Il titolo di Commerzbank perde il 2,99% sulla scia dei tagli annunciati dalla testata economica specializzata tedesca Handelsblatt. La banca di Amburgo avrebbe in cantiere "drastiche misure" per ristrutturare i conti dell'istituto.
Almeno queste sembrano essere le intenzioni del nuovo Ceo Marin Zielle per arginare l'emorragia in corso: dall'inizio dell'anno "il titolo di Commerzbank ha perduto il 35% del suo valore", ha ricordato Handelsblatt, e per questo Zielke, subentrato a maggio alla guida della banca, punta a ottenere una svolta su tre terreni critici: "digitalizzazione, crescita e ricavi crescenti". Due saranno i pilastri del rilancio, "una divisione per i clienti aziendali e una per quelli privati": "Nella prima verranno convogliati i clienti delle grandi aziende e l'investment banking, la seconda sarà riservata ai piccoli imprenditori e ai clienti privati".
Misure più "dolorose" rispetto a quanto precedentemente trapelato, ma ancora non ufficializzate e in attesa di passare al vaglio del Consiglio di sorveglianza. Nelle settimane scorse si era già parlato dei tagli ai posti di lavoro ma non della sospensione del pagamento dei dividendi per il 2017.
Il segnale che arriva da Commerzbank apre un altro fronte nella partita che si gioca tra Berlino e Francoforte, sede della Deutsche Bank. Il primo istituto bancario della Germania infatti fa i conti con le turbolenze di questi giorni: ieri il titolo ha perso il 7,5% e le azioni hanno toccato il minimo storico al prezzo di 10,55 euro.
Gli investitori hanno puntato il dito contro il titolo bancario per l'incertezza che pesa sui conti: incertezza legata alla maxi multa da 14 miliardi di dollari che il Dipartimento di Giustizia americano ha comminato per l'inchiesta sulla vendita di obbligazioni garantite da mutui subprime. Una mossa, per inciso, letta da molti osservatori come una ripercussione per la condanna dell'Antitrust europeo nei confronti di Apple alla restituzione di 13 miliardi di tasse non versate all'Irlanda.
Nel ping pong tra Berlino e Francoforte non hanno aiutato le voci del netto rifiuto opposto da Angela Merkel a un "aiuto di Stato" per risollevare i conti dell'istituto o di un intervento del governo presso il Dipartimento di Giustizia americano. Voci poi smentite dal portavoce della cancelliera Seibert che ha definito le indiscrezioni riportate dalla stampa tedesca come "speculazioni". Anche Deutsche Bank ha fatto sapere di non avere alcun bisogno del sostegno statale.
"E' inimmaginabile un aiuto alla Deutsche Bank con i soldi dei contribuenti", ha dichiarato il parlamentare Hans Michelbach della Csu, partito che fa parte del blocco che sostiene l'attuale governo. In questo senso, il sostegno economico del governo alle banche rappresenterebbe un altro duro colpo alla credibilità della Merkel, alla ricerca della riconferma per il cancellierato ma in costante crisi di consenso come dimostrano le ultime tornate elettorali in Germania. Soprattutto perché, come fa notare Bloomberg, la rigidità applicata dalla Germania sull'applicazione delle norme europee era stata venduta ai tedeschi come l'unico modo per evitare in futuro salvataggi bancari con i soldi dei cittadini.
E tuttavia per la vicenda della "più grande fonte di rischio sistemico nel mondo", come l'Fmi a giugno ha definito la crisi di Deutsche Bank, non si vedono ancora soluzioni all'orizzonte. "Voglio solo dire che Deutsche Bank è una parte del settore finanziario e bancario tedesco e, naturalmente, speriamo che tutte le aziende, anche se si trovano ad affrontare problemi temporanei, possano svilupparsi nella giusta direzione", ha detto la cancelliera. Governo e banche continuano a lanciare messaggi rassicuranti ai quali gli investitori, al momento, non sembrano però dare molto credito.
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