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La Rivoluzione d’Ottobre è la più importante rivoluzione dell’epoca
moderna. Finora almeno, aggiungo con un moto di ottimismo. Il 25 ottobre
1917, calendario giuliano, la questione sociale ed il rifiuto della guerra presero il potere
in Russia, dando avvio ad un colossale percorso di liberazione
dell’umanità. Nonostante gli errori e gli orrori dello stalinismo,
l’Unione Sovietica è stata determinante nella sconfitta del nazifascismo
e nell’avvio di un’epoca di progresso sociale e di liberazione dei
popoli in tutto il mondo, epoca che è durata alcuni decenni, fino agli
anni ottanta del secolo scorso. La portata storica generale della
Rivoluzione di Ottobre si misura ancora di più nel mondo attuale, ove un
capitalismo che non ha più paura del nemico sta mostrando tutta la sua
ingorda follia. Non è vero che l’Ottobre abbia esaurito la sua spinta
propulsiva, come fu detto quasi 40 anni fa. Anche nella portata della
controrivoluzione liberista si misura la forza della rivoluzione
sovietica. Quando scoppia una rivoluzione? Secondo Lenin quando le
classi dominanti non possono più governare come sempre han governato e
le classi subalterne non vogliono più vivere come sempre hanno vissuto.
Con questo concetto, si vuole chiarire che le condizioni della
rivoluzione siano sia la crisi generale del sistema di potere dominante, sia l’esplodere della soggettività delle masse.
Noi oggi viviamo in un sistema economico e politico che ha esaurito
tutte le proprie capacità riformiste. Un sistema incapace di qualsiasi
vera mediazione sociale, chiuso in sé stesso e nelle sue élites. Un
sistema non riformabile. Nel 1914 l’Europa si suicidò con la Prima Guerra
Mondiale, una sporca inutile strage che non solo distrusse milioni di
vite, ma anche quella che allora era la sinistra, la socialdemocrazia,
che nella sua maggioranza tradì sé stessa e chi rappresentava approvando
il massacro. Oggi l’Europa si sta suicidando con le politiche di austerità governate dalla Ue, politiche che fanno guerra
sociale ai popoli e che hanno visto la stessa distruzione della
sinistra ufficiale, che quelle politiche ha approvato e gestito. Oggi
torna la necessità di rotture rivoluzionarie, che qui in Europa viene annunciata da crisi
politiche diffuse e da una rabbia di massa, che viene espressa in varie
e anche opposte forme con quello che oggi viene genericamente definito
populismo. La crisi delle classi dominanti non ha ancora dispiegato tutta la sua portata, esse sono ancora capaci di coinvolgere nel proprio potere
una parte degli oppressi e soprattutto delle loro rappresentanze.
Tuttavia il logoramento del sistema avanza e le rotture avvengono, come
sempre partendo dai punti più deboli.
Le rivoluzioni le scatenano le masse e nessun surrogato è possibile
di esse. Ma questo non significa che si debba stare con le mani in mano.
Innanzitutto bisogna cogliere e capire le linee di rottura
rivoluzionaria. Che proprio per il concetto stesso di rivoluzione sono
sempre diverse da quanto normalmente si presenti sulla scena politica,
sono rivoluzioni appunto. Qual era l’argomentazione di fondo dei
menscevichi contro Lenin e Trotsky? Che non si dovesse far fare salti
alla storia
e che in Russia non ci fossero le condizioni oggettive per la
rivoluzione. Oggi i neo menscevichi delle varie anime della sinistra
usano gli stessi argomenti per giustificare Tsipras in Grecia: e come
poteva lui da solo andare contro tutta l’Europa?
Oppure per condannare senza appello la Catalogna: cosa c’entra quella
mobilitazione popolare per l’indipendenza con la giusta lotta di classe?
Oppure per
non rompere con Ue e Nato: non sapete che disastro se ci isoliamo da
quelle strutture, che in fondo ci tutelano da rischi peggiori?
Tutte queste argomentazioni sono piene di parziali verità, ma assieme
costituiscono un’unica menzogna. La menzogna è che si debba attendere
una evoluzione di tutto il mondo verso momenti migliori, per il
cambiamento. Questa evoluzione non esiste, o si arriva ad un processo
rivoluzionario, o si precipita nella barbarie verso cui già stiamo
scivolando. Lenin e Marx erano prima di tutto dei geni rivoluzionari e
in quanto tali dei giganteschi scienziati sociali. Essi non attendevano
la conferma delle proprie teorie, ma le verificavano nella rottura
rivoluzionaria reale. Marx auspicò che la comunità contadina russa fosse
alla base di una rivoluzione sociale, che in quel paese saltasse alcune
fasi dello sviluppo capitalistico. Lenin mise in pratica quella
intuizione adottando la parola d’ordine populista della terra ai
contadini, che i bolscevichi avevano fieramente avversato, senza la
quale non avrebbe vinto la guerra rivoluzionaria contro le armate bianche finanziate
da tutto l’Occidente. Le rivoluzioni ci spiazzano sempre, proprio
perché esse nascono dalla necessità delle masse. Esse per loro natura
sono la rottura della politica consolidata, in tutte le sue espressioni.
La soggettività rivoluzionaria si misura proprio in quel momento. Se
essa è vera e sufficientemente preparata e forte, allora può svolgere il
ruolo necessario di direzione del processo, che se ne avvantaggia. Se
non lo è allora la rivoluzione va per conto suo, nel bene o nel male, e
lascia le “avanguardie” a dare rancorosi voti alla storia.
Per questo oggi io sento più attuale che mai la lezione dell’Ottobre
sovietico. Quando il sistema è bloccato prima o poi le rivoluzioni
esplodono e compito dei veri rivoluzionari è capire ciò che accade e
provare a governarlo. Governarlo verso il consolidamento della rottura
rivoluzionaria, anche se essa non corrisponde a quanto previsto dai
manuali delle giovani marmotte marxiste leniniste, anche se essa non
avviene dove si sperava e nel modo e con le dimensione e che si sperava.
Perché l’alternativa alla rivoluzione non è un cambiamento più lento e
più sicuro, ma la reazione, la regressione brutale. Per questo oggi più
che mai dobbiamo prima di tutto essere grati a coloro che nel 1917 hanno
dato l’assalto al cielo. E farci carico delle necessità rivoluzionarie
del presente.
(Giorgio Cremaschi, “L’attualità della Rivoluzione d’Ottobre”, da “Micromega” dell’8 novembre 2017).
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venerdì 17 novembre 2017
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