contropiano Prof. Roberto Suozzi
Talvolta, nell’intento di “navigare” e vedere le novità presenti, ci si imbatte in pagine della rete che lasciano perplessi e basiti anche; sul termine Fitomedicina si trovano le più disparate affermazioni, come quella in cui si dice che “Fitomedicina” è la definizione errata di “Fitoterapia”.
Sono colui che ha coniato il termine e quindi mi sento in dovere di far chiarezza.
Con il termine Fitomedicina si identifica una fitta rete di relazioni intercorrenti con altre scienze, che interagiscono per definire e ampliare tutti i possibili interventi terapeutici con le piante medicinali; si esplica, inoltre, nella Fitoterapia (momento estremamente pratico di applicazione delle piante officinali per mezzo di tinture, impacchi, infusi, tisane, e tutte le altre forme farmacologiche in cui si possono trasformare le erbe medicinali per estrarne i principi attivi).
La Fitomedicina non può evitare di rapportarsi con tutte quelle scienze che coinvolgono l’Ecosistema, la coltivazione delle piante, la salvaguardia dell’ambiente e delle piante medicinali, delle erbe, l’utilizzo nell’alimentazione gli aspetti folkoristici.
La Fitomedicina perciò non è praticata da tecnici erboristi, o erboristi, poiché è una branca cui possono accedere quei laureati in Medicina che hanno la volontà di curare con le piante medicinali
Fitomedicina racchiude tutte le interrelazioni esistenti (interdisciplinarietà) tra varie discipline: Medicina, Farmacologia, Biologia, Botanica, Antropologia, Etnomedicina, Etnobotanica, Agronomia, Statistica, ma anche discipline umanistiche (Filosofia, Storia, Archeologia), Arte.
Tutte interagiscono “scambiandosi informazioni scientifiche e culturali”, confluendo e rendendo possibile la Fitomedicina.il cui obiettivo è sempre stato quello di dare giusto spazio, e rilevanza, a una nuova branca che affonda le sue radici nell’interdisciplinarietà tra le diverse scienze e nella riaffermazione degli aspetti storici, culturali, umanistici. L’osservazione costante delle innovazioni tecniche e scientifiche non può prescindere dallo studio costante sull’uomo, nei suoi aspetti comportamentali e culturali, nella Medicina Tradizionali. E’ importante ricordare che “non c’è progresso della Medicina senza progresso della cultura”.
Un concetto basato sull’idea della Natura come bene comune e partecipato, così come lo sono la salute e il benessere. Questo discorso, dunque, si muoverà in maniera inter e trans disciplinare tra le culture e le scienze.
Questo rinnovato rapporto con la Natura, con la cultura e la scienza, un immenso laboratorio culturale-scientifico, si esprime con la salvaguardia dei paesaggi, dei popoli e dei linguaggi. Il paesaggio svolge, infatti, un ruolo non secondario nell’elaborazione delle culture territoriali locali e rappresenta anche un elemento fondamentale nella qualità della vita, di popoli e territori.
Un paesaggio, dunque, non è solo ammirare il bello, ma è elemento importante nello sviluppo e nella stabilità del benessere individuale, nel salvaguardare biodiversità, culture, ecosistemi; sapere e informazioni che si esprimono anche attraverso l’utilizzo terapeutico di piante, erbe e frutti presenti nel paesaggio.
Ed è anche negli orti, delle città, dei paesi che si riproducono culture e le varietà più importanti e significative di piante medicinali e aromatiche, frutti e anche specie di cui si sono perse le tracce; nell’archeologia arborea del paesaggio vi sono preziose testimonianze delle conoscenze popolari.
E’ nella biodiversità culturale e scientifica che sta il futuro.
Gli orti di città, la gente che coltiva spicchi di terra nelle metropoli, diventano sempre più numerosi. A Parigi c'è tanto per fare un esempio, sul tetto di una palestra uno degli orti urbani più interessanti: il Gymnase Vignoles, aperto al quartiere alle persone e famiglie in difficoltà e curato dagli studenti.
In questo orto collettivo, creato anche per salvaguardare la biodiversità di Parigi, vengono coltivate verdure, erbe e fiori. Una pianta alimentare e medica che si può coltivare in questi orti è il carciofo, parola che deriverebbe dall'arabo Kerschouff e, nel 1840, l'Académie de Médicine de Poitiers propose di chiamare "cinarina" il principo attivo delle foglie di carciofo che, già dal Seicento, erano conosciute per l'azione terapeutica nelle disfunzioni epatiche. Il carciofo (si prepara in infuso, decotto, tintura) nelle epatopatie, come coleretico e diuretico ma anche come ipoglicemizzante, nel colesterolo alto e nell'iperlipemia e ipertrigliceridemia. Così anche uno studio dell'università di Pavia ( Internationa Journal Food Science Nutrition) per l'estratto di foglie di carciofo.
Stimata una pianta non solamente alimentare ma un potente rimedio medico il carciofo si è dimostrato antiossidante, coleretico, epatoprotettivo e in grado di diminuire il colesterolo e i lipidi e attività anti-iperglicemiche. Somministrato in decotto può ridurre la glicemia post-prandiale, ma è soprattutto sul fegato che ha proprietà mediche e, in particolare, per le steatosi epatiche su base non alcolica e sull’epatite C.
Medici ricercatori egiziani hanno pubblicato, nel luglio del 2016, uno studio con cui hanno valutato l’effetto dell’estratto acquoso dei fiori di Carciofo egiziano (Cynara cardunculus varietà sylvestris); le foglie vengono utilizzate per il trattamento dell’epatite C (HCV-infection) e delle sue complicanze quali ascite e ittero. Dai risultati di questo studio si evince che questo estratto acquoso ha una forte attività antivirale contro l’HCV e pertanto può essere usato nel suo trattamento.
Il Journal of Virology, in un lavoro scientifico pubblicato nel 2016, ci offre un nuovo sostegno all’attività antivirale del Carciofo egiziano contro l’HCV, è stato utilizzato per secoli nella penisola del Sinai per il trattamento della sintomatologia delle comuni epatiti.
Questo carciofo selvaggio egiziano (Cynara cardunculus var.sylvestris) contiene due importanti composti, la cynaropicina e il grosheimolo, che inibiscono l’HCV e possono divenire delle nuove molecole per l’infezione da HCV. Questo è estremamente importante poiché attualmente non esiste un vaccino contro l’HCV, la cui infezione avviene attraverso il sangue. L’epatite C è causata dal virus HCV, scoperto nel 1989, che è un Hepacivirus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae e sono state identificate ben sei varianti virali che vengono divise in base al loro contenuto di informazioni genetiche, senza contare poi che esistono novanta sottotipi.
Una persistente infezione da HCV oltre a causare epatite cronica può portare alla cirrosi epatica e al carcinoma del fegato e va detto che le cure sono estremamente costose il che, come si può capire, costituisce un altro enorme problema. Va detto che esistono e sono state già descritte scientificamente un buon numero di sostanze naturali che posseggono attività antivirale. (5-6)
Il carciofo selvatico, cioè il cardo, botanicamente il Cynara cardunculus appartiene alla famiglia delle Asteraceae e include il Carciofo cioè il Cynara cardunculus var. scolymus, il Cardo selvatico è il Cynara cardunculus varietà sylvestris fiori che rappresenta in pratica il progenitore del carciofo ma anche di quello che rappresenta il Cardo coltivato. Il Carciofo selvatico è molto diffuso nella nostra penisola ed ha una notevole adattabilità nell’ambiente mediterraneo.
Se parlo di Curcuma penso al SIGNAL transducer and activator of transcription 3 (STAT3, trasduttore di segnale attivatore della trascrizione), è una proteina coinvolta in molte funzioni cellulari. Regola i "geni" di crescita, divisione, movimenti cellulari e dell'autodistruzione delle cellule, cioè l'apoptosi. STAT3 è superattiva in molte forme di cancro, come seno, prostata, pancreas, leucemie e linfoma. Inibitore della STAT3 è il PIAS3 che ne blocca l'azione oncogena.
Scienziati della Case Western Riserve University, Usa, e del George Speyer Haus (Institute for Tumor Biology and Experimental Therapy) in Germania, hanno dimostrato che la curcumina, contenuta nella Curcuma, aumenta la PIAS3 che contrasta l'azione dello STAT3 provocando la morte delle cellule del mesotelioma, rallentandone lo sviluppo e prolungando la sopravvivenza. Il mesotelioma è un tumore maligno dei polmoni, correlato all'esposizione a fibre di amianto.
Gli Annals of Internal Medicines hanno invece pubblicato qualche anno fa uno studio di Peter Juni, università di Berna, e William Robb (chirurgo ortopedico) sulle infiltrazioni di acido ialuronico nell' artrosi del ginocchio. Per Juni «sfortunatamente non c' è evidenza che i supplementi di viscoelementi diano risultati rilevanti nella riduzione dei sintomi in persone con artrosi del ginocchio». Anzi, tale trattamento potrebbe provocare pericolosi effetti collaterali come problemi gastrointestinali, cardiovascolari etc.
Gli studiosi si indirizzano verso composti da piante medicinali, da applicare soprattutto a livello locale. Della curcuma e curcumina ho già parlato per l'azione antinfiammatoria (in artrosi, artrite reumatoide e infiammazione dei tendini). Altra pianta interessante è lo zenzero, utile a diminuire dolore e infiammazione. Alcuni studi hanno dimostrato che riesce a diminuire il livello delle sostanze coinvolte nel processo infiammatorio: la lipossigenasi (un enzima), la COX-2 e la TNF-alfa (citochina).
Lo zenzero inoltre è un componente del curry. LA Curcuma, principale componenete del curry, ha tra i componenti principali la curcumina (dà il caratteristico colore giallo): antinfettiva, antiossidante, antitumorale con una notevole capacità antinfiammatoria per artrosi, tendinite, artrite reumatoide, uveite. Quest'ultima, a esempio, è un'infiammazione di tutta l'uvea (tessuto della parete oculare), o di una parte di essa; l'uveite anteriore (iridociclite) è la più comune. Spesso può accompagnarsi ad artrite reumatoide o a malattie del sistema digerente. Lo studio, pubblicato su Phytotherapy Research ha analizzato gli effetti della somministrazione orale della curcumina (dai rizomi della Curcuma longa), al dosaggio di 375 mg, per tre volte al dì e per tre mesi, a persone sofferenti di uveite cronica anteriore. Il risultato è stato buono poiché nessuna persona ha avuto effetti collaterali e l'azione della curcumina paragonabile a quella dei corticosteroidi.
Il giornale scientifico Oncotarget (Giugno 2015) ha pubblicato uno studio svolto dall’Istituto Regina Elena di Roma (Laboratorio di Oncogenomica Traslazionale) e dalla McMaster University dell’Ontario in Canada hanno evidenziato, basandosi anche su studi svolti in precedenza, che nella cura del mesotelioma dovuta all’esposizione all’amianto, può essere trattato con “forme farmaceutiche” (delle quali ho avuto oltre vent’anni fa una diretta esperienza) del carciofo.
Prof. Roberto Suozzi
Medico Chirurgo e Farmacologo Clinico
Specialista in Medicina dello Sport
suozziroberto.altervista.org
Long Term Exposure to Polyphenols of Artichoke (Cynara scolymus L.) Exerts Induction of Senescence Driven Growth Arrest in the MDA-MB231 Human Breast Cancer Cell Line
Anna Maria Mileo, 1 Donato Di Venere, 2 Claudia Abbruzzese, 1 and Stefania Miccadei 1 , *
J Cell Physiol. 2012 Sep;227(9):3301-9. doi: 10.1002/jcp.24029.
Artichoke polyphenols induce apoptosis and decrease the invasive potential of the human breast cancer cell line MDA-MB231.
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Plant Foods Hum Nutr. 2015 Dec;70(4):441-53. doi: 10.1007/s11130-015-0503-8.
Pharmacological Studies of Artichoke Leaf Extract and Their Health Benefits.
- 1Laboratoire de pharmacologie, Faculté de Medecine Sfa-x, Sfax, Tunisia.
- 2Laboratoire de pharmacologie, Faculté de Medecine Sfax, Sfax, Tunisia. affeshanen13@yahoo.fr.
- 3Laboratory of Pharmacology, Faculty of Medicine of Sfax, Avenue Majida Boulila, 3029, Sfax, Tunisie.
- Int J Hepatol. 2016;2016:4030476. doi: 10.1155/2016/4030476. Epub 2016 May 11.
The Effect of Artichoke Leaf Extract on Alanine Aminotransferase and Aspartate Aminotransferase in the Patients with Nonalcoholic Steatohepatitis.
Rangboo V1, Noroozi M2, Zavoshy R3, Rezadoost SA4, Mohammadpoorasl A5.
- 1Department of Nutrition, Faculty of Health, Qazvin University of Medical Sciences, Qazvin, Iran.
- 2Children Growth Research Center, Qazvin University of Medical Sciences, Qazvin, Iran.
- 3Department of Nutrition, Faculty of Nutrition, Qazvin University of Medical Sciences, Qazvin, Iran.
- 4Shahid Chamran Hospital, Shahid Beheshti University of Medical Sciences, Tehran, Iran.
- 5Department of Epidemiology, Tabriz University of Medical Sciences, Tabriz, Iran.
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Food Funct. 2016 Jul 13;7(7):3006-16. doi: 10.1039/c6fo00656f.
The wild Egyptian artichoke as a promising functional food for the treatment of hepatitis C virus as revealed via UPLC-MS and clinical trials.
Elsebai MF1, Abass K2, Hakkola J3, Atawia AR4, Farag MA5.
- 1Department of Pharmacognosy, Faculty of Pharmacy, Mansoura University, Egypt. elsebai72@yahoo.com.
- 2Department of Pharmacology and Toxicology, Institute of Biomedicine, University of Oulu, FIN-90014, Oulu, Finland and Centre for Arctic Medicine, Thule Institute, University of Oulu, FIN-90014, Finland and Department of Pharmacology and Toxicology, Institute of Biomedicine, University of Oulu, FIN-90014, Oulu, Finland.
- 3Department of Pharmacology and Toxicology, Institute of Biomedicine, University of Oulu, FIN-90014, Oulu, Finland and Medical Research Center Oulu, Oulu University Hospital and University of Oulu, FIN-90014, Oulu, Finland.
- 4Department of Horticulture, Faculty of Agriculture, Moshtohor, Benha University, Egypt.
- 5Department of Pharmacognosy, Faculty of Pharmacy, Cairo University, 11562, Cairo, Egypt. Mohamed.farag@pharma.cu.edu.egmfarag73@yahoo.com.
- J Virol. 2016 Feb 15; 90(4): 1918–1930.
Pan-genotypic Hepatitis C Virus Inhibition by Natural Products Derived from the Wild Egyptian Artichoke
- Mahmoud Fahmi Elsebai,a,b,c,d George Koutsoudakis,e,* Verónica Saludes,e,* Gemma Pérez-Vilaró,e Ari Turpeinen,b Sampo Mattila,b Anna Maria Pirttilä,d Fabien Fontaine-Vive,c Mohamed Mehiri,c Andreas Meyerhans,f,g and Juana Dieze
- J.-H. J. Ou, Editor
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