Da oltre un anno nelle zone curde della Turchia è in corso una sporca
guerra contro la popolazione civile. Dopo il successo elettorale del
Partito Democratico dei Popoli (HDP), che ha bloccato il progetto
presidenzialista di Erdogan, il governo turco intraprende un nuovo
percorso di guerra ponendo termine al processo di pace per una soluzione
duratura della irrisolta questione curda. Intere città – Diyarbakir,
Cizre, Nusaybin, Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi, Hakkari, Lice –
vengono sottoposte a pesanti coprifuochi e allo stato di emergenza, con
migliaia tra morti, feriti, arrestati e deportati.
Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 Luglio, attribuito ai seguaci di Gülen, Erdogan dà il via al terrore che sta eliminando qualsiasi parvenza di democrazia, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: 90.000 tra licenziamenti e rimozioni, 30.000 arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.
Inoltre vi è la forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui non si hanno più notizie certe: dal 5 aprile 2015 Öcalan è segregato in isolamento, gli vengono negati il diritto a comunicare e a incontrare i familiari e gli avvocati in spregio e alle convenzioni e ai diritti internazionali. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell’ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.
Il 24 agosto 2016 l’esercito turco ha invaso la città di Jarablus con il pretesto di combattere il terrorismo e lo Stato Islamico (IS) che ha consegnato la città all’esercito turco e alle organizzazioni jihadiste a loro fianco, come Jabhat Fatah al-Sham e a gruppi come Ahrar El-Sham, senza colpo ferire. Gli attacchi dell’esercito turco non sono diretti contro ISIS ma contro le Forze Democratiche Siriane (SDF), esclusivamente ai danni dell’insorgenza liberatrice curda nei territori del Rojava.
Il popolo curdo insieme agli altri gruppi etnici, religiosi e culturali ha costituito una Confederazione Democratica nel nord della Siria, il Rojava, dove coesistono pacificamente e nel rispetto reciproco popoli e fedi religiose diverse tra loro: assiri, siriani, armeni, arabi, turcomanni. Questa Confederazione rappresenta una prospettiva ed un valido esempio per una Siria democratica; per questo è necessario sostenere questa esperienza di rivoluzione sociale di cui sono state protagoniste in primo luogo le donne.
"Ora questa decisiva esperienza democratica per le sorti di un altro Medio Oriente rischia di essere cancellata dall’invasione turca. E’ dunque urgente la mobilitazione internazionale a fianco del Rojava e della resistenza del popolo curdo", si legge nell'appello.
Per il segretario del Prc Paolo Ferrero, "il regime del fascista Erdogan, amico dell'ISIS e membro della NATO, vuole distruggere il popolo curdo". "Denunciamo la connivenza del governo italiano e dell'Europa - prosegue Ferrero - che non fanno nulla per impedire lo sterminio dei curdi e addirittura fanno accordi vergognosi con la Turchia sui profughi. Curdi che, ricordiamolo, sono gli unici a combattere sul campo l'Isis e per questo vengono massacrati dall'esercito turco".
Questi i punti della piattaforma alla base della convocazione dell'iniziativa:
* Per fermare l’invasione turca del Rojava; contro la sporca guerra della Turchia al popolo curdo e sulla pelle dei profughi e rifugiati
* Contro la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia
* Contro la barbarie dell’Isis per l’universalismo dei valori umani;
* Per il Confederalismo Democratico
* Per bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo sui profughi
* Per la fine dell’isolamento e per la liberazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan
Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 Luglio, attribuito ai seguaci di Gülen, Erdogan dà il via al terrore che sta eliminando qualsiasi parvenza di democrazia, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: 90.000 tra licenziamenti e rimozioni, 30.000 arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.
Inoltre vi è la forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui non si hanno più notizie certe: dal 5 aprile 2015 Öcalan è segregato in isolamento, gli vengono negati il diritto a comunicare e a incontrare i familiari e gli avvocati in spregio e alle convenzioni e ai diritti internazionali. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell’ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.
Il 24 agosto 2016 l’esercito turco ha invaso la città di Jarablus con il pretesto di combattere il terrorismo e lo Stato Islamico (IS) che ha consegnato la città all’esercito turco e alle organizzazioni jihadiste a loro fianco, come Jabhat Fatah al-Sham e a gruppi come Ahrar El-Sham, senza colpo ferire. Gli attacchi dell’esercito turco non sono diretti contro ISIS ma contro le Forze Democratiche Siriane (SDF), esclusivamente ai danni dell’insorgenza liberatrice curda nei territori del Rojava.
Il popolo curdo insieme agli altri gruppi etnici, religiosi e culturali ha costituito una Confederazione Democratica nel nord della Siria, il Rojava, dove coesistono pacificamente e nel rispetto reciproco popoli e fedi religiose diverse tra loro: assiri, siriani, armeni, arabi, turcomanni. Questa Confederazione rappresenta una prospettiva ed un valido esempio per una Siria democratica; per questo è necessario sostenere questa esperienza di rivoluzione sociale di cui sono state protagoniste in primo luogo le donne.
"Ora questa decisiva esperienza democratica per le sorti di un altro Medio Oriente rischia di essere cancellata dall’invasione turca. E’ dunque urgente la mobilitazione internazionale a fianco del Rojava e della resistenza del popolo curdo", si legge nell'appello.
Per il segretario del Prc Paolo Ferrero, "il regime del fascista Erdogan, amico dell'ISIS e membro della NATO, vuole distruggere il popolo curdo". "Denunciamo la connivenza del governo italiano e dell'Europa - prosegue Ferrero - che non fanno nulla per impedire lo sterminio dei curdi e addirittura fanno accordi vergognosi con la Turchia sui profughi. Curdi che, ricordiamolo, sono gli unici a combattere sul campo l'Isis e per questo vengono massacrati dall'esercito turco".
Questi i punti della piattaforma alla base della convocazione dell'iniziativa:
* Per fermare l’invasione turca del Rojava; contro la sporca guerra della Turchia al popolo curdo e sulla pelle dei profughi e rifugiati
* Contro la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia
* Contro la barbarie dell’Isis per l’universalismo dei valori umani;
* Per il Confederalismo Democratico
* Per bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo sui profughi
* Per la fine dell’isolamento e per la liberazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan
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