global project
10 / 8 / 2018
Giovedì 9 agosto su Il Giornale
di Vicenza è apparsa una notizia relativa ad alcune decine di profughi che
avrebbero protestato sotto la Questura per ottenere la piattaforma Sky. L’articolo,
apparso sia nella versione
online che su quella cartacea, è firmato da Valentino Gonzato e ottiene
grande spazio all’interno del quotidiano vicentino, che lo posiziona nella
parte centrale della home.
Anche sul cartaceo alla notizia viene riservato notevole spazio e l’articolo viene messo in risalto in prima pagina. La protesta dei profughi: «La nostra tv è senza Sky»; un titolo che non lascia dubbi e anche i contenuti non lasciano margini a supposizioni.
Il testo di Gonzano è scarno, con alcune righe di cronaca e privo di commenti. Il testo fa riferimento al fatto che la protesta risalirebbe al lunedì precedente (6 agosto), i richiedenti asilo sarebbero una ventina, ospitati al centro culturale San Paolo in via Carducci, gestito dalla cooperativa Cosep. A presentarsi ai cancelli di viale Mazzini, attorno alle 14, un gruppo formato soprattutto da giovani di nazionalità nigeriana. C’è inoltre un riferimento più preciso alle motivazioni delle proteste: «vogliono Sky per potersi guardare il campionato di calcio» e «hanno inoltre detto di essere stanchi di mangiare sempre le stesse cose, hanno chiesto di avere l’aria condizionata e di ottenere la carta d’identità».
La notizia viene ripresa da i principali giornali regionali e nazionali, scatenando l’ormai solito corollario di hate speech a sfondo razzista che da anni riempie i social network nei commenti a notizie del genere. Non solo, la notizia scatena anche reazioni istituzionali. Secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto, l’eurodeputata Mara Bizzotto (capogruppo della Lega a Bruxelles) afferma: «Meritano di tornare in Africa di corsa». Immancabile anche l’apostrofo dell’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan: «Se ho un auspicio in questo governo è che cambi radicalmente la gestione di questa gente, rimandandola a casa».
La vicenda non convince a pieno Fabio Butera, giornalista free lance che collabora con Le iene e La Repubblica. Questi, grazie ad alcune verifiche, scopre subito che si tratta di una notizia quantomeno non verificata. Il suo post su facebook diventa virale e viene anche ripreso da alcuni quotidiani online (qui gli articoli di VicenzaPiù e NextQuotidiano).
Queste le parole usate da Butera, che su Facebook usa il nick name di Pha Bioh: «Siccome non ho un cazzo da fare, dopo aver letto questa notizia ho chiamato la Questura di Vicenza per avere informazioni sulla vicenda presentandomi come giornalista. Il responsabile comunicazione della Questura mi ha fatto sapere che il Questore non è a conoscenza delle istanze dei richiedenti asilo durante la manifestazione dell'altro giorno consigliando di rivolgermi alla Prefettura. E così ho fatto. La Prefettura di Vicenza mi ha detto che le richieste rappresentate dai richiedenti asilo tramite la Cooperativa sono relative alle iscrizioni anagrafiche, ovvero ai certificati di residenza. E che a loro non risulta nessuna richiesta in merito ad abbonamento Sky: 'Lo abbiamo letto sul giornale anche noi' dice il vice-capogabinetto che si è occupato della questione. Allora ho pensato di sentire il collega del Giornale di Vicenza che ha scritto l'articolo, il quale mi ha detto di avere una sua fonte che non può rivelare. Alla domanda se si fosse premurato di sentire anche i protagonisti della vicenda (I richiedenti asilo) mi ha detto che non c'è stato tempo».
Contattato telefonicamente dalla nostra redazione, il giornalista ci conferma di avere impiegato davvero poco tempo nello smontare la notizia. «Non so se si tratti di una fake news o meno, perché potrebbe anche essere vero che alcuni dei migranti volessero Sky o l’aria condizionata» dice Fabio, che prosegue: «quello che lascia molto perplessi in questa storia è che il giornalista in questione non abbia interpellato i richiedenti asilo, cioè i diretti interessati, cosa che probabilmente avrebbe fatto se la “soffiata” avesse riguardato qualsiasi altra categoria di persone».
Premesso che, a nostro avviso, sarebbe stata assolutamente legittima la protesta per qualsiasi cosa riguardi il miglioramento delle condizioni di vita, bisogni o desideri che siano, dalle parole di Fabio Butera emerge un modus operandi che sempre più spesso coinvolge il giornalismo mainstream su temi che riguardano i migranti.
Episodi di questo tipo sono sempre più frequenti perché l’informazione è protagonista indiscussa di quel processo di razzializzazione che investe a pieno la nostra società. Una fabbrica di odio razziale funzionale a chi sta edificando, soprattutto nel vecchio “Occidente”, nuovi modelli di potere fondati sul white power.
Come testata indipendente rivendichiamo ancora di più un ruolo di contrapposizione frontale a questo tipo di narrazioni, destabilizzandole nel proprio fondamento e nella propria funzione.
Anche sul cartaceo alla notizia viene riservato notevole spazio e l’articolo viene messo in risalto in prima pagina. La protesta dei profughi: «La nostra tv è senza Sky»; un titolo che non lascia dubbi e anche i contenuti non lasciano margini a supposizioni.
Il testo di Gonzano è scarno, con alcune righe di cronaca e privo di commenti. Il testo fa riferimento al fatto che la protesta risalirebbe al lunedì precedente (6 agosto), i richiedenti asilo sarebbero una ventina, ospitati al centro culturale San Paolo in via Carducci, gestito dalla cooperativa Cosep. A presentarsi ai cancelli di viale Mazzini, attorno alle 14, un gruppo formato soprattutto da giovani di nazionalità nigeriana. C’è inoltre un riferimento più preciso alle motivazioni delle proteste: «vogliono Sky per potersi guardare il campionato di calcio» e «hanno inoltre detto di essere stanchi di mangiare sempre le stesse cose, hanno chiesto di avere l’aria condizionata e di ottenere la carta d’identità».
La notizia viene ripresa da i principali giornali regionali e nazionali, scatenando l’ormai solito corollario di hate speech a sfondo razzista che da anni riempie i social network nei commenti a notizie del genere. Non solo, la notizia scatena anche reazioni istituzionali. Secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto, l’eurodeputata Mara Bizzotto (capogruppo della Lega a Bruxelles) afferma: «Meritano di tornare in Africa di corsa». Immancabile anche l’apostrofo dell’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan: «Se ho un auspicio in questo governo è che cambi radicalmente la gestione di questa gente, rimandandola a casa».
La vicenda non convince a pieno Fabio Butera, giornalista free lance che collabora con Le iene e La Repubblica. Questi, grazie ad alcune verifiche, scopre subito che si tratta di una notizia quantomeno non verificata. Il suo post su facebook diventa virale e viene anche ripreso da alcuni quotidiani online (qui gli articoli di VicenzaPiù e NextQuotidiano).
Queste le parole usate da Butera, che su Facebook usa il nick name di Pha Bioh: «Siccome non ho un cazzo da fare, dopo aver letto questa notizia ho chiamato la Questura di Vicenza per avere informazioni sulla vicenda presentandomi come giornalista. Il responsabile comunicazione della Questura mi ha fatto sapere che il Questore non è a conoscenza delle istanze dei richiedenti asilo durante la manifestazione dell'altro giorno consigliando di rivolgermi alla Prefettura. E così ho fatto. La Prefettura di Vicenza mi ha detto che le richieste rappresentate dai richiedenti asilo tramite la Cooperativa sono relative alle iscrizioni anagrafiche, ovvero ai certificati di residenza. E che a loro non risulta nessuna richiesta in merito ad abbonamento Sky: 'Lo abbiamo letto sul giornale anche noi' dice il vice-capogabinetto che si è occupato della questione. Allora ho pensato di sentire il collega del Giornale di Vicenza che ha scritto l'articolo, il quale mi ha detto di avere una sua fonte che non può rivelare. Alla domanda se si fosse premurato di sentire anche i protagonisti della vicenda (I richiedenti asilo) mi ha detto che non c'è stato tempo».
Contattato telefonicamente dalla nostra redazione, il giornalista ci conferma di avere impiegato davvero poco tempo nello smontare la notizia. «Non so se si tratti di una fake news o meno, perché potrebbe anche essere vero che alcuni dei migranti volessero Sky o l’aria condizionata» dice Fabio, che prosegue: «quello che lascia molto perplessi in questa storia è che il giornalista in questione non abbia interpellato i richiedenti asilo, cioè i diretti interessati, cosa che probabilmente avrebbe fatto se la “soffiata” avesse riguardato qualsiasi altra categoria di persone».
Premesso che, a nostro avviso, sarebbe stata assolutamente legittima la protesta per qualsiasi cosa riguardi il miglioramento delle condizioni di vita, bisogni o desideri che siano, dalle parole di Fabio Butera emerge un modus operandi che sempre più spesso coinvolge il giornalismo mainstream su temi che riguardano i migranti.
Episodi di questo tipo sono sempre più frequenti perché l’informazione è protagonista indiscussa di quel processo di razzializzazione che investe a pieno la nostra società. Una fabbrica di odio razziale funzionale a chi sta edificando, soprattutto nel vecchio “Occidente”, nuovi modelli di potere fondati sul white power.
Come testata indipendente rivendichiamo ancora di più un ruolo di contrapposizione frontale a questo tipo di narrazioni, destabilizzandole nel proprio fondamento e nella propria funzione.
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