Afferma un antico detto kurdo: “I Kurdi hanno un solo amico: le montagne”.
Fabio Marcelli Giurista internazionale
Triste proverbio che esprime l’esperienza millenaria di un popolo combattivo i cui diritti non sono ancora stati riconosciuti da nessuno Stato, compresi quelli occidentali che di diritto e democrazia (a parole) si riempiono la bocca ad ogni piè sospinto. Triste proverbio, la cui attualità pare confermata dai più recenti sviluppi della situazione siriana. Parlo dell’avallo in pratica concesso all’invasione turca della Siria, perpetrata da Erdogan con lo scopo evidente di annientare le forze kurde dell’Ypg. Avallo concesso un po’ da tutti i protagonisti principali della scena politica internazionale. Innanzitutto gli Stati Uniti, che hanno subito ancora una volta il ricatto turco, dovendo tener conto del fatto che il regime autoritario di Erdogan costituisce uno dei principali baluardi della Nato. Ma anche la Russia, che sembrerebbe aver chiuso uno o entrambi gli occhi di fronte all’evidente violazione del diritto internazionale compiuta dall’ex aspirante Sultano. Per non parlare ovviamente degli Stati minori, tra i quali tutti quelli europei, che si sono sempre prostrati, Merkel e Renzi in testa, di fronte ad Erdogan nella demenziale illusione che quest’ultimo potesse risolvere il problema dei profughi.
Posizione a dir poco schizoide che raggiunge il suo livello massimo nel comando statunitense, sprofondato in un marasma senza pari. Da un lato vorrebbero appoggiare i Kurdi e le Forze democratiche siriane perché sanno bene che sono gli unici in grado di farla finita con l’Isis, dall’altro blandiscono Erdogan perché temono di perderlo, dall’altro ancora bombardano le forze governative siriane causando molte perdite a causa di un “errore”, che se anche tale fosse, il che è più che lecito dubitare, sarebbe di natura a dir poco criminale, con la mano destra combattono l’Isis e le altre formazioni terroriste e fondamentaliste, ma con quella sinistra li aiutano, riforniscono e proteggono, direttamente o mediante i fedeli alleati che hanno nella zona e cioè la già citata Turchia, l’Arabia Saudita e il Qatar.
Quello che dovrebbe essere il Paese guida della comunità internazionale fa così una figura davvero disastrosa, scontando le ambiguità della sua politica che, occorre non dimenticarlo, è alla base di tutti i guai della regione che si stanno rapidamente riversando sotto varie forme anche sul resto della pianeta, a cominciare ovviamente dall’Europa, a sua volta schizoide e ad ogni modo subalterna nei confronti dei padroni di sempre. Basti pensare al fatto che il criterio convenuto con i russi, isolare i terroristi dagli altri combattenti antigovernativi, non può funzionare in modo adeguato perché tra i combattenti antigovernativi vi sono forze fondamentaliste e terroriste al pari dell’Isis, con cui si mescolano e si appoggiano reciprocamente.
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