lunedì 20 agosto 2018

Bene Toninelli, sulle autostrade serve un cambio radicale.

È giusta la posizione espressa oggi dal ministro Toninelli a partire dalla tragedia del Ponte Morandi: "Nazionalizzare conviene. Autostrade più sicure con i pedaggi allo Stato". Il casus belli di Atlantia deve portare a interventi di quadro. A un radicale cambio di paradigma di policy.
 
L'avvio della procedura di revoca della concessione è atto dovuto, data la portata dell'evento e quanto emerge giorno dopo giorno da atti ufficiali. Ma è soltanto il primo passo.
È compito del Governo e del Parlamento correggere lo sciagurato impianto di regolazione, gestione e vigilanza dei monopoli naturali, stratificato in 20 anni di subalternità della politica a interessi privati. I monopoli naturali, non sottostanno, per definizione, alle leggi della mitica concorrenza. I monopoli naturali, come le autostrade, in gestione privata determinano incentivi irresistibili a massimizzare i profitti a scapito degli investimenti, quindi della qualità dei servizi, sicurezza inclusa.
Il regolatore e controllore è normalmente "captive", catturato, da regolato-controllato. 
Tanto più, quando si evita accuratamente, come nel nostro caso, di affidare regolazione e controllo a specifica autorità indipendente, pur istituita.
Ad esempio, i risultati della gestione privata delle ferrovie del Regno Unito, finalmente obiettivo di ri-nazionalizzazione da parte del Labour Party, dovrebbero indurre a guardare al fallimento dell'ideologia delle liberalizzazioni-privatizzazioni, non soltanto alle responsabilità soggettive del gestore delle nostre autostrade.
Non vale l'obiezione strumentale del ritorno al carrozzone pubblico. Come è tragicamente evidente, lo Stato che non sa gestire, non sa neanche regolare. E controllare. Acquisire capacità regolatorie e di controllo efficaci non è meno ambizioso che arrivare a efficienti capacità gestorie.
Ma i vantaggi per la collettività dell'in-house pubblico sono chiari: i profitti privati possono diventare investimenti aggiuntivi e/o minori tariffe. Va, quindi, programmata la gestione pubblica in-house, ossia ri-nazionalizzazione di quanto regalato ai privati alla fine degli anni '90, se possibile pronunciare il termine politicamente scorretto anche a sinistra, dopo 30 anni di egemonia neo-liberista.
Certo, è impegno complesso e contrastato da chi invoca il libero mercato per difendere le rendite. Ma va programmato.
Nella fase di realizzazione del cambio di regime, vanno da subito modificate, per evidenti ragioni di interesse pubblico, le clausole risarcitorie previste nelle convenzioni a inaccettabile beneficio dei gestori privati in caso di revoca delle concessioni per grave inadempimento.
Inoltre, dato il palese conflitto di interessi, vanno riconquistati dallo Stato i compiti di vigilanza attribuiti al controllato. Tali compiti, vanno ricollocati nell'Autorità di regolazione dei trasporti alla quale furono sottratti dal Parlamento con la complicità del Governo Monti, determinatissimo a cancellare i patti sottoscritti con gli esodati, ma pieghevole al riconoscimento dei "diritti acquisiti" dei concessionari autostradali.
In conclusione, il governo presenti in Parlamento in tempi ragionevoli un piano organico sulle gestione delle autostrade e proponga al più presto un decreto legge per riprendersi e riattribuire i poteri di vigilanza. Abbiamo già perso troppo tempo e, soprattutto, troppe vite.

Ps: Il cosiddetto centrosinistra, in primis il suo protagonista, il Pd, dovrebbe coraggiosamente cogliere il dramma di Genova per riconoscere gli errori commessi nell'ultimo quarto di secolo e aprire a una strategia di riconquista allo Stato di funzioni pubbliche essenziali, per necessità di finanza pubblica o per opportunismo ideologico, affidate non al "mercato", ma a voraci rentiers. Dovrebbe sfidare, in Parlamento, governo e maggioranza M5s-Lega a una coerente e effettiva declinazione degli annunci a caldo. È l'unica strada per ritessere un filo di connessione sentimentale con quello che dovrebbe tornare a essere il suo popolo. Invece, ancora una volta, nel Pd e dintorni si tace o si rimuovono i problemi con attacchi ai selfie e agli scomposti e poco istituzionali comportamenti del Governo.

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