Ma quello che più conta
della sentenza è che la tesi sostenuta dall’organo di controllo a
proposito del ritardo nella conoscenza dei tre documenti firmati Banca
d’ Italia a suo dire centrali per provare lo stato di crisi dell’ ex
popolare è falsa.
La sentenza invece stabilisce che « quando Consob
autorizzò la pubblicazione del prospetto informativo sull’ aumento di
capitale (del giugno 2013 e da 100 milioni, ndr) era pienamente
consapevole dello stato di difficoltà in cui versava Banca Etruria» ,
perché due dei tre resoconti erano stati trasmessi. E con altre carte
«ben più pregnanti e significative, tali da dover costituire il
presupposto per le verifiche di sua competenza», recita il dispositivo.
Lo smacco è maggiore per il fatto che i dirigenti Consob a fine 2017
tennero il punto, in una sfida a colpi di fioretto con Banca d’ Italia
su chi avesse più responsabilità per i controlli poco efficaci sulle
banche.
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