Viaggi e campagne promozionali, nuovi uffici e convegni, contratti e consulenze d’oro. Anche da 200mila e passa euro all’anno. Vincere le Olimpiadi ha un prezzo. E per aggiudicarsi quelle di Roma 2024 il Comitato promotore ha già speso diversi milioni di euro. Su cui adesso che la candidatura sembra ormai arrivata a fine corsa, rischia di spostarsi la battaglia con il Campidoglio. Se il consiglio approverà la delibera di revoca della candidatura, Giovanni Malagò è intenzionato a rivolgersi alla Corte dei Conti per “danno erariale”: “Qualcuno dovrà rispondere del fatto che sono stati spesi dei soldi pubblici”. Già, ma come?
LA MINACCIA DEL DANNO ERARIALE – È questa la domanda che è stata posta da più parti, specie dal Movimento 5 stelle: “Visto che il presidente Malagò ha tirato in ballo la sindaca dicendo che chiederà questi 20 milioni di euro di danni, vorrei sapere come sono stati spesi e se ha intenzione di rendicontare”, ha detto il deputato Simone Valente. “Il Coni è un ente pubblico e tutte le spese sono online”, la replica del numero uno dello sport italiano. A inizio 2016 il presidente Luca Cordero di Montezemolo aveva stimato il costo complessivo della candidatura in 24,9 milioni di euro, di cui 5 privati. Di qui la cifra dei 20 milioni di cui si parla. Alcuni progetti non vedranno mai la luce, altri sono già stati realizzati: difficile quantificare con esattezza il totale, che poi è la cifra che potrebbe essere eventualmente contestata davanti alla Corte dei Conti. Forse superiore ai 10 milioni di euro: una rendicontazione al dettaglio, infatti, ancora non è disponibile. Sicuramente non sul sito del Comitato promotore (che però è solo una branca della Coni Servizi Spa). Ma cercando fra le pieghe del bilancio Coni 2015 e della previsione per il 2016 è possibile farsi un’idea di come siano stati spesi i soldi per promuovere una candidatura ormai quasi fallita.
2,2 MILIONI NEL 2015, PIÙ DEL TRIPLO NEL 2016 – Dal punto di vista tecnico, funziona più o meno così: il governo stanzia dei fondi, il Comitato promotore di Roma 2024 spende quei soldi attraverso la Coni Servizi (la società per azioni che rappresenta il braccio operativo economico del Comitato olimpico). E quest’ultima al termine delle operazioni si fa riaddebitare dall’Ente i costi sostenuti. Il tutto ovviamente al di fuori del contratto di servizio, che vale da solo 124 milioni di euro di contributi pubblici l’anno. Nel bilancio 2015, già approvato e pubblicato, si legge che lo scorso anno sono stati spesi 2,2 milioni di euro per le attività di Roma 2024. La voce più alta è tutt’altro che definita nel dettaglio: 785mila euro di “altri costi per servizi”. Ma ci sono anche 450mila euro di supporto tecnico legale, 485mila euro di collaborazioni e prestazioni professionali, 150mila euro di viaggi e di trasferte, più altre uscite minori riconducibili a catering, convegni, materiali, merci. Solo un anticipo delle spese ben più consistenti del 2016: nel budget per l’anno corrente, infatti, sono segnati 7,5 milioni di euro di costi previsti. Un +5,1 rispetto al 2015, visto che le attività “avranno particolare impulso considerando che si tratta dell’anno precedente a quello in cui il Cio designerà la città ospitante l’evento”. Quando verrà approvato il consuntivo 2016 si saprà cosa e quanto è stato speso con precisione. Al conto, poi, manca anche il 2017: nell’ultima legge di stabilità il governo aveva stanziato 8 milioni di euro con vincolo di destinazione per le attività del Comitato promotore nel prossimo anno. Almeno questi verranno recuperati, anche se una parte potrebbe essere già stata impegnata. Come più volte ribadito dal Coni, sono tutte spese lecite, autorizzate dalla legge e da quella mozione con cui proprio il Campidoglio aveva presentato domanda di candidatura. La stessa che ora la Giunta guidata da Virginia Raggi deve revocare per chiudere ogni discorso su Roma 2024. Nell’ottica del Comitato solo un investimento (inferiore rispetto a quello sostenuto da Los Angeles e Parigi) per vedersi assegnata la manifestazione (e con essa 1,7 miliardi di contributi dal Cio). Adesso, però, la candidatura di Roma 2024 se ne va, i costi restano. In fondo è proprio questa la tesi del danno erariale.
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