i 177 migranti a bordo della
Diciotti.
La risposta dei vertici comunitari è immediata e positiva. Ma non può andare oltre una generica presa in carico della vicenda, nel rispetto del perimetro delle proprie competenze.
È a questo punto che Enzo Moavero prova a prendere in mano la situazione. Lunedì vengono allertati tutti gli ambasciatori insediati presso le capitali dell'Ue. Con un compito preciso: quello di sensibilizzare i governi partner a farsi carico di una quota di quei migranti.
Il grimaldello che si prova a usare con tutti è il medesimo: lo spirito di condivisione degli oneri del comparto immigrazione sancito nelle conclusioni dell'ultimo vertice europeo. Il ministro stesso si mette al telefono, e contatta alcuni omologhi, tra i quali quelli di Francia e Spagna.
Con diversi gradi di sensibilità e apertura, la risposta è sempre la stessa: prendiamo nota e valuteremo.
Nessun sì è arrivato sulla scrivania del ministro degli Esteri, provocando a cascata l'irritazione e l'irrigidimento di Matteo Salvini, che ha bloccato lo sbarco, derogando solo ad alcuni casi di crisi sanitaria fatti scendere a Lampedusa e, probabilmente nelle prossime ore, ad alcuni fra i minori presenti a bordo.
La sensazione alla Farnesina è che nonostante i buoni propositi messi nero su bianco dai capi di governo (buoni propositi che, ricordiamo, prevedono un'adesione su base volontaria), a trattati invariati nessuno abbia voglia di continuare ad avallare una procedura che di volta in volta prevede estenuanti trattative e disparità tra volenterosi e riottosi che via via diventano sempre più evidenti. Prima fra tutti l'Austria, partner sovranista di Matteo Salvini, che si è chiusa sulla ridotta delle frontiere chiuse e non vuol sentir parlare di sbarco e ricollocamento.
Al momento l'impasse è totale, nonostante la grande attenzione del Quirinale e il continuo lavorio della Farnesina. Mentre i raggi del sole continuano a sferzare la tolda della Diciotti, e il suo carico di vite umane.
La risposta dei vertici comunitari è immediata e positiva. Ma non può andare oltre una generica presa in carico della vicenda, nel rispetto del perimetro delle proprie competenze.
È a questo punto che Enzo Moavero prova a prendere in mano la situazione. Lunedì vengono allertati tutti gli ambasciatori insediati presso le capitali dell'Ue. Con un compito preciso: quello di sensibilizzare i governi partner a farsi carico di una quota di quei migranti.
Il grimaldello che si prova a usare con tutti è il medesimo: lo spirito di condivisione degli oneri del comparto immigrazione sancito nelle conclusioni dell'ultimo vertice europeo. Il ministro stesso si mette al telefono, e contatta alcuni omologhi, tra i quali quelli di Francia e Spagna.
Con diversi gradi di sensibilità e apertura, la risposta è sempre la stessa: prendiamo nota e valuteremo.
Nessun sì è arrivato sulla scrivania del ministro degli Esteri, provocando a cascata l'irritazione e l'irrigidimento di Matteo Salvini, che ha bloccato lo sbarco, derogando solo ad alcuni casi di crisi sanitaria fatti scendere a Lampedusa e, probabilmente nelle prossime ore, ad alcuni fra i minori presenti a bordo.
La sensazione alla Farnesina è che nonostante i buoni propositi messi nero su bianco dai capi di governo (buoni propositi che, ricordiamo, prevedono un'adesione su base volontaria), a trattati invariati nessuno abbia voglia di continuare ad avallare una procedura che di volta in volta prevede estenuanti trattative e disparità tra volenterosi e riottosi che via via diventano sempre più evidenti. Prima fra tutti l'Austria, partner sovranista di Matteo Salvini, che si è chiusa sulla ridotta delle frontiere chiuse e non vuol sentir parlare di sbarco e ricollocamento.
Al momento l'impasse è totale, nonostante la grande attenzione del Quirinale e il continuo lavorio della Farnesina. Mentre i raggi del sole continuano a sferzare la tolda della Diciotti, e il suo carico di vite umane.
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