mercoledì 22 agosto 2018

Unione Europea. Un carico di No. Farnesina mette in campo gli ambasciatori, ma trovano un muro in tutta Europa.

Impasse totale sulla Diciotti, nessun Paese europeo disponibile a farsi carico di parte dei 177 migranti a bordo

È domenica quando dalla Farnesina parte un messaggio in direzione dell'ambasciata italiana a Bruxelles. Tradotto dalla complicata grammatica delle feluche, il senso del dispaccio recapitato a Elena Basile è questo: chiediamo alla Commissione europea di attivarsi per trovare una soluzione per i 177 migranti a bordo della Diciotti.
La risposta dei vertici comunitari è immediata e positiva. Ma non può andare oltre una generica presa in carico della vicenda, nel rispetto del perimetro delle proprie competenze.
È a questo punto che Enzo Moavero prova a prendere in mano la situazione. Lunedì vengono allertati tutti gli ambasciatori insediati presso le capitali dell'Ue. Con un compito preciso: quello di sensibilizzare i governi partner a farsi carico di una quota di quei migranti.
Il grimaldello che si prova a usare con tutti è il medesimo: lo spirito di condivisione degli oneri del comparto immigrazione sancito nelle conclusioni dell'ultimo vertice europeo. Il ministro stesso si mette al telefono, e contatta alcuni omologhi, tra i quali quelli di Francia e Spagna.
Con diversi gradi di sensibilità e apertura, la risposta è sempre la stessa: prendiamo nota e valuteremo.
Nessun sì è arrivato sulla scrivania del ministro degli Esteri, provocando a cascata l'irritazione e l'irrigidimento di Matteo Salvini, che ha bloccato lo sbarco, derogando solo ad alcuni casi di crisi sanitaria fatti scendere a Lampedusa e, probabilmente nelle prossime ore, ad alcuni fra i minori presenti a bordo.

La sensazione alla Farnesina è che nonostante i buoni propositi messi nero su bianco dai capi di governo (buoni propositi che, ricordiamo, prevedono un'adesione su base volontaria), a trattati invariati nessuno abbia voglia di continuare ad avallare una procedura che di volta in volta prevede estenuanti trattative e disparità tra volenterosi e riottosi che via via diventano sempre più evidenti. Prima fra tutti l'Austria, partner sovranista di Matteo Salvini, che si è chiusa sulla ridotta delle frontiere chiuse e non vuol sentir parlare di sbarco e ricollocamento.
Al momento l'impasse è totale, nonostante la grande attenzione del Quirinale e il continuo lavorio della Farnesina. Mentre i raggi del sole continuano a sferzare la tolda della Diciotti, e il suo carico di vite umane.

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