sabato 4 agosto 2018

La doppia assenza. Mala accoglienza e diritti negati in Italia


 
 dinamopress Gaetano De Monte
Un viaggio-inchiesta dentro le crepe del sistema italiano che accoglie i richiedenti asilo e protezione internazionale. Un racconto dall’interno che ne analizza tutte le complessità. A partire dalla compresenza degli attori coinvolti: operatori sociali, migranti, mediatori culturali, avvocati, enti pubblici locali e nazionali, imprese private.

È Il sistema di accoglienza in Italia. Esperienza, resistenze, segregazione un  libro a più voci, di recente uscita (Orthotes edizioni) che «ha l’obiettivo di mettere in discussione i discorsi sulle migrazioni che si fanno in relazione al sistema di accoglienza, rompendo lo sguardo coloniale applicato alle persone migranti», come scrive il sociologo dell’Università di Salerno Gerardo Avallone nel testo introduttivo. Racconta Avallone:
«questo libro è una presa di parola collettiva, eretica e meticcia. Gli autori e le autrici dei saggi non hanno espresso un unico punto di vista, una voce omogenea, ma tutti i testi presentati convergono nel riconoscimento del fatto che l’attuale sistema di accoglienza vigente in Italia va superato».
I motivi alla base di tale superamento, secondo il sociologo: «risiedono nel suo fondarsi sulla mercificazione, l’infantilizzazione, la negazione della soggettività politica delle persone migranti». È ciò che in effetti il libro mostra empiricamente, da diverse prospettive, riportando all’interno anche alcuni casi di studio. Pur nella sua autorevolezza scientifica, l’analisi predilige un punto di vista, una lenta di osservazione che produce una scelta: di racconto radicale. Una presa di parola eretica, appunto, che è già manifesta nelle stesse biografie degli autori.

Gli autori e le loro biografie. Una scelta di campo

Oltre al contributo di Avallone, infatti, all’interno dell’opera si trovano i saggi di Yasmine Accardo della Campagna Lasciatecientrare, di Karima Sahbani, mediatrice linguistica culturale, dell’avvocato Rocco Agostino, della psicologa Adelina Galdo, di Daouda Njang presidente dell’associazione senegalesi di Salerno. Una pluralità di voci, dunque, tra cui troviamo anche gli attivisti del centro sociale Ex Opg – Je So’ Pazzo di Napoli, insieme a quelli dell’associazione dilettantistica Atletico Brigante, squadra di calcio antirazzista di Benevento. Una denuncia collettiva della malaccoglienza come sistema, parafrasando il titolo del saggio di Yasmine Accardo.
Nel saggio di Accardo ci sono le numerose denunce che negli ultimi 5 anni sono state portate avanti da Lasciatecientrare una campagna nata nel 2013 per contrastare l’impedimento dell’accesso di membri della società civile ai Cie, che si poneva, cioè, contro l’abuso della detenzione amministrativa nei confronti degli stranieri). Una rete che poi ha coinvolto centinaia di attivisti, nelle segnalazioni contro gli enti gestori dell’accoglienza, inviate alle Procure, ai tribunali per i minorenni, all’Autorità Anticorruzione. «Abbiamo testimoniato l’orrore» scrive Yasmine Accardo: «alcuni colossi della cooperazione sociale come Auxilium, la Cascina, Senis Hospes, Misericordie, sono stati messi sotto accusa nell’inchiesta Mafia Capitale, ma ancora oggi gestiscono mini e grandi centri di accoglienza». E ancora, «mentre non mancano i procedimenti in atto per gli abusi e le morti avvenute nei centri di accoglienza, le querele e le minacce nei confronti di noi attivisti, il sistema clientelare in Italia è così pervasivo che ovviamente doveva manifestarsi anche nell’accoglienza». Ma c’è di più, prosegue Accardo, «i migranti che arrivano in Italia passano da un sistema di accoglienza, che, nella migliore delle ipotesi, offre almeno la scuola di italiano, e, nella peggiore, ti mette direttamente in mano agli sfruttatori». Le cose si complicano quando si esce dal sistema di accoglienza, quando si fa i conti, cioè, con quello che il sistema pubblico italiano offre (o meglio non offre) agli stranieri, né tantomeno ai cittadini italiani. Dunque, significa fare i conti con l’assenza di un lavoro degno, con i disservizi sanitari, con la mancanza di politiche abitative, in un particolare contesto storico come quello attuale, caratterizzato, più in generale, dalle aggressioni ai soggetti deboli.
È la doppia assenza, per dirla con un’immagine cara al sociologo Abdelmalek Sayad. È quella che emerge tra le pieghe di questo libro collettivo. Doppia assenza: di accoglienza e di diritti.
Una immagine che – nell’insegnamento del sociologo franco-algerino – sta a significare: «che con l’emigrazione il migrante si stacca dalla sua società di origine senza però essere accolto nella società dove arriva».
Per Sayad il migrante si trova doppiamente assente: «egli è assente (mentalmente, culturalmente) dove è presente (fisicamente); mentre è assente (fisicamente) dove è presente (culturalmente etc)». È questa stessa condizione di doppia assenza, che il sistema di accoglienza italiano produce e perpetua nei confronti dei migranti che arrivano in Italia, ed è ciò che secondo gli autori del libro va superato.

Superare l’accoglienza

«Occorre superare un sistema di questo tipo, che produce e considera le persone migranti e i richiedenti asilo come soggetti deboli, cioè dotati di meno diritti, condizioni, possibilità e risorse inferiori rispetto al resto della popolazione», scrivono gli autori: «ciò è possibile non solo riconoscendo le migrazioni come un movimento sociale, dunque a partire dal riconoscimento della forza dei soggetti che emigrano, ma anche dando importanza alle voci degli operatori e delle operatrici “eretici”», per dirla ancora con Sayad; con i soggetti, cioè, interessati a mettere in discussione le politiche di accoglienza dominanti. Ed è in questa tensione che il libro si colloca, «tra il movimento che tende a irreggimentare le migrazioni attraverso politiche nazionali e sovranazionali e costruzioni simboliche razziste, e quello che tende ad affermare l’autonomia delle migrazioni e la loro liberazione».
Recensione apparsa sulla rivista Confronti

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