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Il 1° agosto 2017, nel corso dei disordini a seguito di un’irruzione della gendarmeria argentina nel Pu Lof en Resistencia de Cushamen, scompare Santiago Maldonado, solidale nonmapuche.
Il ragazzo aveva risposto all’appello delle comunità  Mapuche che avevano chiamato una grande manifestazione per richiedere l’immediata scarcerazione del lonko Facundo Huala Jones, arrestato nel giugno dello stesso anno mentre partecipava ad un’azione per il recupero delle terre ancestrali.
Il corpo senza vita di Santiago verrà  restituito a più di due mesi dall’accaduto, dopo varie smentite ed insabbiamenti architettati dalle istituzioni locali.
Il Pu Lof en Resistencia de Cushamen, provincia di Chubut, in quanto simbolo della lotta per il recupero delle terre ancestrali condotta dal popolo Mapuche è spesso teatro di persecuzioni e rappresaglie da parte della polizia locale e di emissari privati della multinazionale italiana Benetton, che dal 1991 ha colonizzato gran parte delle terre nella Patagonia argentina.

Un’operazione di land grabbing che le ha permesso di impadronirsi di oltre 900.000 ettari di terre, convertite in allevamenti per la schiavitù di quasi 3.000 pecore le quali gli fruttano una produzione di circa 1.300.000 kg di lana ogni anno.
La cruda verità  è che sino all’omicidio dell’attivista per mano dello stato argentino poco si conosceva di questi fatti, è stato necessario l’assassinio di un ragazzo non appartenente alle comunità  Mapuche per smuovere l’opinione pubblica, ma prima di Santiago molt* sono stat* uccis* per le stesse ragioni, e molti dopo.
Come Rafael Nahuel, ucciso dalla polizia il 25 novembre 2017 nel corso di una protesta per chiedere la verità  su quanto accaduto a Santiago.
Macarena Valdès, uccisa nell’agosto del 2016, ma il cui assassinio per lungo tempo è stato spacciato come suicidio.
O ancora Alex Lemun, Zenon Diaz Necul, Matias Catrileo, Claudia Lopez e molt* altr*, Mapuche e nonmapuche fatti sparire dallo stato argentino nell’eterno conflitto contro un popolo che lotta per difendere le terre ancestrali.
Un regime oppressivo che dall’Argentina si estende al Chile, soprattutto nella località  di Temuco e nelle foreste dell’Araucania e del Bio Bio, terre di conquista per le multinazionali sin dall’epoca di Pinochet e che oggi sono teatro di una caccia aperta alle comunità  Mapuche per mano di squadroni della morte: Comando Jungla.
Regimi oppressivi che sono la naturale conseguenza di un sistema, quello capitalista, che schiaccia ogni cosa pur di perseguire il proprio scopo.
Uno scopo che trova soddisfazione nelle azioni dei/delle consumatori/trici, veri artefici delle azioni condotte dalle multinazionali che private del consenso (o delega), in questo caso rappresentato dall’acquisto o meno del prodotto fornito, non potrebbero beneficiare delle risorse necessarie a condurre opere di land grabbing, schiavizzare e uccidere viventi, assoldare sicari per reprimere la resistenza dei popoli.
Una resistenza alla quale si può contribuire attivamente ogni giorno, senza per forza doversi recare in Argentina o in Chile, perché le origini delle dinamiche di dominio citate possono trovarsi sotto casa, rappresentate da quei templi del consumismo espressioni del sistema capitalista.
Rilanciamo quindi l’appello diffuso dalla Red Internacional en defensa del Pueblo Mapuche, per una giornata di mobilitazione internazionale il prossimo 1° agosto in memoria di Santiago e di tutte le vittime Mapuche e nonmapuche.
Volantinaggi, manifestazioni, presidi informativi, proteste che puntino il riflettore sui crimini commessi dalla multinazionale Benetton, proprietaria anche del marchio Sisley, per una mobilitazione che dal 1° di agosto possa guardare in avanti, proiettata su ogni giorno dell’anno perché la solidarietà  è l’arma più forte che si possa avere e il boicottaggio quella più efficace per opporsi all’operato di queste multinazionali.