Qualche anno fa la neonata” Autorità dei trasporti” chiese al “ministero
delle infrastrutture” i testi dei contratti di concessione
autostradale.
gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it - berluscameno
Sembrava una richiesta di routine, e invece i funzionari ministeriali fecero muro: i documenti, spiegarono, contengono dati delicati per le aziende
coinvolte e quindi non possono essere divulgati.
E “Nemmeno all’
organismo di controllo”!
Affermazione sorprendente ma del tutto in linea con quello che era
accaduto al momento stesso della creazione dell’Autorità: contrariamente
a quello che accade in altri paesi, l’Autorità deve ancora oggi
limitarsi alle nuove concessioni,ma non può mettere becco in quelle già firmate, tutte le più importanti compresa quella di Autostrade.
Qualcuno ha definito le concessioni “un indecente segreto di Stato”, più tutelato di quelli militari.
In questo caso, però, a essere protetta non è la collettività, ma le società che incassano i pedaggi.
Il muro di gomma ha fino ad ora sempre tenuto, sventando ogni pericolo. L’esempio più recente risale all’inizio di quest’anno: mantenendo all’apparenza le ripetute promesse di trasparenza, Graziano
Delrio, ministro dei trasporti del governo Gentiloni, ha fatto
pubblicare su Internet i testi incriminati.
Peccato però che siano state escluse le parti più importanti, quelle
davvero utili per farsi un’idea della “sensatezza economica degli
accordi”.
Le concessioni, in tutto una ventina o poco più, sono i contratti con
cui lo Stato (attraverso il ministero delle infrastrutture) affida a una
società privata la gestione di un tronco autostradale, i rispettivi
obblighi e diritti, i “ ricavi che l’operatore privato ne potrà trarre” e
gli investimenti a cui si impegna.
Nella maggior parte dei casi risalgono alla fine degli anni Novanta, il periodo delle grandi privatizzazioni.
Quella di Autostrade per l’Italia, siglata nel 1997, scadeva nel 2038;
ma di recente, in cambio dei lavori sulla nuova super-tangenziale di
Genova, la cosiddetta "Gronda", è stata prorogata al 2042.
Proprio le proroghe sono uno dei tasti più delicati.
La legge europea prevede che, una volta scadute, le convenzioni vengano messe a gara, nel nome di una "sana competizione2.
Peccato che in Italia non succeda praticamente mai.
Il cavallo di Troia sono di solito i nuovi investimenti:
il gestore si impegna a costruire un nuovo tronco, una terza (o quarta)
corsia, opere considerate indispensabili, e come remunerazione finisce
con l’ottenere dal governo un aumento dei pedaggi o una proroga del
contratto (talvolta entrambi).
Spesso, tra l’altro, l’investimento provoca un aumento del traffico e il gestore ci guadagna due volte.
Atlantia dei Benetton (con Autostrade primo gestore italiano) o il gruppo Gavio (secondo) hanno un altro vantaggio:
possiedono delle società di costruzioni interne a cui, almeno in parte, affidano i lavori.
L’incasso tende così a triplicarsi.
Ma sarà sempre "così difficile" per gli imprenditori privati
comportarsi da gentiluomini nei rapporti commerciali con lo Stato
italiano ?
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domenica 19 agosto 2018
Ma può esistere una spiegazione plausibile del “segreto di stato” sulle Clausole Economiche inserite nei “contratti di concessione delle autostrade” ?
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