Il sistema mediatico mainstream è sempre più simile ad una gigantesca macchina da guerra propagandistica che rovescia sistematicamente i significati delle parole. E’ così che giornali e media vari del nostro paese danno la notizia che “la Grecia è uscita dalla crisi” e che questi continuano incredibilmente e paradossalmente a parlare di “piani di aiuto” e di “salvataggi”.
Dopo 8 anni la Grecia esce ufficialmente dal terzo “programma di salvataggio”. Dal 2010 ad oggi, alla Grecia sono stati applicati tre “piani di aiuto” (289 miliardi concessi a tassi d’interesse usurai con piani di rientro infiniti). In cambio, le “riforme” chieste dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale hanno fatto precipitare il paese nella miseria più nera, facendo crescere di sette volte la povertà dei suoi abitanti, al punto che molti osservatori internazionali parlano ormai apertamente di una grave crisi umanitaria in corso.
In effetti, i dati appaiono, in tal senso, incontrovertibili. Nel corso degli ultimi anni, la disoccupazione è salita al 27,5% (quella giovanile sfiora il 60%) contro una media dell’8,3% nella zona euro, mentre il potere di acquisto è sceso di dieci volte e lavoratori e pensionati per sopravvivere si stanno indebitando fino al collo.
L’emigrazione è arrivata al 31% ed, a causa dei sanguinosi tagli alla sanità pubblica, milioni di persone non hanno più accesso alle cure. La mortalità è in costante aumento compresa, purtroppo, quella infantile.
Sono questi i risultati di otto anni di “aiuti” ma per i grandi mezzi di comunicazione si tratta di un “salvataggio”. E non illudetevi: va via la Troika ma restano i suoi tecnici a tenere sotto costante “osservazione” le spoglie di un paese distrutto.
Sì, perché non è mica finita qui. Il prossimo anno scatterà un nuovo generosissimo prestito usuraio e, in cambio, la UE ed il FMI pretendono ancora altri pesanti tagli al welfare.
Sono fatte così, le iene che stanno a vertici delle banche e che stanno accanendosi in questo modo sulle spoglie della Grecia: non sono mai sazie. Finita la ciccia ora pretendono l’osso perché, si sa, qualcosa ci resta sempre attaccato.
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