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SABATO 18 NOVEMBRE - ORE 11 - ROMA, TEATRO ITALIA (via Bari, 18)
ASSEMBLEA PER COSTRUIRE UNA LISTA POPOLARE ALLE PROSSIME ELEZIONI!
PARTECIPIAMO, DIFFONDIAMO!
Di seguito l'appello:
Noi non facciamo i politici di mestiere,
non abbiamo niente da perdere, quindi scusateci se parleremo schietto.
Ci rivolgiamo a tutta l’Italia, a questo paese che sta scivolando nel
risentimento, nell’imbroglio e nella violenza, nel cinismo e nella
tristezza, e che però è pieno di gente degna, che resiste ogni giorno,
che mantiene dei valori.
Ci chiediamo: perché non possiamo
sognare? Perché noi giovani, donne, precari, lavoratori, disoccupati,
emigrati ed immigrati, pensionati, perché noi che siamo la maggioranza
di questo paese dobbiamo essere rassegnati, ingannati dalla politica,
costretti ad astenerci o votare il meno peggio?
Perché dobbiamo
emigrare, perché dobbiamo accettare di essere umiliati per un lavoro,
perché dobbiamo farci venire l’ansia per far quadrare i conti della
famiglia, perché ci dobbiamo nascondere se pensiamo cose diverse da
quelle razziste e inumane urlate ogni giorno in TV? E perché se siamo
donne dobbiamo accettare disuguaglianze ed umiliazioni ancora più gravi,
molestie, violenza verbale e fisica?
Perché non possiamo
sognare di migliorare tutti insieme la nostra condizione, di prenderci
diritti e salari decenti, di poter vivere una vita collaborando con il
prossimo?
Noi dopo aver subito dieci anni di crisi siamo stufi,
non ce la facciamo più. Dopo anni, ed evidenti prove, abbiamo la piena
consapevolezza che nessuna delle forze politiche attuali ci può
rappresentare. Le loro differenze sono tutte un teatrino. Sembrano
litigare ma poi in fondo sono tutti d’accordo, e nei fatti per noi non
cambia niente. Anche perché non vivono le nostre condizioni.
Nessuna
delle forze politiche dice: la gente ha fame, prendiamo i soldi dai
ricchi che in questi anni se ne sono messi in tasca tanti, facciamo una
vera patrimoniale, recuperiamo la grande evasione. Oppure: togliamo
soldi alle spese militari e assumiamo giovani da mettere a lavoro per
sistemare scuole, ospedali, territori, visto che abbiamo un paese che
cade a pezzi. Aboliamo Jobs Act e contratti precari, lanciamo un
programma di investimenti pubblici, disobbediamo a Fiscal Compact e ai
tagli dei servizi…
Non lo dicono e quando pure un po’ lo dicono non
lo possono fare, perché hanno tutti dei buoni rapporti da salvare, con
le banche e con Confindustria. Per questo parlano, parlano. Solo noi non
possiamo parlare mai. A noi ci hanno chiuso fuori dal teatrino. Ma se
noi che siamo esclusi ci organizzassimo? Se saltassimo sul palco?
È una cosa da pazzi, però, visto che nessuno ci rappresenta, rappresentiamoci direttamente!
Inutile
aspettare che qualcuno ci venga a “salvare”. L’ultimo tentativo del
genere è stato quello iniziato a giugno da Falcone e Montanari,
sostenuti da diverse forze partitiche. Tentativo che ha ripetuto tutti
gli schemi fallimentari della sinistra degli ultimi dieci anni, anzi
peggio. È iniziato facendo parlare Gotor di MDP, cacciando dal teatro
chi osava contestare D’Alema, ed è continuato in una marea di
chiacchiere sterili, inseguendo Pisapia e vedendosi in segrete stanze,
finché da quel teatro non sono stati cacciati proprio tutti. Perché
rischiavano di decidere troppo. Rischiavano di fare una cosa troppo a
sinistra.
Ecco, siamo stanchi di tutte le cose “un poco” a
sinistra, di ambiguità, di mezze parole. Bisogna parlare chiaro, anche
perché non c’è tempo. Dobbiamo organizzarci e usare questi mesi di
campagna elettorale per parlare fra di noi, per parlare di noi, per
gridare tutti insieme, per far esistere un messaggio di riscossa agli
occhi di milioni di persone, perché noi esistiamo già, nei territori,
nei quartieri popolari, nelle università e quotidianamente mettiamo a
disposizione tempo ed energia per provare a costruire qualcosa di nuovo
dal basso. E magari anche per divertirci, perché la situazione è
tragica, ma lottare è bello, ti fa progettare, ti ridà un futuro, ti
regala momenti di gioia
Ci hanno detto che per fare le cose ci
vogliono raccomandazioni, soldi, mezzi. Ma ce l’hanno detto per
scoraggiarci, o per farci andare con loro… Non è vero! Anche una persona
da sola può fare la differenza, può salvare delle vite, può rendere il
suo quartiere migliore. E mille persone pulite e determinate possono
cambiare un paese.
Quindi iniziamo da qualche parte. E iniziamo per
non smettere, per costruire qualcosa che vada da qui a cinque, a dieci
anni. Ricominciamo a pensare di poter fare la storia! Perché non
possiamo sognare, e realizzare un poco alla volta questo sogno?
Ci vediamo a Roma sabato 18 novembre, alle 11, al Teatro Italia. Bisogna sognare!
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giovedì 16 novembre 2017
18 NOV | Assemblea: costruiamo una lista popolare alle prossime elezioni!
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