Chiusura delle filiali e tassi bassi. Per le banche sono tempi grami?
“Certamente sono giorni difficili. Oggi abbiamo un sistema più solido ma meno redditizio. E il rischio di un sistema meno redditizio è che a sua volta possa portare a problemi di solidità in futuro, in una specie di circolo vizioso.
Da cosa deriva questa minore redditività?
“Prima di tutto è collegata ai tassi bassi. I saggi di interesse al livello cui sono arrivati oggi colpiscono il risparmio, provocano una contrazione dei consumi e determinano una grande liquidità che alla fine porta problemi sia alle banche sia alle assicurazioni. Guardi, viviamo un paradosso: con tutta questa liquidità le banche hanno bisogno di fare credito ma allo stesso tempo farlo non è profittevole perché il ritorno sull’investimento è troppo basso. E quindi va a finire che la trasmissione della politica monetaria non funzioni a dovere.
Quindi è d’accordo con Padoan che proprio a Cernobbio ha evidenziato i limiti del bazooka di Draghi?
"Il bazooka è senz’altro servito. Draghi ha detto che alla fine questi interventi servono per guadagnare tempo e permettere ai governi di fare le riforme strutturali. Ma il tempo sta scadendo. Anzi, secondo me è già scaduto. D’altra parte anche Draghi ripete sempre che la politica monetaria non basta e che è compito dei governi sostenere la crescita.
C’è il rischio che questa politica monetaria faccia più danni che benefici?
“Nel breve periodo l’effetto è positivo, ma nel medio diventa negativo perché come detto finisce per colpire il risparmio e contrarre i consumi.”
Quindi se la politica monetaria europea mostra i primi segnali di debolezza, per l’Italia la politica economica sembra andare anche peggio. L’Istat ha sancito ieri la crescita zero nel secondo trimestre.
Un po’ di ripresa del Pil c’è, va sottolineato. Anche se è inferiore alla media europea. Spero che il governo si sia reso conto che quello della crescita è un problema strutturale, non risolvibile mediante misure spot.
Quali sono queste misure?
“Mi riferisco ad esempio o agli 80 euro e agli incentivi per le assunzioni. Sono misure che vanno bene per il breve periodo ma alla lunga esauriscono il loro effetto. Ed è quello che sta succedendo.
Cosa dovrebbe fare allora il governo?
“Occorre ripartire con riforme concrete: giustizia, pubblica amministrazione e semplificazione fiscale. Poi investimenti, sia pubblici che privati. Sui pubblici però porrei l’accento maggiormente su quelli soft come banda larga, istruzione e sicurezza. Mentre su quelli privati penserei a degli incentivi alle aziende per investire di più tramite dei bonus fiscali, nonché a misure che favoriscano il salto dimensionale delle piccole e medie imprese".
Questo per quanto riguarda la politica economica. Invece per quanto riguarda le banche come giudica l’operato del governo?
"Sugli istituti si sono mossi bene, va dato atto che hanno fatto più cose rispetto agli esecutivi precedenti. Io darei una ampia sufficienza. Anche perché su tante misure ha dovuto scontrarsi con l’Europa".
Si riferisce allo smaltimento delle sofferenze e a la soluzione trovata con Bruxelles per la garanzia pubblica sui crediti deteriorati?
E’ stato sicuramente un compromesso al ribasso. Ma hanno raggiunto il massimo di quello che si poteva strappare in Europa. Però le dirò, sui Npl sono meno preoccupato rispetto a 18 mesi fa. Si è bloccata la loro crescita, quindi quello che tocca fare adesso è gestire lo stock.
Uno degli istituti che ha più sofferenze in pancia è Monte dei Paschi. Pensa che la soluzione trovata andrà a buon fine?
DI certo non sarà una passeggiata, è un’operazione difficile e non va sottovalutata. Ma sono ottimista e penso che andrà in porto.
Anche entro la fine dell’anno?
Tecnicamente è possibile farlo ed è preferibile farlo.
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