lunedì 26 settembre 2016

Ambiente. Rinnovabili, entro il 2050 metà dei cittadini Ue si produrrà da solo l'elettricità.

Secondo uno studio commissionato da Greenpeace, il 45 per cento degli utenti potrebbe raggiungere l'autonomia energetica, coprendo il 45 per cento di tutta la domanda di energia dell'Unione europea. In Italia, la quota di autonomia potrebbe essere del 40 per cento.


Rinnovabili, entro il 2050 metà dei cittadini Ue si produrrà da solo l'elettricitàMILANO - L'inarrestabile crescita delle rinnovabili non sta soltanto accellerando il minor utilizzo delle fonti fossili per la produzione di energia elettrica. Ma sta cambiando radicalmente anche i modelli di approvvigionamento, fino a ora basati su centrali di rilevanti dimensioni e sulla grandi utility. Lo rivela uno studio commissionato da Greenpeace, secondo cui entro il 2050 un cittadino su due dell'Unione europea (pari a 264 milioni di persone) potrebbe produrre da sè l'energia che gli è necessaria e magari rivendendone sul mercato una parte. Se si raggiungesse questa quota, l'autoproduzione potrebbe coprire fino al 45 per cento della domanda di tutta la Ue.

Gli energy citizens. Proprio per monitorare un fenomeno in forte crescita in tutta Europa grazie ai minori costi degli impianti fotovoltaici e l'ingresso del mini-eolico sul mercato, Greenpeace ha incaricato il centro CE Delft, specilizzato nelle tematiche ambientali, di capire le prospettive dell'energia autoprodotta. Gli esperti del centro olandese hanno prodotto un documento secondo cui - con l'opportuno quadro normativo - i cosidetti citizen energy saranno i protagonisti del mercato. Con questo termine non si intendono soltanto le utenze domestiche, ma il concetto va allargato anche alle piccole e medie imprese, considerate fino a 50 dipendenti, nonché agli edifici pubblici. I cittadini vanno considerati sia come singoli sia come partecipanti a consorzi e progetti collettivi.


Svezia e Lettonia in testa. Secondo il centro di ricerca Ce Delft, la crescita dell'autoproduzione potrebbe coprire il 19 per cento della domanda di energia nella Ue entro il 2030, per poi salire al 45 per cento al 2050. L'apporto dei singoli stati è ovviamente differenziato: in testa troviamo la Svezia, che già da tempo si è data obiettivi sulle rinnovabili ancora più sfidanti di quelli stabiliti da Bruxelles: al 2050, nel paese scandinavo i cittadini autosufficienti potrebbero essere il 79 per cento. Mentre potrebbe essere la Lettonia la nazione dove l'energia autoprodotta coprirà la quota più alta della domanda complessiva, con un dato dell'83 per cento. Sempre al 2050, è già possibile calcolare l'apporto dei diversi soggetti alla torta complessiva di energia autoprodotta. Fatto 100 il totale, per il 37 per cento sarà coperta da progetti collettivi e cooperative, le Pmi daranno un contributo del 39%, gli impianti domestici del 23 per cento, mentre rimarrà praticamente ininfluente il peso degli edifici pubblici, con soltanto un 1 per cento.

E l'Italia? Secondo il documento di Greenpeace, "si prevede che nel 2050, 2 italiani su 5 contribuiranno alla produzione di energia". mentre la domanda di energia potrebbe essere coperta per il 34 per cento del totale. In quanto alla suddivisione tra le varie categorie, in Italia il contributo più significativo arriverà dagli impianti domestici e dalle cooperative, entrambe con una quota del 27 per cento, mentre il 25 per cento sarà delle Pmi e - anche in questo caso - gli edifici pubblici copriranno solo un misero 1 per cento. I dati inferiori alla media Ue dipendono - secondo  Greenpeace dai provvedimenti degli ultimi governi che "stanno disincentivando il consumo e la produzione di energia". In particolare, l'associazione ambientalista accusa "l'introduzione nella riforma della tariffa elettrica di ostacoli che limitano l'autopriduzione invece di favorire la crescita del fenomeno degli energy citizens". Come testimoniato dal crollo verticale dei nuovi impianti fotovoltaici: nel 2014 ne erano entrati in esercizio 150mila, l'anno scorso sono stati solo 722.

Le richieste alla Ue. Per raggiungere l'obiettivo, Greenpeace ha avanzato una serie di richieste a Bruxelles da inserire nella revisione della Direttiva sulle Energie rinnovabili. Tra queste si prevedono: "tariffe adeguate per i cittadini che immettono in rete l'elettricità prodotta in eccesso e che utilizzano sistemi di accumulo e sono impegnati nella gestione della domanda"; "priorità di accesso alla rete a tutti i progetti degli energy citizens"; "esenzione degli aiuti di stato per i progetti legati alla generazione distribuita, a prescindere dalle dimensioni del progetto"; "semplificazione normativa delle procedure".

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